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Cosa succede alla disoccupazione

Giuliano Poletti

Il tasso di disoccupazione è risultato pari al 12% a dicembre, invariato rispetto al mese precedente. Il dato di novembre è stato rivisto al rialzo di un decimo (da 11,9% della prima stima). Si tratta di un massimo da un anno e mezzo (giugno 2015).

I NUOVI OCCUPATI

Nel mese gli occupati sono stati poco variati (+1000 unità), dopo essere cresciuti di 24 mila unità a novembre. L’andamento nel mese è divergente tra uomini (+35 mila) e donne (-35 mila), nonché tra occupati dipendenti (+52 mila unità, trainati però dai dipendenti temporanei: +46 mila) e lavoratori indipendenti (-52 mila).

GLI INATTIVI

Gli inattivi sono scesi ancora (-15 mila unità su base congiunturale, dopo il calo di oltre 100 mila unità visto a novembre); si accentua la flessione su base annua, che torna ai massimi storici visti a settembre (-3,4% ovvero -478 mila unità). Il tasso di inattività è fermo al 34,8% (un minimo storico).

LAVORATORI DIPENDENTI E LAVORATORI INDIPENDENTI

Su base annua, l’occupazione mantiene un trend positivo (+242 mila unità ovvero +1,1%), riguadagnando anzi velocità rispetto ai mesi precedenti (ma rimanendo ben al di sotto del record toccato a maggio con +431 mila unità, +1,9% a/a). Da notare che, per la prima volta da oltre un anno, la crescita dei dipendenti permanenti non è più trainante (+111 mila unità su base annua, contro le +155 mila dei dipendenti temporanei; restano in calo i lavoratori indipendenti: -24 mila unità).

LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

Il tasso di disoccupazione giovanile è salito ulteriormente (di un decimo), al 40,1% (il dato di novembre è stato rivisto al rialzo da 39,4% a 40%). Così come per il dato sintetico, si tratta di un massimo da giugno del 2015. L’aumento nel mese è dovuto al calo degli inattivi (-7 mila) in presenza di un’occupazione stabile.

GLI ULTRACINQUANTENNI

Lo spaccato per classi di età mostra nel mese un incoraggiante rimbalzo degli occupati tra i 25 e i 34 anni (+46 mila unità, un massimo da ottobre del 2014), mentre scendono gli occupati nei gruppi di età più anziani (-23 mila sia tra i 35-49enni che per gli ultracinquantenni: in quest’ultimo caso, è il primo calo da quasi un anno e mezzo). Peraltro, la tendenza annua resta divergente tra ultracinquantenni (+350 mila unità) e classi di età più giovani (-168 mila). L’analisi dell’Istat evidenzia come tale divergenza sia dovuta almeno in parte agli effetti delle variabili demografiche (che spiegano una flessione di -244 mila unità degli occupati infracinquantenni a fronte di un aumento di +133 mila degli ultracinquantenni); peraltro, anche al netto di tali variabili, la performance occupazionale della classe di età più anziana risulta trainante (+217 mila unità contro le +76 mila degli altri gruppi). La spiegazione più plausibile di questa tendenza sta, come abbiamo sottolineato più volte in passato, nel graduale aumento dell’età pensionabile per effetto delle passate riforme del sistema pensionistico.

UN MERCATO CONTRASTATO

In sintesi, il dato conferma che il trend per il mercato del lavoro resta contrastato. In effetti, il recupero occupazionale iniziato nel 2014 e proseguito nel 2015 ha via via perso slancio nel corso del 2016, anche se l’anno scorso ha registrato (grazie ai picchi toccati in primavera) la crescita degli occupati più ampia da 10 anni. Inoltre, il graduale scemare dell’efficacia degli incentivi contributivi ha fatto sì che anche la qualità dell’occupazione peggiorasse, con un peso crescente dei posti di lavoro temporanei.

I PUNTI DA CUI RIPARTIRE

Tra i segnali non del tutto negativi occorre sottolineare che: 1) risulta confermata la tendenza al calo degli inattivi, il principale fattore che ha impedito una diminuzione del tasso di disoccupazione nel corso del 2016; tale tendenza è un segnale di maggiore partecipazione al mercato del lavoro e di almeno parziale rientro dell’effetto-scoraggiamento; 2) lo spaccato per classi di età è meno negativo che nei mesi precedenti in quanto come detto mostra un rimbalzo degli occupati tra i 25-34 anni; 3) le indagini di fiducia delle imprese evidenziano negli ultimi mesi un recupero delle intenzioni di assunzione, che potrebbe essere legato alla ripresa in corso in particolare nell’industria, trainata dal commercio con l’estero.

LE PROSPETTIVE

In prospettiva, nel 2017 ci aspettiamo un calo solo marginale del tasso di disoccupazione (a 11,6% in media d’anno, dopo l’11,7% del 2016 e l’11,9% del 2015).

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