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La Corea del Nord continua a violare le sanzioni Onu. La denuncia di Tokyo

Mentre il ministro della Difesa, Itsunori Onodera, parlava alla conferenza internazionale di sicurezza sul Pacifico a Singapore – che tra una settimana ospiterà l’attesissimo vertice tra Donald Trump e Kim Jong-un – dello scetticismo con cui il Giappone si approccia alle promesse e ai buoni propositi di Pyongyang, il governo di Tokyo pubblicava le immagini di un’apparente violazione del regime sanzionatori onusiano da parte della Corea del Nord.

Le immagini, riprese durante un monitoraggio aereo di un mezzo della Japan Maritime Self-Defense Force, mostrano la petroliera nordcoreana “Sam Jong 2” compiere uno scambio ship-to-ship (STS), un trasferimento di petrolio tra due navi in mare aperto, con un battello sconosciuto. L’attività è proibita secondo la risoluzione 2375 delle Nazioni Unite, approvata all’unanimità l’11 settembre del 2017.

Il presunto trasferimento di petrolio tra le navi (immagine del Ministero degli Esteri giapponese)
Il presunto trasferimento di petrolio tra le navi (immagine del Ministero degli Esteri giapponese)

La 2375 è uno di quei provvedimenti sanzionatori accettati anche dalla Cina, arrivati in uno dei momenti di massima tensioni della crisi nucleare del Nord. Il suo scopo è stringere la corda il più possibile su Pyongyang per indurlo a mollare e ad accettare il dialogo per la denuclearizzazione: era parte della strategia di “massima pressione” progettata da Washington, su cui il Giappone era il paese più allineate, e che adesso il presidente Trump ha annunciato di voler allentare.

In un comunicato stampa del ministero degli Esteri giapponesi si legge che lo scambio è avvenuto nelle acque a est di Shanghai, nel Mar Cinese Orientale, che è tra l’altro teatro di una disputa territoriale tra Cina e Giappone e dunque continuamente sotto pattugliamento per evitare che i cinesi spingano la militarizzazione degli isolotti come nella porzione meridionale.

Tokyo indica il codice identificativo della nave battente bandiera nordcoreana (IMO: 7408873) e il nome della petroliera che gli stava passando greggio, “Myong Ryu 1”, di nazionalità sconosciuta e non presente nei registri marittimi open-source (dunque le insegne esterne potrebbero essere finte).

“A giudicare dal fatto che le due navi si trovavano l’una accanto all’altra e collegati da tubi, entrambe le navi avrebbero potuto essere impegnate in un qualche tipo di attività. A seguito di una valutazione approfondita, il governo giapponese sospetta fortemente che abbiano effettuato trasferimenti da nave a nave “, dice la nota.

La “Sam Jong 2” era già stata oggetto di un’indagine da parte di un gruppo di esperti delle Nazioni Unite incaricato di monitorare l’attuazione delle sanzioni contro la Corea del Nord: nel suo rapporto il panel Onu aveva già pubblicato le immagini della petroliera impegnata in un trasferimento di prodotti tramite STS nell’ottobre dello scorso anno.

Non è un caso se, in mezzo alla rincorsa diplomatica lanciata dal vertice Trump/Kim, delle pressioni cinesi e sudcoreane, e dei segnali d’apertura del Nord, questo genere di denunce arrivi dal Giappone. Tokyo è il paese che mantiene la linea più dura nei confronti di Pyongyang, e cerca continuamente di sottolineare che prima di fidarsi di Kim occorre avere in mano fatti concreti, per il momento non sufficienti.

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