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Donne, non solo il 25 novembre

È il mio primo blog. Un messaggio in bottiglia nel mare aperto della Rete. Per parlare di donne. Per condividere le difficoltà della condizione femminile in un mondo che sembrerebbe dare tanto spazio alle donne. Nelle istituzioni, nella vita professionale, nel pubblico e nel privato. Eppure sono donne spesso discriminate, mortificate, marginalizzate, manipolate. Anche quando tutto questo non appare.

Donne che devono esibire sempre – secondo media e costume – un’immagine stereotipata. Donne alla ricerca di senso e di identità per preservare la propria autenticità, con la fragilità di cui, talvolta, si vergognano mentre essa rappresenta la loro grandezza. Ammetterla vuol dire cercare, costantemente, una soluzione per migliorare se stesse e gli altri. E per risalire in superficie quando tutto sembra andare per il verso sbagliato.

Donne che hanno la capacità, con la loro ricchezza interiore, attraverso comportamenti non omologati, di realizzare sogni. Nei contesti familiari, sociali e professionali e nelle relazioni interpersonali.

Ma cos’è cambiato da quando Ginger Rogers diceva: “Ho fatto tutto quello che faceva Fred Astaire, solo che lo facevo all’indietro e sui tacchi a spillo”?

Tutto, tanto. Forse poco o nulla. Il World economic forum ha stimato nel report 2018 sul Global gender gap che l’Italia occupa il 70° posto nel mondo per equità di genere, soprattutto con riguardo al lavoro e alla politica.

Nel mondo del lavoro, è ancora attuale il ‘dominio maschile’. Consistente la disparità tra occupazione maschile e femminile, ci dicono gli ultimi dati dell’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro. Soprattutto le donne con figli, impiegate in lavori part time circa il 41%, anche per l’assenza di aiuti significativi nell’accudimento dei propri figli per un’equa distribuzione delle responsabilità familiari. Sul versante retributivo, la donna soffre tuttora di diseguaglianze. Anche la tipologia dell’impiego ci dice qualcosa. Nella scuola, ad esempio, una piramide caratterizza il rapporto tra uomini e donne. Le donne costituiscono, infatti, il 99,3% nelle scuole dell’infanzia, il 65,7% nelle superiori, il 52% nei dottorati di ricerca, il 37% tra i professori associati, il 22% sono professori ordinari.

Uguaglianza di genere, soprattutto culturale, è il valore sul quale costruire una società più giusta – scrive Melinda Gates nel suo libro “Spiccare il volo” – in cui racconta delle tante donne conosciute nella sua campagna sociale per combattere la povertà nel mondo, tutte in grado di trovare in se stesse quella forza interiore che ogni donna possiede. Passione e amore, senza condizioni.

Nella giornata internazionale contro la violenza sulla donna, nel giorno in cui ogni violenza subita alimenta una casistica che sembra non insegnare nulla di definitivo alla società per superare una “vergogna” che non conosce limiti e confini, concentriamo ogni possibile sforzo e iniziativa per una radicale trasformazione culturale, in famiglia, nella scuola, abbattendo stereotipi e pregiudizi.

Il movimento  Me too ha smosso le coscienze di milioni di donne. Partito dal mondo delle celebrities ha coinvolto donne di ogni cultura. Sono bastate due parole per far nascere una rete.

Partiamo da noi stesse, dalla nostra femminilità che non va mai mortificata o annullata. Dal nostro impegno, nel pubblico e nel privato. Dalle nostre competenze, sempre più valide. Ma anche dai nostri sentimenti, dalla gentilezza, dalla tenerezza, dall’accoglienza, necessari in un mondo che, spesso, offende e mortifica. Facciamolo insieme con i nostri compagni, anch’essi, oggi, alla ricerca di valori e identità, in un tempo di messaggi virtuali, consumi e apparenti sicurezze. La solidarietà maschile, fatta di rispetto e complicità nell’apprezzare l’unicità della donna, credo sia una strada giusta da percorrere. Facciamolo ogni giorno. Nelle nostre case, nei luoghi di lavoro e di relazione sociale. Per non ricordare la violenza, in tutte le sue forme, solo il 25 novembre.

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