Il quotidiano Libero ha pubblicato questa mattina la prefazione di Matteo Salvini al libro di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, titolato Dalla seconda alla Terza Repubblica (Paesi Edizioni). Si tratta di un breve scritto che tuttavia ha una certa rilevanza, a prescindere dal libro stesso, per comprendere il pensiero politico che ispira il Segretario della Lega, vero leader del Governo gialloverde.
Salvini enuclea, in questa sorta di piccolo manifesto, la ragione di un’alleanza molto complessa com’è quella tra il suo partito e i Grillini, giustificata, a suo avviso, dall’istanza riformatrice e dalla matrice alternativa che questa maggioranza detiene rispetto agli esecutivi che in passato hanno guidato il nostro Paese.
Oltre ad aver sondato il tasso di affidabilità dei 5 Stelle, Salvini ha potuto verificare la convergenza programmatica con loro. In particolare, la lotta alle diseguaglianze, unita ai tre No decisi che sarebbero al centro delle iniziative già intraprese e da intraprendere insieme: lotta all’immigrazione clandestina, opposizione ai vincoli europei, alternativa alle politiche progressiste. Questi tre punti, ad avviso del ministro dell’Interno, sono proprio l’architrave dell’alleanza e costituiscono il passaggio dalla Seconda Repubblica, dominata dalla sinistra, alla Terza Repubblica, nella quale la distinzione stessa tra destra e sinistra non avrebbe più peso.
È quest’ultima la nota di merito, d’altronde corrispondente ad un’opinione di Becchi ben nota e conosciuta, cui Salvini confessa di aderire pienamente, a far sorgere le maggiori perplessità. Se, infatti, è certamente vero quanto affermava anni fa Bruno Maigret, tesi ribadita in molte interviste anche da Marine Le Pen, che attualmente la contrapposizione è più significativamente quella tra “popoli” ed “élite” rispetto alla tradizionale tra “destra” e “sinistra”, sostenere che tale dualità sia completamente scomparsa, con l’imporsi della nuova, non appare molto convincente sul piano politologico.
La mia convinzione, viceversa, è che la Lega sia una forza politica di destra: l’ho scritto e lo ribadisco. Non l’unica, perché vi sono anche Fratelli d’Italia e più moderatamente Forza Italia, ma indubbiamente e nettamente di destra. Tra l’altro sembra valere in questo caso la battuta di Alain, che diceva che “quando qualcuno ti domanda se esiste ancora la distinzione tra destra e sinistra sei sicuro che è uno di destra”. Ma, al di là degli spiritosi nominalismi, la bipartizione non è destinata a restare immutata ma neanche a cessare di avere valore.
Norberto Bobbio, ma anche René Remond e Marco Revelli, tanto per citare alcuni seri studiosi di epoche e tradizioni diverse, ha sempre sostenuto la validità permanente del suddetto schema binario, il quale rimarrebbe in piedi comunque anche se oggi vigesse, come Salvini dice, la contrapposizione tra “popolo” ed “élite”, e non più quella parziale di “uguaglianza” e “libertà”, pensata dallo studioso torinese.
destra e sinistra non si distinguono perché la prima è liberale e la seconda sociale, perché la prima guarda ai ricchi e la seconda ai poveri, e neanche perché la seconda è più democratica della prima, o più europeista, eccetera.
Vi sono politiche democratiche e antidemocratiche di destra e sinistra, vi sono sindacalismi di destra e sinistra, vi sono conservatorismi di destra e di sinistra. Penso che potrebbe essere utile rileggere il bellissimo libro del 1935 di Jacques Bainville titolato “I dittatori” per poter trovare verifica del fatto che la Lega è un movimento di destra, mentre i 5Stelle non così nettamente. Dice lo storico francese: “la destra è contro il disordine, mentre la sinistra è per la creazione di un nuovo ordine”.
Questa idea molto semplice di un atto iniziale “negativo” o “positivo” permette di comprendere bene come quei tre No che Salvini mette nel suo piccolo scritto introduttivo sono tipicamente di destra; tanto quanto poco di destra sono iniziative Grilline, invece, come il “reddito di cittadinanza”.
Più in generale, quando il potere politico è concepito come uno strumento che serve per togliere degli ostacoli giudicati pericolosi (clandestinità, pressione fiscale eccessiva, vincoli europei, eccetera) certamente non si sta facendo un ragionamento di sinistra, nonostante si faccia un discorso molto popolare e poco elitario. Quando, invece, si palesa la necessità di un ragionamento sui diritti individuali e collettivi più grande ed esteso, più razionale e organizzato, con finalità che trascendono il presente, si va sempre in una direzione che non è di destra, ma pienamente di sinistra.
Oltretutto, da sempre i movimenti di sinistra hanno guardato ad un avanzamento storico dell’umanità del futuro in universale, mentre quelli di destra ad una crescita delle comunità particolari del passato, come giustamente ha sottolineato Ernst Nolte.
Questa semplice osservazione permette di comprendere anche la crisi del Pd, che coincide con un tremendo crollo di tutta la sinistra mondiale. Le ricette di costruzione di un ordine politico progressista, basato sul superamento degli Stati nazionali, sulla gestione continentale dei destini individuali, sulla crescita dei diritti civili all’indefinito, risultano oggi fallimentari, e perciò profondamente impopolari. Da ciò deriva il fatto che prendano piede in modo assai popolare invece i movimenti sovranisti, che non sono altro che una presentazione molto classica della visione conservatrice di destra: recupero della soggettività dei popoli, smantellamento delle istituzioni lontane e oppressive, radicamento nel territorio e nella tradizione nazionale e locale, sicurezza pubblica, autodifesa, e così via.
La Lega, insomma, è e resta un movimento politico rispettabilmente di destra. E il fatto che a governare con lei in coalizione non siano attualmente le altre forze politiche di centrodestra, quella nazionalista e quella liberale, ma i Grillini, rende questo esecutivo non più forte, innovativo e avanzato, ma più debole e meno efficace a concretizzare quegli intenti di politica interna, economica ed estera che gli elettori moderati vogliono e si aspettano da Salvini.