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Il governo è messo male, Conte vuole togliere ogni alibi. Parla Massimo Franco

La tregua è terminata. Ammesso che ve ne fosse una. L’appello all’unità del presidente Giuseppe Conte è caduto nel vuoto. Il battibecco fra Lega e Cinque Stelle è ripreso quasi in contemporanea al discorso del premier, sulle bacheche facebook dei rispettivi leader. Poi un incidente al Mit, l’ennesimo, sul decreto sblocca cantieri. Ripartono le stilettate, e le parole dell’avvocato suonano già lontane. “Siamo di fronte a un cortocircuito – sentenzia Massimo Franco, firma di punta del Corriere della Sera, in libreria con una nuova biografia di Giulio Andreotti, “C’era una volta Andreotti. Ritratto di un’uomo, di un’epoca e di un Paese” (Solferino).

Che impressione le ha fatto Conte in conferenza stampa?

L’ho visto molto preoccupato. Il presidente del Consiglio ha preso atto che è finita una fase e che deve lui farsi promotore di un cambio di passo, in raccordo con il Quirinale.

Vincoli europei, stabilità, richiami alla prudenza. Conte è passato ufficialmente al partito del Quirinale?

Non so se esiste un partito del Quirinale. Non ci sarebbe comunque nulla di male se un presidente del Consiglio e un presidente della Repubblica andassero d’accordo. In questo Paese fino a prova contraria serve stabilità. Il problema non è essere iscritti al “partito di Mattarella” ma avere un governo che governi e possibilmente non porti l’Italia a sbattere contro l’Europa.

Questa conferenza è suonata come un certificato di esistenza. Non è indicativo dello stato di salute del governo?

Il governo è messo molto male. Quando un presidente del Consiglio è costretto a dire in pubblico che i due suoi unici alleati devono far capire le loro intenzioni, è evidente che c’è un cortocircuito. Conte vuole togliere ogni alibi, sa che sono in corso giochi coperti per terremotare l’esecutivo. Non si aspettava una sconfitta così bruciante del Movimento Cinque Stelle alle europee.

È passato un anno da quando l’avvocato ha varcato la soglia di Palazzo Chigi. Che bilancio si può fare?

Conte è vittima del ruolo che ha accettato fin dall’inizio, quello di garante di un contratto siglato da due forze politiche molto eterogenee. Ha avuto il merito di riuscire a strappare in Europa lo scorso dicembre un compromesso sui conti pubblici, non sarei così sicuro che gli permetteranno di farlo anche quest’anno.

Pochi giorni fa è arrivato un endorsement inaspettato dal papa. Questo premier piace alla Chiesa?

Sicuramente le parole di papa Francesco hanno fatto piacere al premier. Dubito che questo possa avere effetti sul piano elettorale. Non mi pare che gli interventi del Vaticano abbiano finora avuto contraccolpi apprezzabili alle urne, semmai è successo il contrario.

Torniamo al governo. Ieri sera c’è stato un altro casus belli al Mit sullo sblocca cantieri. Chi cerca l’incidente?

La reazione della Lega è stata talmente immediata da far pensare che Conte abbia toccato un nervo scoperto. Mi sarei aspettato maggiore indifferenza, e invece…

Non che i Cinque Stelle abbiano scelto di tenere un basso profilo…

Di certo non vogliono tornare alle urne. Sanno benissimo che la loro rappresentanza parlamentare si dimezzerebbe. In verità entrambi gli alleati sono divisi sulle elezioni anticipate, esistono forti pulsioni centrifughe all’interno delle due forze di maggioranza.

Nel frattempo un nuovo centrodestra prende forma. Forza Italia è in un vicolo cieco e c’è chi, come Giovanni Toti, ha già le valigie pronte. Salvini andrà all’incasso?

Salvini è una persona molto abile, conosce la differenza fra elezioni europee e politiche. Non credo voglia intervenire di persona nella querelle interna a Forza Italia. Le manovre di Toti certificano lo smottamento del blocco elettorale berlusconiano. Il leader leghista dovrebbe avere la lungimiranza di aspettare che questo processo si completi e restare a guardare. Fino ad oggi questa strategia ha pagato.

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