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Macron prova a dare la linea all’Europa. Anche sulla Libia…

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Emmanuel Macron alla carica su Libia e difesa europea. Il presidente francese ha ribadito oggi la determinazione della Francia a mantenere la linea sulle elezioni libiche previste, dopo la Conferenza di Parigi del maggio scorso, per il prossimo dicembre. “Credo molto profondamente al ripristino della sovranità libica. In questo Paese diventato teatro di tutti gli interessi esterni, il nostro ruolo è far avanzare l’accordo di Parigi”, ha detto Macron rivolgendosi agli ambasciatori di Francia. Tra quelli che restano di differenti vedute a riguardo, però, ci sono l’Italia e le stesse Nazioni Unite. Allo stesso tempo, sempre rivolgendosi alla stessa platea, monsieur le president ha annunciato che presenterà “nei prossimi mesi” un progetto di rafforzamento della sicurezza in Europa, smarcandosi dal solo supporto statunitense.

RAFFORZARE LA DIFESA EUROPEA

Gli europei “non possono più basarsi esclusivamente sugli Stati Uniti. Dobbiamo trarre tutte le conseguenze dalla fine della guerra fredda”, ha asserito Macron, annunciando una “riflessione su questi temi con tutti i partner dell’Europa, fra cui la Russia”. Una presa di posizione non indifferente che vede la Francia puntare i piedi per poter arrivare all’obiettivo. “Sta a noi oggi prenderci le nostre responsabilità e garantire la sicurezza e quindi la sovranità europea”.

E per quanto riguarda la partecipazione di Mosca alla riflessione sul consolidamento dell’apparato difensivo Ue, Macron ha voluto sottolineare che le “precondizioni a reali progressi con Mosca saranno progressi sostanziali verso la risoluzione della crisi ucraina e il rispetto del quadro Osce”. Un progetto di rinnovamento e rafforzamento che dovrebbe prevedere la rivisitazione “dell’architettura europea della difesa e della sicurezza”, mettendo in campo un “dialogo rinnovato sulla cybersicurezza, sulle armi chimiche, gli armamenti classici, i conflitti territoriali, la sicurezza spaziale o la protezione delle zone polari, in particolare con la Russia”.

MISSIONE LIBIA

La situazione della regione libica sembra deteriorarsi sempre di più e, nonostante la decisa volontà del presidente francese di mantenere gli impegni di Parigi e andare a elezioni a dicembre, nuovi scontri continuano a esplodere tra i gruppi armati rivali a sud di Tripoli. Secondo quanto riferiscono fonti della sicurezza locale all’Agenzia Nova, i gruppi, pronti allo scontro, si sarebbero diretti a sud della capitale con un ingente dispiegamento militare.

Un comunicato pubblicato dalle autorità libiche e citato dal quotidiano Libya Observer, riferisce come queste ultime azioni violente potrebbero essere la goccia per “far precipitare la regione in un altro conflitto armato”. Da parte delle autorità militari di Tripoli, d’altronde, arriva la “ferma intenzione” di fermare “tutti colori che tentano di destabilizzare la capitale o terrorizzare la popolazione pacifica e trascinare la città in una guerra che non può avere vincitori né vinti”.

Anche il premier Fayez al Serraj, in un comunicato ufficiale ha dichiarato di aver dato ordine “ai comandanti della regione di Tripoli di affrontare” le milizie protagoniste degli ultimi scontri. E con un annuncio che appare un chiaro monito ha affermato: “Non c’è più spazio per il caos”.

LE ELEZIONI

Se Macron pare irremovibile sulla necessità di portare a termine il processo elettorale che dovrebbe concludersi con il voto in Libia antro dicembre del 2018, la comunità internazionale non sembrerebbe altrettanto convinta. L’opinione contraria dell’Italia, d’altra parte, è alla luce del sole e, lascia ben poco spazio a possibilità di inversioni di marcia.

La stabilizzazione del Paese è la condicio sine qua non senza la quale non possono essere portate a termine le elezioni. E le divisioni, gli scontri e la frammentarietà della regione, rendono attualmente la Libia un campo minato sul quale sarebbe necessario muoversi con molta cautela. Dello stesso parere è l’Onu che, attraverso le parole dell’inviato speciale Ghassan Salamè, ha messo in chiaro la cautela con la quale bisogna muoversi, sottolineando, allo stesso tempo, il proprio ruolo quale perno portante per la risoluzione della crisi in Libia. Dunque, elezioni sì, ma sotto l’egida delle Nazioni Unite e dopo la stabilizzazione del Paese (che in questo momento appare tutto tranne che vicina).

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