Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Salvini non faccia il fenomeno. Il fallimento del governo è anche suo

Le coalizioni di governo sono bestiacce e si fa fatica a tenerle insieme (o a formarle) in tutto il mondo. Infatti Sanchez a Madrid non ci sta riuscendo (allo stato Podemos non vuole allearsi con i socialisti) e Netanyahu ha gettato la spugna (il suo ministro della Difesa Avidgor Lieberman gli ha negato il sostegno numericamente decisivo), con il risultato che Israele torna a votare dopo l’estate e la Spagna rischia di fare la stessa fine, esito invece già certo per l’Austria, dove l’alleanza tra popolari e sovranisti è andata in mille pezzi dopo lo scandalo Sträche. Non deve quindi sorprendere troppo l’esito dell’esperimento italiano, molto probabilmente già scritto in partenza. È però assai discutibile la lettura che ne propone il leader della Lega Matteo Salvini, che, in buona sostanza, imputa all’intransigenza grillina l’impossibilità di continuare a sostenere in “tandem” il governo Conte. Il ragionamento di Salvini infatti è debole per almeno due motivi, che proviamo ora ad esporre.

Punto primo: Salvini dice che per governare servono molti “Sì” mentre invece il M5S è specializzato nel “No”. Qui bisognerebbe essere intellettualmente più onesti e ammettere che il Movimento (forse anche per un certo amore, sviluppatosi strada facendo, per gli incarichi di governo) ha finito per convergere sulle posizioni della Lega in molte materie, trovando modo per dire “Sì” a Tap e poi alla chiusura del dossier ex-Ilva a Taranto e persino “Sì” a Tav, pur con molte contorsioni e contraddizioni (si veda alla voce Toninelli).

Non è cioè del tutto vero che dai ministri grillini sono arrivate solo chiusure alle proposte “sviluppiste” della Lega, atteggiamento che sarebbe stato ancora più marcato nei mesi a venire.
Ma è soprattutto un secondo punto ad essere decisivo, un tema che il leader della Lega tende a cancellare dal suo campo visivo ma che, però, ha motivo di essere ricordato. Il punto è molto semplice: i grillini sono grillini, dicono cose da grillini, pensano come i grillini, agiscono come i grillini.

Le idee di Bonafede sulla giustizia sono da grillino, così le sparate (quasi sempre oltre il limite del buon senso) del Dibba. E lo stesso vale per l’atteggiamento della Lezzi sulle autonomie regionali piuttosto che per quello della Trenta sugli F35. Insomma i grillini sono grillini e lo sono sempre stati.

Lo erano nella passata legislatura e lo erano nella primavera del 2018 quando hanno ottenuto il loro exploit elettorale, lo erano all’atto della formazione del governo e, quindi, non hanno potuto che interpretare sé stessi nei 15 mesi di governo. Anzi semmai hanno mostrato (con grande fatica) una certa capacità di evolvere, anche grazie al ruolo di Conte (si veda alla voce Tav).
Salvini ha fatto un governo con il M5S, non con un partito moderato, centrista, ragionevole.
Quindi il fallimento dell’esperienza giallo-verde è anche suo, che gli piaccia o no.

×

Iscriviti alla newsletter