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Margaret Thatcher vista da Antonio Martino

Thatcher ANTONIO MARTINO

Nel 1980 /81 passai un anno sabbatico a Washington e alla fondazione Heritage conobbi un eccentrico giovanotto di nome Manson Pewry, direttore dell’Adam Smith Institute di Londra.

Egli fu il consulente della Signora Thatcher per le privatizzazioni che le spiegò la strategia vincente per attuarle. Inizialmente il piano delle privatizzazioni proposto dell’Iron Lady fallì, perché le resistenze di quanti lavoravano nell’impresa da privatizzare ne impedivano tale evoluzione. Manson Pewry disse al Primo Ministro: “Se non riesci a batterli, coloro che oppongono resistenza, fatteli alleati”; sulla scorta di tale suggerimento il governo inglese attuò una serie provvedimenti: azioni a prezzo scontato ai dipendenti, garanzie ai manager che avrebbero conservato il loro posto per un certo numero di anni senza riduzione di stipendio. Grazie a queste azioni la Thatcher diede vita al più vasto elenco di privatizzazioni mai visto.

Se guardiamo alla differenza tra i leader dell’Occidente della seconda metà del secolo ventesimo ed i leader di oggi, dobbiamo pervenire alla conclusione che l’Occidente è moribondo. L’Inghilterra nella seconda metà del ventesimo secolo ci ha consegnato Winston Churchill e Margaret Thatcher; la Francia ci ha consegnato Charles de Gaulle, Mitterand; la Germania ci ha consegnato Conrad Adenauer, Helmut Koll, Helmut Smith e Gerard Schroeder; l’Italia ci ha consegnato: Alcide de Gasperi, Giuseppe Saragat, Luigi Enaudi.

Oggi, il panorama politico europeo è quasi desolante per la mancanza di figure di rilevo. Tale vuoto è visibile specialmente in Italia, governata da un giovanotto toscano senza la più pallida idea di come ci si debba comportare in una assemblea parlamentare. Non solo, il giovanotto non ha neanche la più pallida idea di come governare il nostro paese: è convinto di avere abolito le provincie quando le ha solo ribattezzate; sostiene essere una riforma quella che trasforma il Senato in una specie di club perfettamente inutile. Non ha neanche riflettuto sul fatto che se vuole salvare questo Paese non può semplicemente limitarsi a tagliare le spese di benzina dei militari, deve fare quelle riforme che l’Italia aspetta da troppo tempo. La spesa pubblica supera il 50% e prossima al 55% del reddito nazionale. Con un così alto livello di spesa pubblica non ci può essere sviluppo è questo il nodo da sciogliere dinanzi al quale il dibatto pro-contro l’Euro è del tutto insignificante.

Per nostra sfortuna, personaggi della caratura della Thatcher e di Reagan sono assai rari e non possiamo aspettarne un altro. “Finché gli abitanti di un qualsiasi paese riporranno le loro speranze di salvezza politica in un determinato tipo di leadership, la delusione li attenderà dietro l’angolo”. Dobbiamo continuare ad affinare le nostre ragioni, a renderle più convincenti, esplorando nuovi modi di accrescere le nostre libertà e, soprattutto, dobbiamo convertire ad esse i nostri politici.

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