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Vi spiego perché il governo non cadrà. Parla Paolo Becchi

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Il caso Diciotti, la nave della Guardia Costiera carica di migranti rimasta bloccata nel porto di Catania per dieci giorni per volontà del governo, si è chiusa grazie all’intervento della Cei e della generosità dell’Albania. Ma altre crisi, potenzialmente più gravi, si profilano all’orizzonte per il governo gialloblu. Il Def e la legge di bilancio si avvicinano in un clima di totale sfiducia dei mercati, mentre le agenzie di rating tengono il pollice in giù sulla sostenibilità di debito e deficit italiano. Più avanti, ma non di molto, l’appuntamento delle elezioni europee, per cui Lega e Cinque Stelle sembrano avere piani molto diversi. Nel frattempo crescono i mal di pancia interni al Movimento per l’eccessivo protagonismo di Matteo Salvini. Di Maio per il momento è riuscito a contenere i suoi colonnelli senza far mancare il suo sostegno al ministro dell’Interno. Quanto può ancora resistere? Lo abbiamo chiesto al filosofo e politologo Paolo Becchi.

I retroscena parlano di crescenti malumori interni al Movimento. La coalizione regge?

Penso che un certo imbarazzo ci sia, e che sia rappresentato da una fronda del Movimento Cinque Stelle rappresentata da Roberto Fico. Il governo si basa su un’intesa molto solida fra Di Maio e Salvini, è destinato a continuare. Fico è stato neutralizzato con la presidenza della Camera. A giudicare dal proseguimento della vicenda politica di ex presidenti come Fini e Boldrini, direi che non gli conviene seguire le loro orme. Il suo atteggiamento nei confronti del caso Diciotti mi ha fatto sorgere un dubbio…

Cioè?

Insomma, guardiamo alla cronologia degli eventi. Un giorno Fico interviene così pesantemente contro il ministro dell’Interno intimando che i migranti vengano immediatamente fatti scendere, e due giorni dopo la procura di Agrigento apre un’indagine su Salvini? Non mi sembra una coincidenza, purtroppo. Credo piuttosto che Fico si sia prestato a questo gioco. I numeri in parlamento per ribaltare il governo non ci sono neanche lontanamente. E così ancora una volta si tenta la via giudiziaria. Non sarebbe la prima volta che un presidente della Camera si mette contro il suo partito. Fini docet..

Ci sono anche ministri che hanno manifestato a Di Maio un certo disappunto per come Salvini ha gestito il caso Diciotti.

Certo, il linguaggio di Salvini è populista, qualche volta è efficace ma inadeguato. Il ministro dell’Interno aveva un’altra possibilità: inviare gli ispettori del ministero della Giustizia nella procura di Agrigento. Doveva dare una risposta politica forte, ma ha preferito spararle grosse nelle interviste. Sono scelte.

Ispettori del ministero in una procura?

È una risposta legittima verso una magistratura che non perde il vizio di fare politica. Mi mandi l’avviso di garanzia perché faccio quello che mi hanno chiesto gli italiani? Io ti invio gli ispettori. Davvero una procura non ha niente da fare oltre a prendere sul serio le dichiarazioni di Repubblica o di Roberto Saviano?

Salvini è indagato, Di Maio lo difende. Che fine hanno fatto le dimissioni entro cinque minuti chieste ad Alfano per un avviso di garanzia?

Queste regole valevano per il Movimento di alcuni anni fa, ora sono cambiate. È semplicemente politica. Se prendessimo alla lettera codici e codicilli pentastellati la Raggi non dovrebbe più stare al suo posto. Mi sembra chiaro comunque che un ministro non possa essere messo alla porta solo perché fa ciò che ha promesso agli elettori.

Luigi Bisignani su Il Tempo parla di un Salvini in corsa verso le elezioni anticipate.

Sono ricostruzioni senza alcun fondamento. Ora tutti i giornali ne parleranno. Fra una settimana, anche se non succede niente, ne spunterà fuori un’altra. Salvini non ha nessuna intenzione di tornare alle elezioni, vuole cominciare a fare qualcosa. Al momento siamo alle chiacchere. Peraltro tornare alle urne per cosa, avere il 70%? La coalizione ha una maggioranza con cui può fare quello che vuole sia alla Camera che al Senato, magari anche eleggersi un presidente della Repubblica o modificare la Costituzione. E poi è sempre meglio avere un minimo di dialettica interna.

A proposito di chiacchere. Le scadenze del Def e della legge di bilancio si avvicinano e non c’è posto per tutte le promesse elettorali. Il governo litigherà al suo interno?

Dovranno fare i conti con Tria, ma non litigheranno fra di loro. Abbiamo un vice presidente del Consiglio che ha annunciato che non apporremo la nostra firma sul bilancio dell’Ue. Perché allora spedire a Bruxelles il nostro bilancio? I fatti degli ultimi giorni parlano chiaro: siamo di fronte a un tentativo di bloccare un processo in atto con un’indagine giudiziaria. Il risultato è che invece di fermarsi si sta acutendo. I tempi di Mani Pulite sono finiti. Queste persone non hanno mai rubato, non riusciranno a trovarli con le mani nel sacco. Nel ’92 hanno fatto crollare un’intera classe politica portando il Paese nel caos. Ora cosa fanno, li mettono in galera perché fanno politica?

Cosa si aspetta dall’incontro fra Salvini e Orban a Milano?

Non c’è dubbio che discuteranno di come creare un’internazionale sovranista in vista delle prossime elezioni europee.

Fra i Cinque Stelle c’è già più di un mal di pancia..

Ecco, qui forse qualche problema può nascere, dovrei segnalarlo ai retroscenisti di professione. La Lega ha una posizione chiara nei confronti dell’Ue e dell’euro. Quella del Movimento invece è molto ambigua. Non è escluso che i pentastellati stiano molto stretti nel nuovo movimento europeo che Salvini ha in mente.

Sarà Salvini a entrare nel Ppe per trainarlo su posizioni sovraniste oppure Orban ad abbandonare i popolari?

Alle prossime europee verrà creato un nuovo soggetto politico. I vecchi poli socialdemocratici e popolari si stanno disintegrando, non ha alcun senso entrarci dentro. È quanto sta accadendo da noi, dove Pd e Fi sono avviati all’estinzione. L’Italia può diventare la fucina politica di questa nuova formazione. Se i sovranisti italiani sapranno giocare bene le loro carte e ottenere una maggioranza netta all’Europarlamento si può puntare direttamente alla Commissione. Allora sì che l’Ue potrà cambiare.

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