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No pasarán. La chiamata alla resistenza di Cesa (Udc) contro i sovranisti

Non è un invito a salire sui monti ma poco ci manca. Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc e candidato alle elezioni europee con Forza Italia per la circoscrizione Sud, parla di “resistenza”. Contro chi? I sovranisti, ovviamente. Lo scudo crociato, dice lui, ha una ricetta per un’Europa popolare, dei fatti e non delle parole. Ça va sans dire, strizza un occhiolino all’elettorato cattolico. Però “senza tirar fuori rosari e vangeli”.

Cesa, che effetto vedere il suo nome accanto a quello di Silvio Berlusconi. E i vecchi dissapori?

Li abbiamo messi da parte, è il momento della resistenza. L’Italia e l’Europa vivono una situazione difficile, la vera partita è contrastare populisti e antieuropeisti.

Come?

Con la responsabilità. Abbiamo deciso di unire tutte le forze che si riconoscono nell’unico grande partito democristiano europeo il Ppe.

Ma il Ppe ha governato in Europa tutti questi anni. Come lo spiegate a un elettore che voi siete il nuovo?

Noi siamo la tradizione e la concretezza. Abbiamo visto in Italia a cosa porta il nuovo: a nulla. Rivendichiamo i risultati ottenuti in Europa in questi anni, che purtroppo sono stati mal raccontati.

E difendete anche personaggi che da queste parti sono poco popolari. Le faccio un nome: Jean-Claude Juncker.

Juncker, che Salvini ha definito “un ubriacone”, è il signore che nel 2014 ha dato vita a un piano di investimenti nelle infrastrutture di 350 miliardi di euro.

Eccone un altro: Manfred Weber. Il bavarese ha le carte in regola per arrivare in cima alla Commissione Ue?

Weber è una persona normale, semplice, un vero democristiano. È uno serio, la politica della concretezza contro la politica delle parole che va tanto oggi.

Siamo sicuri che in questo Ppe ci sia ancora spazio per Berlusconi?

Forza Italia e Udc sono molto rispettati. Abbiamo già dimostrato di avere un peso non indifferente quando abbiamo fatto eleggere Antonio Tajani presidente del Parlamento Ue. Ho partecipato a decine di incontri riservati con i vertici del Ppe e posso garantire che Berlusconi gode di grande autorevolezza.

Perché l’euroscetticismo continua a crescere se in questi anni in Europa è andato tutto bene?

L’euroscetticismo è nato da una profonda crisi economica generata nel mondo della finanza americana e poi abbattutasi sul Vecchio Continente. Noi abbiamo cercato di rispondere alle emergenze con la concretezza e i risultati sono arrivati. Fino a sette, otto mesi fa l’Italia cresceva dell’1,2-1,3%, poi è arrivato questo governo.

Neanche sulle politiche migratorie c’è da fare un mea culpa?

La nostra posizione è sempre stata netta. Assieme a Tajani e al Ppe abbiamo varato un piano per la redistribuzione dei migranti all’Europarlamento. Purtroppo è stato bloccato al Consiglio

Quindi è un problema di governance.

Esatto. L’Europa è un’incompiuta. Ci impieghiamo quattro, cinque mesi a prendere una decisione quando nel resto del mondo Trump, Putin e Xi lo fanno in poche settimane. Se il Consiglio avesse approvato quel piano sull’immigrazione l’Italia non si sarebbe trovata così esposta. Per questo vogliamo aumentare i poteri dell’Europarlamento.

Ancora una volta alle urne ci sarà lo scudo crociato. Ci sono altri che guardano all’elettorato cattolico con rosari e vangeli.

Ognuno fa quel che vuole. Io vado in Chiesa ogni domenica e prego, non mi metto a esporre rosari in piazza. Sono tecniche di comunicazione indecenti, non abbiamo mai usato la fede per fare politica.

Insomma, su Salvini a Piazza Duomo la pensa come la Cei.

Io penso semplicemente che qui c’è chi vuole sostituire l’autorità ecclesiale con i rosari in mano. Come a dire: “i valori cristiani li difendo io e non il Papa”. Ecco, noi siamo diversi.

Un pronostico: i sovranisti faranno il botto alle urne?

Ne dubito. Faranno certamente di più di quanto non abbiano fatto fino ad oggi, ma credo poco a questo mito del blocco sovranista. È un mosaico di forze politiche completamente diverse, che vogliono fare gli interessi esclusivi dei loro Paesi di appartenenza. Non hanno le carte per governare una volta eletti.

Cosa insegna il caso Strache sui sovranisti?

Che con i neofascisti e i neonazisti è meglio non allearsi. Non possiamo tornare a settant’anni fa. Sono stati commessi immani disastri, il Novecento ha visto settanta milioni di morti. Per fortuna tre grandi uomini come Alcide De Gasperi, Robert Schuman e Konrad Adenauer hanno interrotto quel ciclo di orrori e immaginato un’Europa unita. Siamo fieri di avere loro come punti di riferimento.

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