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No Bannon, sì Le Pen. Così Salvini lancia il Fronte delle Libertà

Contrordine, sovranisti! Matteo Salvini e Marine Le Pen a Roma, dalla sede confederale dell’Unione Generale del Lavoro (Ugl), hanno aperto la campagna elettorale per le elezioni europee del 2019. Invitati a parlare di “Crescita economica e prospettive sociali in un’Europa delle Nazioni”, i due leader rispettivamente della Lega e del Rassemblement National hanno messo in chiaro come intendono conquistare il Parlamento Europeo. Non una lista unica, ma solo liste nazionali, con la possibilità di scegliere candidati comuni per i “ruoli più delicati” come la presidenza della Commissione e dell’Europarlamento. Né tantomeno un fronte guidato da Steve Bannon, l’ex capo stratega di Donald Trump. La prima notizia è della Le Pen: “Voglio chiarire a tutti che Steve Bannon non è un cittadino europeo, è un cittadino americano che ha suggerito di creare una fondazione che offra sondaggi e analisi, ma la forza politica che uscirà dalle elezioni di maggio siamo noi, e noi soltanto” – ha tuonato la francese – siamo estremamente attaccati alla nostra libertà e al sovranismo, che mira a salvare l’Europa”. Una retrocessione in serie B per “The Movement”, la fondazione con cui Bannon vuole costruire un fronte unico sovranista in Europa. L’americano rimarrà dietro le quinte, con buona pace del progetto di un’internazionale in cui lui pure vorrebbe giocare un ruolo di primo piano. La seconda è invece annunciata da Salvini, che lancia “un Fronte delle Libertà per dare sostanza a “un’idea di futuro comune” che duri per “i prossimi 30 anni”. Non è chiaro se si tratti di un nome definitivo, ma già c’è chi parla del “patto delle Botteghe Oscure”. A pochi metri da dove sorgeva la storica sede del Pci i due dioscuri dell’euroscetticismo siglano un’intesa per cambiare l’Ue da cima a fondo.

LA PRUDENZA DI SALVINI

Se c’è un orizzonte comune per le elezioni di maggio non mancano però le divergenze. A cominciare dai toni. Le Pen attacca Bruxelles senza risparmiare insulti e accuse, Salvini ci va cauto, e talvolta è costretto a riprenderla affettuosamente. È il prezzo da pagare per essere vicepremier di un governo di coalizione con un partito che per le europee ha piani ben diversi. Quando viene fuori puntuale il “piano B” per uscire dall’Euro, la n.1 dell’ex Front National apre a un’uscita dalla moneta unica, il leader leghista frena subito: “L’uscita dall’euro non è all’ordine del giorno”. E se Le Pen mette di continuo sotto tiro i popolari, auspicando di archiviare per sempre l’alleanza Ppe-Pse, Salvini si guarda dal nominare gli europarlamentari del partito presieduto da Joseph Daul. Non c’è dubbio, il ministro dell’Interno non può parlare con la stessa libertà della collega francese. Dopotutto in patria deve cercare di tenere in vita, quantomeno per le elezioni regionali e locali, l’alleanza con i popolari itailani di Forza Italia. E poi nel Ppe ci sono ancora i suoi amici Viktor Orban, Sebastian Kurtz e Horst Seehofer. Prima di sparare sui popolari, meglio attendere il congresso di Helsinki a novembre.

LO SPREAD, I MERCATI E SOROS

Piena sintonia invece quando si affronta il tema mercati. Il Def gialloverde ha già ricevuto una bocciatura preventiva dalla Commissione, e fra Bruxelles e Roma continunano a volare stracci. Non che questo preoccupi Salvini: “Se volessi pensar male, penserei che chi sta agitando il fantasma dello spread lo sta facendo perchè un’Italia che torna a correre, a crescere e lavorare non è un’Italia pronta a svendere le sue aziende” esordisce all’incontro dell’Ugl. Poi torna sul mantra n.1 dei sovranisti, il finanziere ungherese George Soros: “Se pensassi male direi che dietro lo spread di questi giorni c’è una manovra finanziaria di speculatori alla vecchia maniera, li abbiamo conosciuti 25 anni fa, alla Soros, che puntano sul crollo di un Paese per comprarsi a saldo le aziende sane e sono tante rimaste in questo Paese”. Ce n’è anche per Juncker e Moscovici, “i nemici europei asserragliati nel bunker di Bruxelles”: “anche loro sono responsabili del perverso modello economico dell’Ue” chiosa Le Pen, che accusa l’Unione di aver abbracciato “la mondializzazione e la globalizzazione selvaggia”.

LO SBEFFEGGIO A MACRON E IL PIANO PER L’AFRICA

C’è spazio per una stoccata a Emmanuel Macron e al suo incontro con Roberto Saviano. “Che tristezza, chi si somiglia si piglia, spero non abbiano fatto un selfie svestiti” ha commentato Salvini strappando una fragorosa risata all’ex sfidante del presidente francese, con una chiara allusione alla polemica intorno a una foto che ritrae Macron con un ragazzo a torso nudo nelle Antille. Contro il manifesto politico per le europee firmato da Macron con Matteo Renzi e Guy Verhofstadt, i sovranisti europei rilanciano “un’Europa che fa poche cose, ma le fa bene”. L’immigrazione è una di queste: “la sinistra ha una visione disumana dell’immigrazione, è convinta che l’uomo è uno strumento e vuole usarlo e metterlo a lavoro appena sbarcato” attacca Le Pen. Le fa eco Salvini annunciando il piano del governo italiano per l’Africa: “La cosa che mi darà più soddisfazione sarà dimostrare ai chiacchieroni della sinistra che noi aiuteremo veramente milioni di africani nella loro terra”.

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