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I timori di Israele per le mosse di Erdogan

israele

Un allarme, nuovo e circostanziato in tre settori nevralgici, che potrebbe essere utile (se ancora in tempo) per prevedere effetti e conseguenze deleterie della politica euromediterranea di Ankara, fatta di strappi e fughe in avanti. Lo ha lanciato il premier di Israele Benjamin Netanyahu a margine dell’utimo vertice sul gas con Cipro e Grecia, ma i cui dettagli sono stati resi pubblici solo oggi.

QUI TEL AVIV

“Erdogan è spericolato e imprevedibile, io sono pessimista, è una contraddizione che un membro della Nato come la Turchia acquisti missili russi S-400. Sono anche preoccupato per l’acquisto degli aerei F-35 dagli Stati Uniti”.

Queste le prime parole del premier israeliano confidate, secondo fonti diplomatiche, al ministro degli esteri cipriota Nikos Christodoulides, con cui si era incontrato per mettere a punti gli ultimi dettagli sui nuovi vettori del gas che coinvolgono anche Egitto e Grecia in chiave Tap e Eastmed.

Secondo Netanyahu “non si possono più sottovalutare” i movimenti di Erdogan nel Mediterraneo orientale, questione che si intreccia fisiologicamente ad altre che corrono sull’asse Washington-Ankara come l’affaire del pastore americano, Andrew Brunson, arrestato due anni fa perché accusato di legami con Fethullah Gulen.

LIRA TURCA

Timori espressi anche sul versante economico-finanziario (“esiste un problema sistemico in Turchia”). Le stesse fonti sostengono che nel corso del vertice celebrato un mese fa, Netanyahu abbia epitetato in maniera molto critica le scelte bancarie di Erdogan reo di “prendere decisioni economiche irrazionali”.

Da Ankara negli ultimi giorni sono rimbalzate le voci di un nuovo piano fiscale 2019-2021 basato su un non meglio precisato riequilibrio economico, che mira a attirare investimenti stranieri per nuovi megaprogetti, gli stessi che nell’ultimo lustro hanno zavorrato i conti pubblici e che sono balzati agli onori della cronaca per lo scandalo corruzione del dicembre 2013.

In quell’occasione mezzo governo fu coinvolto: con l’accusa di corruzione 16 persone vennero arrestate tra cui i figli dell’allora ministro dell’Economia e di quello dell’Interno oltre al direttore generale di Halkbank, la banca controllata dallo stato. Tutti legati a Recep Tayyip Erdoğan e al partito Akp. Ci fu poi un mega rimpasto che permise a Erdogan di uscire dall’angolo.

QUI SIRIA

Le ansie israeliane proseguono anche sul dossier siriano: sul punto Netanyahu ha detto ai ministri degli esteri di Grecia e Cipro che, all’indomani dell’accordo di riconciliazione con la Turchia due anni fa, i suoi avevano intrecciato un canale di comunicazione costante (due volte al mese) con il consulente più vicino Erdogan, Ibrahim Kalin.

“Ma oggi non abbiamo più scambi di informazioni con la Turchia sulla Siria”. E per questo teme una mossa turca avventata, tanto sulla Siria quanto sugli equilibri mediterranei. Mossa che potrebbe essere incorniciata nell’ultima dichiarazione pubblica di Erdogan sulla Siria, ovvero propenso ad una nuova operazione attraverso il confine nella Siria settentrionale, in zone detenute da combattenti curdi siriani.

Messaggi che soffiano sul fuoco delle polemiche, dettate dalla volontà turca (ma anche russa) di espandere le operazioni militari proprio in quelle aree ad est del fiume Eufrate detenute dai curdi siriani sostenuti dagli Stati Uniti. Ecco le sue parole durante una cerimonia militare: “A Dio piacendo, molto presto lasceremo nidi di terrore a est dell’Eufrate”.

GAS E ZEE

Netanyahu non ha mancato di far trasparire tutto il proprio disappunto per un’altra questione propedeutica allo sviluppo del dossier idrocarburi nel Mediterraneo orientale: ovvero i possibili movimenti turchi durante la perforazione nei prossimi mesi nei blocchi della Zona economica esclusiva di Cipro, già assegnati con regolare gara internazionale a top player come Exxon, Total ed Eni su cui il Pentagono ha steso “un ombrello” protettivo non da poco.

Il riferimento è alle minacce (reiterate) di Ankara nel voler procedere a perforare in prossimità della Zee cipriota dove, da cinque anni, staziona la nave turca Barbaras con il precedente (mai confermato né smentito) di un missile turco partito contro una nave italiana nel luglio 2013.

Nell’ultimo semestre si è registrato un inasprimento dei rapporti tra Israele e Turchia, con le parole dure dello scorso aprile rivolte da Netanyahu a Erdogan: “Erdogan non è abituato a parlare, deve cominciare ad abituarsi. Colui che ha occupato il nord di Cipro e le regioni kurde e massacra i cittadini in Africa non deve insegnarci morale e valori”. E in quell’occasione lo definì “macellaio” dopo che Erdogan in diretta tv lo aveva accusato di essere “un terrorista” in occasione degli episodi di repressione a Gaza.

twitter@ImpaginatoTw

 

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