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Ombre cinesi. Il giallo dell’agenzia di Pechino che insulta Di Maio e poi ci ripensa

Questa mattina la Xinhua, agenzia stampa collegata al governo cinese, ha scritto un pezzo di “news-analysis” sul nuovo governo italiano. Scorreva in successione vari ministri del cosiddetto “Conte 2” fino ad arrivare a Luigi Di Maio, a cui è stato affidata la Farnesina.

Xinhua, in inglese – ossia nella versione destinata al pubblico globale – scriveva testualmente così:”Luigi Di Maio, capo del Movimento 5 Stelle, è stata una scelta insolita come ministro degli Affari Esteri. Il 33enne Di Maio, che è stato vice primo ministro nel precedente governo Conte, non si è mai laureato, ha competenze linguistiche molto limitate e ha mostrato scarso interesse per le questioni globali nella sua vita pubblica”.

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Una bordata non richiesta, se si pensa per altro che Di Maio è l’ex ministro dello Sviluppo economico, ossia il dicastero che ha aperto le porte dell’Italia alla Cina muovendo le pedine giuste – tramite il china-man italiano, l’ex sottosegretario leghista (che ancora non ha modificato la bio su Twitter sebbene sia decaduto) – per l’adesione alla Belt & Road Initiative, l’infrastruttura geopolitica con cui Pechino intende collegarsi e penetrare ulteriormente in Europa.

Non è chiara la dinamica successiva, ma la Xinhua nel pomeriggio ha rimosso l’intero paragrafo. Ossia, al momento della stesura di questo pezzo, l’articolo resta online con la descrizione dei vari ministri e l’analisi del nuovo governo Conte, ma manca il passaggio su Di Maio. Completamente. Perché?

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Possibile che a Pechino sia siano resi conto che qualcosa non andava, e poi si sono accorti che avrebbero rischiato di rovinare i rapporti con il nuovo governo. “Lo sanno (e lo sapevano quando l’Italia ha firmato il memorandum per la Bri), che questa alleanza italo-cinese sarebbe stata instabile to say the least“, ci dice in forma riservata un’analista internazionale che lavora sulla Cina: “Adesso i cinesi vogliono mostrare che questa alleanza val la pena di di farla restare in piedi, perché può continuare anche col prossimo governo”.

E il commento su Di Maio rischiava di remare contro a questo piano. Oppure è un segnale, un messaggio, di qualche nervosismo. È possibile pensare che Xinhua non compia scivoloni, visto il ruolo di diffusione da Pechino che ricopre, e dunque il paragrafo sul grillino potrebbe aver ricevuto il semaforo verde alla pubblicazione, salvo poi magari aver fatto segnare un po’ di vociare e di backlash sui social media. Fatto il rumore necessario è stato deciso di ritirarlo, oppure solo uno scivolone? Oppure c’entra qualcosa il primo provvedimento del governo Conte-2, con cui si metteranno (tramite il meccanismo del Golden Power) i paletti alle società delle telco cinesi Huawei e ZTE?

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