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Libia, si riaccendono gli scontri e gli animi. Tregua a rischio?

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Tregua finita a Tripoli? Si trattiene il fiato nella regione libica, dopo che questa mattina due forze ribelli, già protagoniste degli scontri di fine agosto, hanno lanciato missili nella zona sud della capitale. Secondo quanto riferiscono i testimoni al sito web informativo al Wasat, il luogo interessato dal lancio sarebbe quello immediatamente vicino all’aeroporto di Mitiga. Inoltre, il ministro della Difesa del governo di accordo nazionale, il generale Osama al-Juwaili, confermando il sentore diffuso nelle ultime ore, ha affermato come quest’ultima escalation rappresenti “una grave violazione del cessate il fuoco”, invitando tutte le parti a “rivedere le proprie azioni”.

Nel frattempo, iniziano a trapelare informazioni sul nome delle due milizie coinvolte negli scontri di questa mattina: le Forze speciali di deterrenza (Rada), che fanno capo al ministero dell’Interno del governo Serraj e la brigata al Sumud, appartenente al noto miliziano islamista Salam Badi. Quest’ultimo, secondo l’agenzia Nova, avrebbe approfittato dello scontro delle Settima Brigata di Tarhuna con le altre milizie tripoline, per penetrare nei quartieri a sud di Tripoli. Da piccole schermaglie, quindi, nel corso della mattinata si è passati al lancio di granate e colpi di mortaio, allargando la tensione a tutta la zona.

Senza contare che la compagnia elettrica libica ha reso noto che a causa di questi scontri sono state colpite due installazioni elettriche a Hadhba Khadra, provocando un blackout nella parte orientale e meridionale della città.

Un repentino aumento della tensione che giunge in un momento di faticosa ripresa delle trattative, in cui c’è il tentativo, d’altra parte di restituire compattezza e un po’ di sicurezza in più per gli investimenti nel e del Paese. In ultimo, ma solo in ordine di tempo, si è scoperto, attraverso un rapporto Onu, che le aree di Zuwara e Abu Kamash, nell’Ovest della Libia, rappresentano ad oggi le basi di partenza dei contrabbandieri di prodotti petroliferi esportati illegalmente via mare. I prodotti partirebbero dalla raffineria di Zawiya e arriverebbero nei circa 40 depositi di carburante illegali presenti nella zona. Tutto questo per poi essere caricati su piccole imbarcazioni e trasportati su grandi navi per il trasporto definitivo,

E mentre il presidente del Consiglio di Stato, Khaled al Mishri, ha definito “negative” le parole del generale Khalifa Haftar sulle prossime elezioni nel Paese e sulla necessità di “liberare Tripoli”, un passo in avanti sembra mantenere comunque alta la speranza di una soluzione rapida: è prevista, infatti, nonostante gli ultimi scontri, la riapertura dell’aeroporto di Mitiga entro tre o massimo quattro giorni. Il ministero dei Trasporti ha spiegato che sta lavorando per riorganizzare le forze di sicurezza all’interno dello scalo.

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