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Il consiglio dei ministri su Siri costa all’Italia 12 punti di spread

I mercati ci osservano, senza toglierci gli occhi di dosso nemmeno per un minuto. Per accorgersene è bastato fare un piccolo esperimento, questa mattina. Il differenziale Btp/Bund, che ogni giorno misura la sostenibilità del nostro debito pubblico, ha aperto la seduta odierna a 262 punti base e con un rendimento sul Btp a dieci anni al 2,59%. Alle 11 quando si è riunito il Consiglio dei ministri per discutere, tra le altre cose, del caso Siri (il premier Giuseppe Conte ha firmato la revoca dell’incarico), lo spread si era portato sui 265 punti base.

Poi, non appena hanno iniziato a circolare le prime indiscrezioni sul dibattito, lo spread è letteralmente esploso. 270, 275 fino a 277 punti base, con un tasso sul decennale al 2,69%. Si è trattato dei valori massimi da febbraio, vale a dire da tre mesi a questa parte. Infine, una volta chiuso il caso e revocato l’incarico a Siri, lo spread ha ripiegato a 270 punti base per poi chiudere a 266. Si badi bene, stiamo parlando di un valore che solo rispetto a ieri è maggiore di 8 punti. E che comunque rimane immensamente elevato rispetto ai 13o punti base di maggio 2018, quando ancora non esisteva il governo gialloverde.

La nuova impennata odierna è certamente figlia della batosta rimediata ieri con l’Europa, che ha da una parte ulteriormente limato le stime sul Pil (qui il commento rilasciato a Formiche.net dell’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan), dall’altro previsto un aumento del nostro deficit. Ma è certo che i mercati continuano a tenerci d’occhio, come dimostra l’andamento odierno dello spread e soprattutto a non gradire le liti tra i due azionisti di governo, Movimento Cinque Stelle e Lega. Da ieri a oggi lo spread ha guadagnato come detto tra gli otto e dieci punti base e questo solo per una riunione del Consiglio dei ministri.

Con un tale livello di rendimento, tra i più elevati in Europa e che secondo i calcoli di Bankitalia può costare fino a quattro miliardi di euro in due anni in interessi, un nuovo scontro diretto simile a quello sull’ormai ex sottosegretario, avrebbe conseguenze nefaste per il Paese. Più sale la spesa per mantenere sostenibile il nostro debito e più sarà difficile per il governo trovare le risorse necessarie per le altre misure, perché i miliardi che dovrebbero servire anche solo a garantire i nostri servizi se ne andrebbero per pagare le cedole a chi ci compra titoli. E domani lo spread cosa farà?

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