“Roma non ha tradito i principi su cui si fonda la nostra vicinanza a Kyiv, ma li ha declinati in maniera più che responsabile. L’avallo Onu? Potrebbe prevedere una serie di attori anche esterni all’Ue, come Turchia, Cina e Brasile. Un’operazione sul terreno anche di truppe europee? Richiederebbe comunque uno stretto coordinamento con gli Stati Uniti in termini di raccolta di dati di intelligence e di protezione antiaerea e antimissile”. Conversazione con l’esperto diplomatico, già ambasciatore d’Italia presso l’Ocse, alla Nato, in Libano, Gabriele Checchia
Francesco De Palo
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Accordo Armenia-Azerbaijan. Quali scenari tra Caucaso, Mar Nero e Mediterraneo
La mossa di Rubio sulla bozza di accordo tra Armenia e Azerbaijan è un elemento che può cambiare le carte in tavola dell’intera area, su cui si aspetta a questo punto una iniziativa europea per chiudere il cerchio. Nel mezzo le relazioni europee con Yerevan e Baku, le mire di Erdogan, il ruolo del dossier energetico (gli azeri sull’Ilva). L’Italia nei primi due mesi del 2025 si è affermata come il primo partner commerciale dell’Azerbaigian, coprendo oltre un quarto del fatturato commerciale totale del Paese
Energia, industria, difesa. Gli intrecci sulle terre rare su cui lavorano Roma e Bruxelles
Per la prima volta la Commissione Ue ha avallato 47 progetti strategici per potenziare le capacità nazionali di materie prime strategiche. Il vantaggio (anche se in ritardo) è comunque doppio: da un lato si rafforza finalmente la filiera europea delle materie prime diversificando le fonti di approvvigionamento, dall’altro si accresce la “voce geopolitica” dell’Ue che così può programmare azioni industriali slegate dalla dipendenza esterna
Piano Mattei e Global Gateway, così Italia e Ue si espandono
La visita in Italia del Commissario per i partenariati internazionali dell’Unione europea mette in risalto la sinergia esistente tra i due progetti che puntano ad espandere l’influenza globale dei due soggetti che li hanno promossi. Oggi il continente africano è diventato un centro geopolitico di primissimo piano e la vacatio europea degli ultimi due lustri non può che essere sanata da una nuova forma di progettualità. Tramite il Piano Mattei, e quindi una visione non predatoria, il governo italiano intende rafforzare il proprio di ponte tra Europa e Africa
Garanzie, Nato e cereali. Quante partite dentro il cessate il fuoco per l'Ucraina
Giovedì i volenterosi discuteranno a Parigi del possibile invio di truppe, ma si fa largo l’ipotesi lanciata da Roma sulle garanzie di sicurezza (e ripresa da Witkoff). Nel mezzo le mire francesi, i tentennamenti dei militari su Starmer (che al contempo pensa al post-Brexit) e il blackout diplomatico di Gedda. Loperfido (Fdi): “Se si tratta di garanzie difensive allora non c’è nessun motivo per cui Mosca dovrebbe preoccuparsene”
Non solo Ucraina, perché nel Balcani si gioca il derby Occidente vs Cina
Oggi il rischio nei Balcani si chiama Cina, dove sono in essere i contratti Bri che spesso includono clausole che consentono ai Paesi di cedere asset, come i diritti su un porto marittimo, invece di rimborsi in contanti sui prestiti. Tali condizioni hanno portato molti soggetti a paragonare il programma in questione a una vera e propria trappola del debito. Uno scenario che è retrocesso “comunicativamente” in secondo piano a causa della guerra in Ucraina, ma che deve procedere politicamente di pari passo alla cosiddetta riunificazione dei Balcani, obiettivo europeo a cui anche l’Italia lavora
Sì da Witkoff alle garanzie di sicurezza per Kyiv. Si fa strada la proposta Meloni
Come osservato da Giorgia Meloni in occasione delle comunicazioni alle Camere di qualche giorno fa, l’idea italiana formulata ai partner europei e occidentali prevede l’attivazione di garanzie di sicurezza, tra l’Ucraina e le nazioni che intendono sottoscriverle, sul modello del meccanismo previsto dall’articolo 5 del Trattato Nato, senza che questo implichi necessariamente l’adesione di Kyiv all’Alleanza Atlantica. Stessa posizione espressa dall’inviato di Trump
Volenterosi, ora anche Macron rallenta. La proposta Meloni e la cornice Onu
Meglio una cornice “istituzionale” all’invio di truppe degli stati membri? Se ne sta parlando e sarà il tema centrale al vertice del 27 marzo di Parigi, a dimostrazione che i dubbi di Meloni erano fondati (“una proposta molto complessa, rischiosa e poco efficace”). Ciò che emerge dopo il Consiglio europeo è la consapevolezza che l’accelerazione di Starmer potrebbe non funzionare
Serbia, la crisi politica e sociale rischia di bloccare i Balcani?
Chi soffia sul vento della destabilizzazione in un momento già altamente complesso? Cosa rischia l’area balcanica rispetto ad una nuova crisi che va sommata a quella “silenziosa” della Bosnia? Belgrado sembra essere finita in una spirale di caos, dopo che il Parlamento ha preso atto delle dimissioni del governo e dopo che il presidente Aleksandar Vucic ha aperto a un suo passo indietro per la questione del cannone acustico
Sicurezza comune prima del riarmo. La posizione italiana al consiglio Ue
Collante con gli Stati Uniti e pragmatica sul progetto “difesa”, che deve precedere il riarmo. La posizione che Giorgia Meloni porterà al Consiglio europeo ricalca il ruolo di ponte che Roma ha tra Washington e Bruxelles, anche per stemperare il rischio che si metta in discussione quel pilastro chiamato euroatlantismo