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Anche il Congresso americano contro MBS. Il voto che blocca le vendite di armi volute da Trump

La massima pressione voluta da Donald Trump sul regime di Teheran non ha convinto il Congresso. Con un voto bipartisan, il Senato americano ha approvato il blocco alle nuove vendite di armamenti destinati all’Arabia Saudita, giustificate dal presidente con l’esigenza di contrastare le accresciute pressioni iraniane. La notizia arriva dopo lo stop impresso dalla Corte d’appello di Londra al governo britannico.

I NUOVI ACCORDI

La Casa Bianca aveva annunciato solo un mese fa ulteriori vendite (22 in tutto) a Riad per un totale di 8,1 miliardi di dollari, per lo più in munizionamento destinato a diversi assetti. Erano rivolte anche agli altri Paesi della coalizione a guida saudita, a partire dagli Emirati Arabi. L’autorizzazione era arrivata da Trump con l’imposizione di una notifica di emergenza sulla normativa relativa al controllo delle esportazioni, spiegata dall’amministrazione con l’esigenza di accelerare, in ottica anti-iraniana, il supporto agli alleati. Ora però, ecco lo stop impresso dal Senato, con un voto bipartisan alla prima delle tre risoluzioni in cui le 22 autorizzazioni sono state separate.

LA POLITICA USA

Il New York Times rintraccia l’appoggio repubblicano all’iniziativa dem più nell’opposizione al tycoon che nell’obiettivo di colpire Mohammed bin Salman. Nei legislatori del partito del presidente sarebbe infatti montata da mesi una certa insoddisfazione per le modalità da lui adottate, con il ricorso spesso a procedure tese a scavallare il processo. Così è stato nel caso del veto posto lo scorso aprile a una simile iniziativa legislativa che prevedeva di tagliare l’assistenza militare all’Arabia Saudita per il coinvolgimento nella guerra in Yemen.

IL PUNTO DEI DEM

Da parte dei democratici l’opposizione è invece più radicata, e rivolta proprio al dossier saudita. L’ipotesi di bloccare gli accordi militari era emersa dopo l’uccisione, lo scorso ottobre, del giornalista Jamal Khashoggi. Tra l’altro, ai dem non è piaciuta la demolizione approntata dall’amministrazione Trump nei confronti dell’accordo nucleare iraniana.In ogni caso, il nuovo blocco alle vendite saudite passerà ora alla Camera, dove è previsto un altro supporto bipartisan. Poi, si preannuncia il nuovo veto di Trump, per nulla incline a far passare una legislazione che assesterebbe un duro colpo alla “massima pressione” voluta nei confronti di Teheran, soprattutto dopo l’escalation degli ultimissimi giorni.

IL DIBATTITO TRA I REPUBBLICANI

C’è comunque un’ala del partito repubblicano che resta vicina a Donald Trump sul dossier saudita. La linea è d’altronde quella del segretario di Stato Mike Pompeo, vero artefice dell’apposizione della clausola di emergenza sulle 22 nuove autorizzazioni. Tra i senatori che appoggiano tale linea c’è Mitch McConnell del Kentucky, leader della maggioranza nell’aula più alta di Capitol Hill. McConnel ha riassunto così la questione: “Il dilemma è se scagliarci contro un partner imperfetto e minare così i nostri sforzi per costruire cooperazione, contenere l’Iran e raggiungere altri obiettivi importanti, o se piuttosto mantenere i rapporti con i nostri partner imperfetti e ricorrere alla nostra influenza”. Un riassunto della questione che non è bastato ad altri repubblicani come il senatore Lindsey Graham, che così ha ribattuto: “Sebbene capisca che l’Arabia Saudita sia un alleato strategico, il comportamento di Mohammed bin Salman non può essere ignorato; non è il momento di fare affari come al solito con Riad”.

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