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Sulla Tav il match con la Francia non è chiuso. Parla Zecchini

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La partita sulla Tav non è chiusa, anzi, forse è appena cominciata. La ferrovia ad Alta Velocità che dovrebbe collegare Torino a Lione non è meno lunga dell’iter che porta al suo compimento. All’orizzonte ci sono almeno tre o quattro mesi buoni prima di arrivare a una decisione finale sull’infrastruttura che la Lega vuole e di cui invece il Movimento Cinque Stelle punta a fare a meno. Ne è più che convinto l’economista in forza all’Ocse, Salvatore Zecchini, che interpellato da Formiche.net traccia una road map per le prossime settimane. Domanda da un milione, che cosa succederà tra Italia e Francia se non si supererà lo stallo?

“Tanto per cominciare la decisione sulla Tav non si può rinviare sine die, per il semplice motivo che ci sono in ballo miliardi di euro e tantissimi posti di lavoro. Non è possibile insomma, non decidere. Tuttavia credo che sia la Francia, sia l’Italia vogliano salvare la faccia. Parigi come Roma non vogliono accollarsi il fallimento della Tav. Il fatto è che a tutti e due i Paesi serve una giustificazione che possa motivare una scelta, buona o cattiva che sia”, spiega Zecchini. “Per esempio, per quanto riguarda l’Italia, tale giustificazione potrebbe arrivare con un referendum. Se il governo non sa decidere allora lo faccia il popolo. In questo modo ogni decisione politica sarebbe imputabili a un’esplicita volontà popolare”.

C’è però una seconda via di uscita secondo Zecchini, più stretta però rispetto alla consultazione popolare. “Si potrebbe dire di sì all’avvio dei bandi, ma facendo procedere i lavori a rilento. In questo la stessa Lega potrebbe uscirne abbastanza bene e attendere le elezioni europee. Dalle quali, non dimentichiamolo, dipendono i futuri equilibri del governo e dunque anche il peso nella decisione sulla Tav”. Dunque secondo l’economista la partita non è chiusa. “Credo che sia nei fatti partito un lungo negoziato con la Francia, che dovrà tenere anche di un’altra variabile: se l’Ue, come sembra di capire in queste ore, ha intenzione di accollarsi il 50% del costo dell’opera, piuttosto del 40%, questo potrebbe spingere il M5S ad accettare perché la loro posizione è ‘spendiamo i soldi in altro modo’. Se non altro potrebbe favorire un’ulteriore interlocuzione tra Italia e Francia”.

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