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La pace nello Yemen è possibile. E gli Usa ringraziano

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I colloqui in Svezia per la pace in Yemen raggiungono risultati importanti. E raccolgono i feedback positivi su diversi fronti. Prima di tutto dagli Stati Uniti, che si sono congratulati con i partecipanti delle consultazioni svedesi per aver compiuto progressi su iniziative cardine come il cessate il fuoco e il ritiro delle forze da Hodeidah, gli scambi di detenuti e l’apertura di corridoi umanitari nella città di Taiz. Passi in avanti considerevoli che si sono scontrati anche con i dissidi interni alla politica americana: dal Senato Usa, infatti, è arrivata una doppia bocciatura alla politica di sostegno del presidente Donald Trump all’Arabia Saudita. Insieme, anche, all’approvazione della mozione per mettere fine alla partecipazione alla guerra.

D’altra parte anche Garrett Marquis, portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, ossia dell’organo della Casa Bianca che cura, tra gli altri, proprio il dossier sul conflitto in Yemen, ha sottolineato, attraverso un tweet, la positività dell’intesa raggiunta: “Sono molto lieto di constatare i progressi concreti delle consultazioni in Svezia, compreso l’accordo su un quadro iniziale per i negoziati e le Cbm. È giunto il momento che gli yemeniti scelgano la pace. Si è trattato di un primo passo fondamentale e attendiamo con ansia progressi continui”.

Anche Ammar al Hakim, leader sciita iracheno a capo della nuova Coalizione per la riforma e la ricostruzione, ha espresso ottimismo sulla risoluzione della lunga crisi in Yemen. Il leader, che si è detto “profondamente convinto che il dialogo sia il modo più efficace, breve e sicuro per risolvere le divergenze”, ha esortato le parti in Yemen a “compiere ogni sforzo per completare il percorso” avviato con l’accordo raggiunto ieri, “abbandonando la logica del potere e trovando un compromesso per il bene di tutti”.

L’Egitto, poi, attraverso le parole del ministero degli Esteri ha definito “importante e fondamentale” il passo in avanti compiuto ieri per raggiungere “una soluzione politica globale, secondo la risoluzione 2216 delle Nazioni Unite”. Questo ha inoltre sottolineato la necessità di portare avanti lo “spirito positivo” e l’impegno delle parti yemenite per “attuare quanto concordato”, al fine di alleviare le difficoltà” del popolo yemenita nostro fratello”.

I colloqui di pace, organizzati in una località della Svezia a circa 50 chilometri dalla capitale Stoccolma il 29 novembre e terminati ieri, potrebbero essere, a questo punto, un primo effettivo passo per mettere fine al conflitto ancora in corso nel Paese. Durante la giornata conclusiva dei colloqui a cui ha partecipato il segretario dell’Onu Antonio Guterres, le delegazioni hanno dunque raggiunto un accordo di massima che apre un nuovo scenario, anche a livello internazionale. L’accordo, infatti, è stato preceduto da un’intesa per la riapertura dell’aeroporto internazionale di Sana’a e per riprendere le esportazioni di petrolio e gas. Insieme anche alla decisione di fissare il 20 gennaio come data preliminare per un possibile scambio di prigionieri, almeno 15mila persone tra forze governative e miliziani Houthi.

Sempre gli Usa, poi, attraverso il comunicato rilasciato dal Dipartimento di Stato si esprimono così: “Sebbene molti dettagli restino soggetti a ulteriori discussioni, queste consultazioni tra il governo della Repubblica dello Yemen e gli Houthi hanno segnato un primo passo decisivo. Tutte le parti hanno l’opportunità di sfruttare questo impulso e migliorare la vita di tutti gli yemeniti. Andando avanti, tutti devono continuare ad impegnarsi, alleviare le tensioni e cessare le ostilità in corso. Questo è il modo migliore per dare a queste e future consultazioni la possibilità di avere successo”.

E poi ancora: “Gli Stati Uniti ringraziano l’inviato speciale delle Nazioni Unite Martin Griffiths per la sua leadership su questi sforzi, il suo continuo ottimismo e la sua capacità di ispirare la riconciliazione. Ringraziamo anche il governo svedese per l’ospitalità, così come i governi di Kuwait, Oman, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e molti altri che hanno contribuito a facilitare e sostenere le consultazioni”. In sostanza, è opinione comune quello che chiaramente è stato espresso dagli Stati Uniti: “Il lavoro da svolgere non sarà facile, ma abbiamo visto quello che da molti è stato considerato improbabile comincia a prendere forma. La pace è possibile. La fine di queste consultazioni può essere l’inizio di un nuovo capitolo per lo Yemen”.

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