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Il centrodestra c’è e tornerà presto. Ora con Bannon cambiamo l’Ue. Parla La Russa

Un pranzo a palazzo Grazioli basta per far risorgere il centrodestra? Difficile, ma non impossibile. Ne è convinto Ignazio La Russa, vicepresidente del Senato in quota Fratelli d’Italia, già ministro della Difesa con il governo Berlusconi. A dirla tutta, spiega il colonnello di Fd’I in questa intervista a Formiche.net, il centrodestra non deve affatto risorgere, perché non è mai morto: “L’anomalia non è l’esistenza del centrodestra, ma l’alleanza di una sua parte con il Movimento Cinque Stelle”. È un mantra ripetuto da Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi all’uscita del vertice con Salvini, sicuri di poter strappare a breve “il capitano” dalla “morsa” dei pentastellati. La Russa preferisce non fare “il becchino”, dopotutto questo governo nasce anche da una “scelta legittima” del presidente Mattarella (e pensare che Meloni voleva metterlo in stato d’accusa). E poi il senatore in questi giorni è troppo preso da Atreju, l’appuntamento annuale della destra italiana che quest’anno ha un’ospite d’eccezione: Steve Bannon, l’ex capo stratega di Trump che vuole conquistare l’Ue con The Movement.

Partiamo dalla cronaca. È contento di Marcello Foa presidente della Rai?

Ritenevamo fosse corretto accorciare i tempi del vuoto che si era venuto a creare. Lo abbiamo votato per senso di responsabilità, speriamo faccia bene il suo lavoro. La buona notizia è che finalmente si può cominciare.

Cosa cambia con lui a viale Mazzini?

Non so dire cosa cambi, se dovessi fare un elenco di cosa non funziona alla Rai dovrei scrivere un trattato. La televisione pubblica degli ultimi anni merita un voto parecchio inferiore al sei. Marcello Foa è una persona libera e per bene, e tanto basta per iniziare.

Con il vertice a palazzo Grazioli abbiamo scoperto che esiste ancora un centrodestra…

È la scoperta dell’acqua calda. Il centrodestra esiste eccome e governa in Lombardia, Veneto, Friuli, e in Sicilia con un uomo di destra come Nello Musumeci, per non parlare delle amministrazioni locali. L’anomalia non è l’esistenza del centrodestra, ma l’alleanza di una sua parte con il Movimento Cinque Stelle.

Qualche anno fa una parte del centrodestra si unì al governo Pd di Enrico Letta…

E infatti anche in quel caso si trattò di un’anomalia. Noi siamo stati gli unici abbastanza coerenti da non avere cotte per la sinistra e per i grillini. Confido che questa coerenza possa diventare la base per un nuovo centrodestra che, avendo ricevuto dagli elettori la maggioranza relativa, riconquisti il governo del Paese.

Berlusconi dice che è questione di mesi. Lei quanto tempo dà ai gialloverdi?

Io faccio politica, non il becchino. Quando abbiamo sentito questo tipo di ragionamento durante il vertice a Palazzo Grazioli siamo rimasti in silenzio. La durata dell’esecutivo non dipende da eventuali perorazioni di Silvio Berlusconi o Giorgia Meloni. Questo governo nasce dalla scelta legittima del presidente della Repubblica, che ha preferito evitare un ritorno al voto. Ma la ragione prima di questa alleanza innaturale fra Lega e Cinque Stelle è una legge elettorale che, come noi di Fd’I avevamo previsto, ha portato a uno stallo. Era una legge pensata per un’alleanza fra Pd e Fi ma si sa, il diavolo fa le pentole e non i coperchi..

Sarà innaturale, ma per il momento l’alleanza di governo ha tenuto piuttosto bene…

È normale che Salvini e Di Maio vadano d’accordo, un po’ meno che i due programmi possano stare insieme. Il contratto del “governo del cambiamento” non è l’unione, ma la somma di due programmi completamente diversi. E infatti la prossima legge di bilancio ci ricorda che i soldi per fare tutto non ci sono, bisognerà scegliere.

Perdonerete Salvini anche se lascerà correre sul reddito di cittadinanza?

Non dobbiamo perdonarlo né condannarlo di nulla. Il reddito di cittadinanza è l’esatto contrario della nostra idea di Paese ed è uno dei motivi per cui una parte del centrodestra non ha seguito Salvini al governo. Su Berlusconi c’è stato un veto, noi di Fd’I non abbiamo voluto.

Quest’anno Atreju punta in alto e ospita Steve Bannon. Non è insolito che la destra italiana si affidi a uno yankee per conquistare l’Ue?

Non ci stiamo affidando a Steve Bannon. Siamo semplicemente interessati a un’organizzazione che mette al primo posto l’identità e la storia dei popoli europei. Bannon è un po’ il portabandiera di questo movimento sovranista, che comunque dovrà trovare sponde negli altri Paesi membri perché non siamo un’isola.

Prenderete in considerazione un’alleanza post-voto europeo con il Ppe?

Se i Cinque Stelle si alleano con la Lega non vedo perché noi non possiamo trovare un’intesa con i popolari. Fidesz, il partito di Viktor Orban che tutti demonizzano, fa parte del Ppe, e noi siamo ben contenti di lavorarci insieme. La domanda non è allearsi con chi, ma allearsi per cosa, qual è il modello di Europa che vogliamo. Chiunque abbia voglia di cambiare questa Ue è il benvenuto.

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