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Il Conte 2 e Salvini alla prova sondaggi. Nicola Piepoli ricorda la lezione Monti

Non sarà una montagna russa e neanche una gita in gondola. Il consenso della Lega è davvero prossimo a una flessione, spiega a Formiche.net Nicola Piepoli, decano dei sondaggisti italiani e presidente dell’omonimo istituto, ma è “fisiologica” e non deve dare adito a catastrofismi. È una regola aurea della politica: chi sale su così in fretta prima o poi deve iniziare una discesa, ripida o dolce che sia. Vale anche per il premier Giuseppe Conte. Oggi, dice Piepoli, gode di un gradimento da record. O quasi: solo Mario Monti lo superava. Un monito utile per la sua parabola politica.

La Lega è davvero in calo?

Una lieve flessione c’è, ma è fisiologica. Rispetto alle europee non ha perso più di 2-3 punti percentuali.

Come si spiega?

La Lega è un grande partito, è al governo nelle regioni più popolose e ricche del Paese, è ormai parte di un sistema di potere a prescindere dalle più o meno evidenti variazioni del consenso. E di questo sistema i cittadini beneficiari, penso a piemontesi, veneti, lombardi, sembrano più che soddisfatti.

In quattordici mesi di governo la Lega ha raddoppiato il suo consenso. Cosa ci insegna questo dato sul dna del partito?

Ci insegna anzitutto che lo sviluppo della Lega segue quella che in matematica viene chiamata curva logistica, cioè una curva che ha automaticamente una fine e non può crescere all’infinito. È partita dal 4%, è arrivata al 17,4% e alle europee ha raddoppiato fino al 34%.

Ora inizia la discesa?

L’impressione è che questa logistica si sia esaurita, non possiamo ancora sapere se la cifra di maggio è il limite superiore della curva o sarà superata. Non necessariamente la Lega deve attendersi un crollo, il rischio è che segua piuttosto un ristagno.

Salvini oggi fa di nuovo sua la narrazione popolo contro élite. Ha ancora presa sull’elettorato?

L’elettorato se ne infischia. Da più di duemila anni pensa solo a due cose: panem et circenses. I giochi possono prendere di volta in volta la forma di una partita di calcio, la Formula 1 o le Olimpiadi. Il pane è la priorità per qualsiasi elettore. Una volta che un politico riesce a garantire questi due beni primari non c’è più differenza fra un imperatore romano o Matteo Salvini.

Sembra che il governo giallorosso parta con un notevole deficit di consenso popolare. È un dato che vi risulta?

Abbiamo condotto due sondaggi con risultati molto diversi. Nel primo il governo giallorosso è stato sonoramente bocciato, nel secondo è emerso un sostanziale pareggio tra favorevoli e contrari. Siamo ancora ai nastri di partenza, l’opinione pubblica sta studiando il cambiamento ed è molto volubile. Per citare una frase terribilmente sessista dal Principe di Machiavelli, l’opinione, come la fortuna, è donna.

Il premier Conte è un’eccezione?

Il gradimento del presidente del Consiglio rimane alto. Ha ormai raggiunto il 60%, solo Mario Monti è riuscito a superare questa cifra di 3-4 punti percentuali.

Eppure la parabola politica di Monti si è esaurita con la discesa in campo. Una lezione per Conte?

La leadership politica e il gradimento elettorale sono due realtà diverse e non necessariamente dipendenti l’una dall’altra. Questi indici ci dicono poco sulla parabola politica del personaggio. Berlusconi ha iniziato al 58% e poi è calato, c’è chi invece, come Paolo Gentiloni, ha iniziato basso intorno al 40% ed è salito strada facendo. Il presidente della Repubblica costituisce la vera eccezione: parte alto e finisce sempre molto più alto nei sondaggi.

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