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Tutti i rischi per Ue e Turchia nella crisi del gas di Cipro

Da un lato Cipro teme che la vacatio di potere a Bruxelles possa essere interpretata da Erdogan come una falla nel sistema di euro governo. Dall’altro la Turchia si sta infilando in un vicolo che potrebbe essere cieco, dal momento che Exxon, Eni e Total agiscono nel perimetro del diritto internazionale, al contrario di Ankara. Ecco lo scenario nel Mediterraneo orientale sulla crisi del gas a Cipro, dove gli appetiti turchi si orientano anche alla riunificazione (con vista gas).

QUI TURCHIA

Il governo Erdogan non cambia idea: sul gas a Cipro, nonostante le sue attività di perforazione nella Zee cipriota siano contrarie alla legge, al pari di quelle annunciate al largo dell’isola greca di Kastellorizo, non vuole perdere la straordinaria (ma illecita) occasione di partecipare allo sfruttamento del gas, presente copioso nelle acque cipriote. E conduce la sua strategia a tenaglia aggiungendo al dossier energetico anche il delicatissimo capitolo della riunificazione. In questo senso vanno lette le parole del leader turco cipriota Mustafa Akinci (presidente di uno Stato autoproclamato e non riconosciuto dalla comunità internazionale) che chiede alle due parti di cooperare nella ricerca degli idrocarburi.

Ma costituendo un pericoloso precedente perché in una cornice di illegalità e contravvenendo a tutti i trattati internazionali. Oggi infatti le misure proposte dall’Ue (blocco dei fondi di preadesione e monito alla Bei sui futuri prestiti alla Turchia) saranno vagliate dal Consiglio degli Affari esteri, ma potrebbero non essere sufficienti.

QUI CIPRO

Di “inaccettabili ricatti” da parte della Turchia ha parlato il presidente del Parlamento cipriota Demetris Syllouris. Un intervento che è stato stimolato dal sostegno del governo Erdogan alla proposta della parte turco cipriota per lo sfruttamento congiunto delle risorse energetiche. L’occasione non casuale è una cerimonia religiosa a Peristerona, in cui Syllouris ha ricordato i cittadini greco ciprioti trucidati durante “l’invasione” turca nel 1974.

Sul punto oggi a Bruxelles ne discutono i ministri degli Esteri di Cipro e Grecia, Nicos Christodoulides e Nicos Dendias, a margine del Consiglio Affari esteri dell’Ue. Si tratta del primo meeting per il capo della diplomazia di Nicosia e il nuovo ministro degli Esteri ellenico che hanno già concordato una prima visita ufficiale a Cipro.

Nicosia ha fatto trapelare tutta la propria preoccupazione dal momento che l’accordo Ue-Turchia sui migranti siglato tre anni fa impedirebbe a Bruxelles di attivare misure più restrittive contro Ankara, con il risultato che la condotta di Erdogan potrebbe restare impunita o bersaglio di un’azione blanda. In questa cornice si inserisce il discorso relativo alla possibile riunificazione, arenatosi lo scorso anno dopo il vertice svizzero di Crans Montana perché la parte turco cipriota non solo pretendeva royalties sul gas ma anche di entrare nel Cda del nuovo soggetto creato per gestire i proventi del gas.

STRATEGIA

La seconda unità navale turca, la Yavuz, è giunta al largo delle coste dove rimarrà fino al 30 settembre per le sua attività illegali scortata da alcune fregate militari turche. E si somma alla Fatih, presente nell’area dallo scorso maggio. L’invio delle navi è la logica conseguenza della strategia governativa che ha nel ministro degli esteri Mevlut Cavusoglu il suo regista, anche se con alle spalle i desiderata di Erdogan. Lo stesso ministro ha ribadito che la Turchia continuerà le attività di esplorazione degli idrocarburi a largo dell’isola di Cipro fino a quando il governo di Nicosia non accetterà la proposta di sfruttamento congiunto. Ma lo stesso ministro sembra da qualche tempo essere entrato nel mirino di Erdogan perché non sufficientemente deciso nelle questioni chiave, come appunto la crisi del gas a Cipro e c’è chi dice che potrebbe subire la medesima sorte dell’ex premier Davutoglu, che fu deposto da Erdogan perché considerato poco aggressivo.

TREND

A questo punto la partita si complica, non fosse altro perché in attesa del voto sul successore di Juncker e sulla composizione dei commissari, Ankara ha gioco facile perché le sue navi sono già dove non dovrebbero essere, anche se il nuovo governo greco guidato dal liberal-conservatore Kyriakos Mitsotakis non sembra voler fare sconti alla Turchia. Turchia che, a proposito del vicolo cieco già citato, deve gestire contemporaneamente altri due fronti impegnativi come la crisi dei missili russi con Washington e la costruzione della prima centrale nucleare ad Antalya realizzata dalla russa Rosatom.

twitter@FDepalo

(In foto: Nicos Anastasiades, presidente di Cipro)

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