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Ecco come Pechino paga i media di Taiwan per diffondere la propaganda cinese

La Reuters ha raccolto informazioni su come il governo cinese stia foraggiando i media di Taiwan in un momento in cui Taipei si prepara a delicatissime elezioni presidenziali. Ne hanno parlato con l’agenzia una decina di reporter e manager di svariati gruppi delle comunicazioni, mostrando anche documenti riservati che testimoniano contratti passati dall’Ufficio per gli affari di Taiwan, quello che monitora da Pechino le policy con l’isola. 

Questo genere di sforzo cinese è in corso da quando i due paesi hanno approfondito la loro collaborazione economica quasi un decennio fa, ma dettagli come gli accordi finanziari su certi partenariati non erano mai stati precedentemente riportati.

Un caso è per esempio un nuovo programma del governo cinese, usato via media per attirare gli imprenditori di Taiwan . La Cina “tratta gli uomini d’affari di Taiwan come la propria gente”, afferma uno degli articoli (non viene citato il gruppo giornalistico per richiesta delle fonti Reuters), parlando dei “molteplici vantaggi” che questo comporta. Il programma è raccontato come qualcosa in grado di fornire incentivi economici ai taiwanesi per avviare attività commerciali nella terraferma ed è descritto come un’opportunità “senza precedenti”. In realtà è qualcosa di piuttosto rischioso per Taiwan, dove si sommano mixing demografico ed economico, ingerenze e aumento del controllo.

Mentre gli articoli sono stati presentati come notizie dirette e terze, in realtà sono stati pagati dal governo cinese. Reuters ha tanto di costo: 4200 dollari per due pezzi. “Mi sembrava di gestire la propaganda e lavorare per il governo cinese”, ha detto uno dei giornalisti, che raccontano come in diverse redazioni sia ormai prassi l’autocensura, visto che i proventi legati ai finanziamenti cinesi sono via via crescenti. “Stanno usando la nostra libertà di stampa per nuocere alla nostra libertà”, ha commentato Chiu Chui-cheng, viceministro agli Affari continentali di Taiwan: “Questo fa parte della guerra mediatica cinese contro Taiwan […] stanno diffondendo messaggi di ideologia cinese, danneggiando la nostra libertà di parola e democrazia”.

Il posizionamento di notizie da parte di aziende e interessi speciali è comune a Taiwan, spiega Reuters, tuttavia il pagamento di tali storie da parte della Cina è potenzialmente esplosiva per l’isola, che è sempre più esposta agli sforzi che arrivano dalla terraferma per influenzare il sentimento popolare mentre le tensioni crescono. Il dossier è diventato un terreno di scontro anche tra Cina e Stati Uniti. 

Pechino ha più volte ribadito negli ultimi mesi che la riunificazione della Cina (secondo la dottrina storica della “One China”) procederà anche dovesse servire l’uso della forza, perché Taiwan è considerata una provincia ribelle da riannettere al territorio continentale. Washington ribadisce l’indipendenza taiwanese: l’amministrazione Trump ha stretto i rapporti con la presidente in carica – che cercherà di far valere le sue visioni autonomiste anche alle prossime elezioni – e ha addirittura approvato due nuovi pacchetti di forniture militari, oltre ad aver intensificato la presenza lungo le rotte delicatissime dello stretto che divide le due Cine come messaggio di deterrenza.

(Foto: Wikipedia)

 

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