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Cosa ha detto davvero Papa Francesco sul fine vita (e come è stato strumentalizzato)

Due dichiarazioni di Papa Francesco, tanti titoli di giornale: molti sensazionalistici, ma che tuttavia non sempre entrano nel merito delle parole del pontefice, che ha citato Pio XII e il Catechismo e si è visto attribuita una “svolta” quando non una “rivoluzione”.

LE PAROLE DI BERGOGLIO SULL’ECOLOGIA

Il primo riguarda il tema dell’ecologia, con un messaggio inviato alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici (la Cop23) in corso in Germania, a Bonn. Francesco, come numerose altre volte in passato, una su tutte la scrittura dell’enciclica Laudato Sì, ha messo in guardia dagli “atteggiamenti perversi, che certo non aiutano alla ricerca onesta e al dialogo sincero e produttivo sulla costruzione del futuro del nostro pianeta: negazione, indifferenza, rassegnazione e fiducia in soluzioni inadeguate”. Invitando così a “rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta”, in “un confronto che ci unisca tutti”. E a continuare “il processo di definizione e costruzione di linee guida, regole e meccanismi istituzionali affinché esso sia realmente efficace e in grado di contribuire al conseguimento degli obiettivi complessi che si propone”. Per far cioè “propagare una ‘coscienza responsabile’ verso la nostra casa comune” (qui il testo integrale). Ma i media, per la maggior parte, per esigenze anche di semplificazione, hanno subito indicato l’attacco del Papa che ha detto “basta ai negazionismi sul riscaldamento globale“. Con un’atteggiamento, un po’ sospetto, da ultras ecologista.

IL DISCORSO DEL PAPA SUL FINE VITA E LA CONFERMA DEL CATECHISMO

Il secondo, di ancora maggiore  impatto mediatico, riguarda invece le parole sulle questioni del “fine-vita” che Francesco ha pronunciato rivolgendosi, in occasione del meeting regionale europeo della “World Medical Association”, a mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita (qui il discorso intero di Bergoglio). “Le domande che riguardano la fine della vita terrena hanno sempre interpellato l’umanità, ma oggi assumono forme nuove per l’evoluzione delle conoscenze e degli strumenti tecnici resi disponibili dall’ingegno umano”, ha detto il Papa. In quanto “oggi è anche possibile protrarre la vita in condizioni che in passato non si potevano neanche immaginare”, e quindi “occorre un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona”. Puntando il dito cioè contro l’accanimento terapeutico, di certo non una novità rispetto a quanto detto negli ultimi anni anche da Benedetto XVI. Ma altresì da “Papa Pio XII, in un memorabile discorso rivolto 60 anni fa ad anestesisti e rianimatori”, o nello stesso Catechismo della Chiesa Cattolica, che prevede la possibilità in cui “non si vuole procurare la morte” ma “si accetta di non poterla impedire”, come ha ricordato lo stesso Bergoglio nel discorso.

LE PAROLE CONTRO L’ACCANIMENTO E L’INEGUAGLIANZA TERAPEUTICA

Il Papa ha poi continuato: “Certo, quando ci immergiamo nella concretezza delle congiunture drammatiche e nella pratica clinica, i fattori che entrano in gioco sono spesso difficili da valutare. Per stabilire se un intervento medico clinicamente appropriato sia effettivamente proporzionato non è sufficiente applicare in modo meccanico una regola generale. Occorre un attento discernimento, che consideri l’oggetto morale, le circostanze e le intenzioni dei soggetti coinvolti. La dimensione personale e relazionale della vita – e del morire stesso, che è pur sempre un momento estremo del vivere – deve avere, nella cura e nell’accompagnamento del malato, uno spazio adeguato alla dignità dell’essere umano. In questo percorso la persona malata riveste il ruolo principale”. Aggiungendo: “Va poi notato il fatto che questi processi valutativi sono sottoposti al condizionamento del crescente divario di opportunità, favorito dall’azione combinata della potenza tecnoscientifica e degli interessi economici. Trattamenti progressivamente più sofisticati e costosi sono accessibili a fasce sempre più ristrette e privilegiate di persone e di popolazioni, ponendo serie domande sulla sostenibilità dei servizi sanitari. Una tendenza per così dire sistemica all’incremento dell’ineguaglianza terapeutica”.

“CIASCUNO DIA AMORE NEL MODO CHE GLI È PROPRIO. MA LO DIA!”

E ha concluso: “Si potrebbe dire che l’imperativo categorico è quello di non abbandonare mai il malato. L’angoscia della condizione che ci porta sulla soglia del limite umano supremo, e le scelte difficili che occorre assumere, ci espongono alla tentazione di sottrarci alla relazione. Ma questo è il luogo in cui ci vengono chiesti amore e vicinanza, più di ogni altra cosa, riconoscendo il limite che tutti ci accumuna e proprio lì rendendoci solidali. Ciascuno dia amore nel modo che gli è proprio: come padre o madre, figlio o figlia, fratello o sorella, medico o infermiere. Ma lo dia! E se sappiamo che della malattia non possiamo sempre garantire la guarigione, della persona vivente possiamo e dobbiamo sempre prenderci cura: senza abbreviare noi stessi la sua vita, ma anche senza accanirci inutilmente contro la sua morte”. Il discorso è quindi equilibrato, non sbilanciato nei toni, come è indubbiamente lo stile di Francesco, e punta il dito contro l’accanimento terapeutico, che potrebbe verificarsi anche e in modo particolare in conseguenze degli sviluppi della tecnica e della medicina.

I COMMENTI ON LINE DEI QUOTIDIANI

“Discorso vibrante”, ha infatti annottato la Radio Vaticana riportando la notizia. Ma “in difesa della vita umana”, ha aggiunto. Perché a leggere i titoli dei quotidiani, e i primi commenti a caldo, a molti sembrava quasi che il Papa avesse proclamato esattamente il contrario, vale a dire che avesse aperto all’accettazione dell’eutanasia, nonostante le dure parole continuamente spese da Bergoglio in numerose occasioni. Nel dare la notizia il vaticanista de La Repubblica Paolo Rodari ha così quasi dovuto specificare, all’inizio dell’articolo intitolato “Fine vita. Svolta del Papa” (svolta che non pondera le citazioni di Pio XII e del Catechismo): “Le parole di Francesco non aprono sull’eutanasia”. Tuttavia lo storico Alberto Melloni, sempre sul quotidiano diretto da Mario Calabresi, ha commentato: “Il messaggio di Papa Francesco alla Pontificia Accademia della Vita contro l’accanimento terapeutico è un monito chiaro per la destra clericale e la destra tout court a non intervenire con superficialità e ruvidezza su una fase dell’esistenza così delicata”. Mentre Il Fatto Quotidiano ha riportato, fin dal titolo: “Fine vita, il Papa toglie l’alibi alla politica: “Può essere moralmente lecito rinunciare o sospendere le cure”. Parlando addirittura di “messaggio rivoluzionario del pontefice”, proprio “mentre il ddl che istituisce il Biotestamento è bloccato in Senato e rischia di non essere mai approvato”. Per lasciare spazio all’intervento dell’esponente dei Radicali Marco Cappato, attualmente sotto processo per la morte di dj Fabo, che parla di “segnale di apertura del Papa” anche sul “diritto di ciascuno a vedere rispettate le proprie volontà sul biotestamento e sull’interruzione delle cure”. Nonostante Francesco non abbia mai detto che la persona detiene, in totale individualità, la libertà assoluta sulla propria vita, idea che rappresenterebbe una distorsione basilare del messaggio cattolico.

LA LEGGE SUL FINE VITA E L’USO STRUMENTALE DELLE PAROLE DEL PONTEFICE

Perché di fatto il tema all’attenzione di molti, più che le parole e gli insegnamenti del pontefice, è la legge sul biotestamento attualmente ferma in Senato, che in molti vorrebbero approvare con la fiducia entro la fine della legislatura, e che si occupa di numerosi punti, tra cui il consenso informato, le Dat, abbandono delle cure, obiezione di coscienza, sedazione profonda e sostegno psicologico. Passaggi controversi su cui non si è ancora trovata un’intesa. “Da Francesco il no ad eutanasia ed accanimento terapeutico. I trattamenti siano proporzionali alla situazione concreta del malato”, ha così semplicemente ribadito il quotidiano della Cei Avvenire. Chiaro invece il commento del quotidiano Il Foglio: “In realtà, il Pontefice non ha fatto altro che ribadire la dottrina della Chiesa sul tema”, “eppure, ogni volta sembra di essere dinnanzi alla rivoluzione, al cambiamento totale della dottrina della Chiesa. Salvo poi nascondere gli interventi del Papa contro il pensiero dominante e alla moda, le sue intemerate contro il gender, definito nel suo viaggio in Georgia ‘una guerra mondiale contro il matrimonio’”. “Concetti netti e chiari che però poco o nessuno spazio hanno ottenuto nel battage mediatico, a differenza di quel ‘chi sono io per giudicare?’ riferito agli omosessuali, senza però riportare il resto della frase papale, che comprendeva anche un ‘se uno cerca il Signore e ha buona volontà’ e il rimando a quanto da tempo dice il catechismo della Chiesa cattolica”.

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