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Non confondere il Def con la manovra. Parla il sottosegretario Baretta

La Nota di aggiornamento al Def è frutto di un’intesa importante, ma “è solo l’incipit”, un inizio al quale seguirà la discussione su una nuova fase fatta di investimenti, pubblici e privati. Pier Paolo Baretta è tornato per la quarta volta al ministero dell’Economia come sottosegretario. Ha partecipato alle sessioni di bilancio dei governi Letta, Renzi e Gentiloni, ora inizia il suo mandato con il ministro Roberto Gualtieri. Un esordio burrascoso, con lo scontro sull’Iva e sul deficit tra i partiti della maggioranza? “Il varo di un provvedimento importante come la Nadef non è mai semplice perché ha implicazioni politiche ed economiche. Coniugare i due aspetti è sempre un lavoro complesso, ma mi pare che il risultato sia soddisfacente visto che ha tenuto la linea che ha costituito il governo, i due punti fermi sui quali è nato l’esecutivo Conte: non fare scattare l’iva e iniziare una riduzione del cuneo”. Misure “ancora tutte da costruire”, ma la sintesi è stata trovata.

Vero che il rapporto deficit Pil non è quello chiesto dall’Europa. Il 2,2% “ci colloca in un punto di equilibrio tra le esigenze della Commissione, che avrebbe preferito un parametro più contenuto e le spinte verso una politica più espansiva”. Il governo Conte può contare su un trattamento di favore, ha un valore aggiunto rispetto all’esecutivo con la Lega di Matteo Salvini, ma “contano più elementi. Prima di tutto la credibilità complessiva del nuovo governo. Si è visto all’inizio, con lo spread in discesa”. Ma pesano anche fattori che non dipendono dalla politica italiana, ad esempio un atteggiamento diverso della Commissione. Poi la presenza in Europa di Paolo Gentiloni, David Sassoli, un ministro come Gualtieri che conosce bene i meccanismi europei. Sui temi economici “c’è una struttura robusta che si inserisce nella novità” della commissione von der Leyen.

Non mancano elementi di incertezza. Spiega Baretta: “Non bisogna essere vittime di una illusione ottica che può diventare pericolosa. Il quadro finanziario italiano è delicato, quello internazionale non è semplice”. Facile quindi sbagliare. Per questo la Nadef è stata giudicata molto prudente sulla crescita. Apre la strada a “una legge di Bilancio pulita”. Si tratta di “un incipit, un avvio. Normale che l’attenzione in questa fase si sia concentrata sull’Iva e su quante risorse sono state impegnate sul taglio del cuneo fiscale. Ma a breve si capiranno altre cose importanti. Io penso in particolare al rifinanziamento di industria 4.0, uno dei provvedimenti più attesi. Un piano di investimenti green. Quando emergeranno le scelte della manovra scopriremo delle cose sulle quali varrà la pena discutere”. La “sostenibilità, la scelta di ridurre alcuni incentivi a prodotti inquinanti. In generale la Nadef apre la strada a una legge di Bilancio che non solo tende ad essere il più possibile espansiva in un quadro non semplice, ma prova ad avviare nuove scelte”.

Tra i capitoli da sviluppare c’è “un piano ambizioso di investimenti”. Il sostegno all’economia reale passa soprattutto dai cantieri sbloccati e investimenti “non solo pubblici, anche privati”. Se alla fine la crescita sarà superiore a quella indicata nella manovra, sarà grazie a questi

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