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Se la Lega vuole governare (davvero) chieda un Conte bis

Lo stato d’animo di molti ministri della Lega è ben descritto oggi da Francesco Verderami sul Corriere della Sera, come sempre tra i più attenti (ed informati) delle cose di palazzo. Uno stato d’animo che è presto riassumibile: alla Lega non conviene allungare la vita al governo poiché l’alleanza con il M5S è faticosissima da gestire, per molti versi insopportabile nella quotidianità e, per giunta, scarsa nella produzione di risultati.

L’affresco di Verderami vede concordi i ministri Bongiorno, Centinaio, Stefani e Fontana, tutti alle prese con difficoltà quasi insormontabili nei rapporti con l’alleato e vede in Giancarlo Giorgetti (la cui insofferenza ha avuto negli ultimi mesi diverse occasioni di evidenza pubblica) la punta di diamante di una sorta di “pensiero unico” a matrice leghista: quello del ritorno alle urne il prima possibile. Su questo stato d’animo collettivo dei ministri leghisti però peserebbe come un macigno l’incertezza di Salvini, per ora tutt’altro che convinto di mandare tutto all’aria.

Cerchiamo allora di fare un passo avanti, provando ad andare alle ragioni di fondo di questo malessere. Ebbene esso è sì motivato, ma in larga misura figlio delle decisioni proprio della Lega e del suo leader. È infatti del tutto evidente che il partito di Salvini ha un peso nel governo troppo leggero rispetto al proprio ruolo politico, situazione che era già tale alla formazione dell’esecutivo ma che si è acuita nel tempo con il passaggio alla Consob di Paolo Savona e, ancor di più, con i risultati del 26 maggio.

E qui c’è un tema grosso come una casa, tema che riguarda innanzitutto il modo della Lega di stare al governo prima ancora dei suoi rapporti con l’alleato. Già, perché gli equilibri nella compagine ministeriale sono tali anche per volontà della Lega, proprio quella Lega che lamenta scarsa incisività nelle scelte di governo (in primis quelle con effetti di tipo economico).

Ma come si può pretendere di indirizzare la politica economica (intesa nel senso più allargato) se il premier è un tecnico di area M5S, il ministro dell’Economia un tecnico e basta e quello del Lavoro e dello Sviluppo Economico è il capo dell’altro partito, di cui sono espressione anche i ministri della Salute, della Difesa e delle Infrastrutture, cioè i principali dicasteri di spesa? Semplicemente non si può, perché è contro le leggi elementari della politica.

Quindi il senso di impotenza diffuso nello stato maggiore leghista è in buona parte colpa della Lega medesima e del suo modo di stare al governo, tanto è vero che nessuno lamenta mancanza di concretezza in materia d’immigrazione, guarda caso proprio la delega di cui è titolare Salvini.

Quindi le chiacchiere stanno a zero: se la Lega vuole governare deve agire per cambiare radicalmente la composizione del governo. Se non lo fa vuol dire che ha altro per la testa.

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