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Alta tensione nel Mar d’Azov. Rischio esclation tra Russia e Ucraina

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Nel Mar Nero, tra Kiev e Mosca, la situazione resta di difficile risoluzione. Il comandante della Marina ucraina, il viceammiraglio Ighor Voronchenko, ha fatto presente che se la situazione dovesse degenerare, anche attraverso la confisca da parte della Federazione russa delle piattaforme petrolifere ucraine nell’area, l’escalation sarebbe inevitabile. “Assistiamo già a interrogatori rivolti ai capitani delle navi quando vascelli ucraini o con bandiera straniera si dirigono verso i porti del Mar Nero. I comandanti delle navi hanno il diritto di non fornire risposte esaustive sul contenuto portato e su dove sono diretti, ma molti di loro rispondono”, ha specificato Voronchenko all’agenzia stampa Unian.

D’altra parte, sempre l’Ucraina non esclude neppure che la Russia possa provare a creare un “corridoio” verso la Crimea. Serhiy Nayev, comandante dell’operazione delle Forze congiunte dell’Ucraina (Jfo), in un’intervista all’emittente Bbc Ucraina ha dichiarato riguardo: “Oggi dobbiamo prendere in considerazione una minaccia di questo tipo. Al fine di impedirla, portiamo avanti dei lavori di pianificazione e di valutazione dell’interazione fra le Forze armate, inclusa quella sul mare. Le manteniamo in costante stato di allerta, tramite ispezioni ordinarie e a sorpresa”.

LA MOZIONE DEL PARLAMENTO UE

Già nei giorni scorsi, il Parlamento europeo aveva adottato una risoluzione in cui si chiedeva ai Paesi membri di estendere le misure restrittive contro Mosca, qualora le tensioni nell’area marittima fossero aumentate. Una richiesta alla quale ne faceva seguito anche un’altra: l’istituzione di un inviato speciale e per la Crimea e il Donbass che potesse operare anche sul Mar d’Azov. Una mossa che, tuttavia aveva riscosso polemiche sul fronte russo: “Credo che coloro che hanno sostenuto la risoluzione non sappiano dove si trovi il Mare d’Azov e quale sia il suo status, ovvero di come sia differente da quello dell’Oceano Atlantico o del Mar Mediterraneo”, aveva infatti risposto Alexei Chizhov, rapprentante permanente per la Federazione russa nell’Unione europea, a Verona per il Forum economico eurasiatico.

LE PAROLE DI POROSHENKO

La mozione presentata al Parlamento europeo, comunque, ha riscosso il favore del presidente ucraino Petro Poroshenko.”Ringrazio i deputati europei per aver chiesto nuove sanzioni mirate, a causa delle azioni aggressive della Russia nel Mare d’Azov e nello Stretto di Kerch. Spero nell’attuazione pratica di queste iniziative da parte delle istituzioni Ue e dei paesi membri dell’Unione europea”, ha scritto Poroshenko. Una situazione che, in ogni caso, merita secondo l’organo Ue, una maggiore attenzione, soprattutto “visto il crescente potenziale di conflitto alle porte dell’Europa, con evidenti e ampie implicazioni di sicurezza per l’Ue e i suoi paesi membri”, ha continuato il presidente ucraino.

LA STRATEGIA UCRAINA

Una linea, quella seguita dall’Ue, che fa seguito alla strategia ucraina sul campo, il governo di Kiev aveva già annunciato in precedenza, infatti, l’intenzione di creare una base navale nel Mar d’Azov. “La creazione di una base navale ucraina ne Mar d’Azov metterà pressione sulla Russia e la porterà a fare concessioni, anche sulla questione della Crimea”, aveva dichiarato il generale ucraino Vasily Bogdan alla rivista online ucraina Obozrevatel. E ancora: “L’Ucraina sarà in grado di creare una struttura adeguata sotto forma di base navale, che costituirà un serio avversario della Russia nel Mare d’Azov”. Sempre secondo Bogdan, la creazione di tale base potrebbe influenzare l’attuazione degli accordi di Minsk e costringerebbe la Russia a “uscire dalla Crimea”. In questo caso, secondo Bogdan, gli Stati Uniti aiuteranno Kiev.

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