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Come ricostruire il patrimonio culturale distrutto da Isis

La guerra dello Stato Islamico (Isis) sta lasciando un drammatico bilancio di morti, ma anche la distruzione del patrimonio storico e culturale della civiltà moderna. Un’iconoclastia intenzionale, che vuole radere al suolo qualsiasi simbolo di diversità culturale. Sotto le bombe sono scomparse preziose opere culturali dell’Iraq e della Siria. Ebla, Nimrud e Palmira sono tuttora campi di battaglia. Per cominciare a delineare un futuro piano di ricostruzioni, la mostra “Rinascere dalle distruzioni”, curata dall’Associazione Incontro di Civiltà di Francesco Rutelli insieme all’archeologo Paolo Matthiae, si è messa all’opera.

LA MOSTRA

La mostra, che sarà inaugurata il 7 ottobre al Colosseo di Roma e conta con il patrocinio dell’Unesco, è composta da lavori di ricostruzione in scala 1:1 di tre manufatti distrutti da Isis. La ricostruzione è avvenuta con l’uso di modelli e tecniche di costruzione digitale e stampante 3D. Anche se non ci sono autentici disegni, un lavoro di ricerca ha ridato forma a “Il Toro” di Nimrud, “la Sala dell’Archivio di Stato” di Ebla e “Il Soffitto del Tempio di Bel” a Palmira.

La ricostruzione del “Toro androcefalo alato” di Nimrud (distrutto da Isis a marzo del 2015) è stata curata della Ditta Nicola Salvioli, mentre la “Sala dell’Archivio di Stato” di Ebla a cura di Arte Idea e il “Soffitto Tempio di Bel” a cura di Tryeco 2.0. Qui le foto del lavoro di ricostruzione.

FATTIBILITÀ DEL RECUPERO

“C’è chi dice: ‘Vi occupate delle pietre e non delle persone’. Ma non ci si può occupare delle persone senza curare anche le loro tradizioni, la loro culturale (…) Si sta cercando la cancellazione deliberata di un patrimonio e non lo possiamo permettere (…) Non ci sono obiettivi ideologici dietro questo lavoro, ma un obiettivo culturale che è universale e anche politico”, ha detto Francesco Rutelli, presidente dell’Associazione Incontro di Civiltà, durante la presentazione della mostra alla Sala Stampa Estera. “Vogliamo dimostrare la fattibilità della ricostruzione – ha aggiunto Rutelli – e la possibilità di preparare il terreno per la ricostruzione reale, non appena sarà possibile”.

NON SOLO IN DVD

Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Roma e della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, coinvolta nel progetto, ha ricordato che prima di Isis ci sono stati altri casi di iconoclastia: “Ma nulla paragonabile con la precisa posizione ideologica dello Stato Islamico (…) Vogliono distruggere tutti i simboli della civiltà occidentale, ma anche quella precedente all’islamica (…) Spero di non fermarmi, come privato, alla ricostruzione simbolica in dvd e computer. L’Europa, com’è concepita ora, deve andare in quei luoghi e contribuire alla ricostruzione (…) Ci vuole coraggio, non per combattere, ma per dare un contributo di pace  (…) La memoria non si perde”.

PRINCIPI DELLA RICOSTRUZIONE 

Secondo Paolo Matthiae, archeologo che ha portato alla luce la civiltà di Ebla e ha curato “Rinascere dalle distruzioni”, ci sono però dei principi imprescindibili per questo processo di ricostruzione: “È necessario che si rispetti la sovranità dei siriani e degli iracheni. Loro devono essere protagonisti della ricostruzione, per evitare di creare le basi di un neo-colonialismo. Ci deve essere un controllo dell’Unesco, come arbitro imparziale, e un’ampia cooperazione internazionale (…) In mancanza di uno di questi principi, io non parteciperò alla ricostruzione”. Per l’archeologo, mentre l’economia e la politica creano tensioni tra gli Stati, la cultura è l’unica via possibile per la pace: “La ricostruzione, anche di opere colossali, è difficile ma è possibile (…) La pluralità delle culture è la vera ricchezza”.

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