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Un territorio, una banca. Il ruolo delle Bcc secondo Gatti (Federcasse)

Di Sergio Gatti

Il Servizio Studi di Federcasse ha effettuato una ricognizione delle ricerche empiriche svolte negli ultimi cinque anni (soprattutto da Autorità di vigilanza) sul ruolo svolto dalla diversità delle forme dimensionali, organizzative e di governance delle banche nel garantire la stabilità e l’efficacia dell’intermediazione finanziaria. Ne sono emersi, in grande sintesi, tre principali risultati.

Primo: le banche locali hanno una vocazione al supporto delle piccole imprese e dei territori di riferimento e dunque lavorano con obiettivi e modalità operative diverse dalle banche non locali. Secondo: l’andamento dell’offerta di credito ha avuto un impatto misurabile significativo sul livello di attività economica e sull’occupazione durante la crisi. Terzo: le piccole banche accrescono nel complesso la resilienza del settore finanziario grazie alla diversificazione di comportamenti e di approcci operativi.

Al 30 giugno 2019, la quota di mercato delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali (Bcc) nei crediti alle imprese artigiane era del 23,5%; del 21,5% per le imprese del settore turistico (alloggio e ristorazione); del 20,9% per le imprese agricole, del 12,3% per le costruzioni e attività immobiliari; del 10,3% per il commercio. La dimensione di tali “quote di responsabilità” già basterebbe a costituire il terzo argomento per recuperare l’orgoglio. Ma possiamo dire molto di più. Le Bcc incarnano un modello di finanza oggettivamente sostenibile nel senso che contribuisce sia alla finanza geo-circolare (il risparmio generato in una comunità viene reinvestito in attività produttive di quella comunità) sia allo sviluppo durevole dei territori: la governance cooperativa rende le banche meno soggette alla possibilità di delocalizzazione dei propri interessi (ad es. per l’acquisizione da parte di gruppi esterni) o a cambi di strategie commerciali che possano nuocere alla clientela locale; i soci-proprietari sono residenti o con attività nell’area di competenza; non vengono distribuiti sostanzialmente dividendi, il focus è sulla creazione di valore per soci e clienti; la solidità patrimoniale e la visione di lungo termine (molto oltre il 70% degli utili a patrimonio).

Altri numeri contribuiscono a dimostrare questa particolare vocazione a sostenere l’economia reale dei territori: l’80% di quanto raccolto dalla clientela viene impiegato nell’economia reale che genera occupazione e reddito; almeno il 95% di questi impieghi deve essere erogato nell’area di competenza; oltre il 96% degli impieghi viene erogato a imprese e famiglie. Le quote di mercato sono state elevate e crescenti anche negli anni della crisi nei settori delle Pmi e delle famiglie.

Nel primo semestre del 2019, le Bcc hanno erogato nuovi finanziamenti a medio lungo termine per quasi 12 miliardi di euro. Il deterioramento del credito, poi, è inferiore alla media del sistema bancario nei loro settori di vocazione (famiglie, micro e piccole imprese). C’è poi il dato del mantenimento dei presidi territoriali (4.231 sportelli, unica presenza in 630 piccoli comuni, di cui il 95% con meno di 5 mila abitanti. In media dal 2008 al 2018 le Bcc hanno allocato a riserva l’86,8% degli utili, a beneficienza il 6,3% mentre ai soci-azionisti il 2,9%. Il resto dell’industria bancaria – avendo funzioni-obiettivo diverse – hanno destinato il 40,5% a riserva, il 46,2% agli azionisti, lo 0,3% a beneficienza.

Infine, il dato più rilevante sotto il profilo della materia prima del mercato bancario, ovvero la fiducia: la crescita costante dei soci, quasi il 40% in più dal 2008, segno evidente e concreto che anche negli anni più duri della crisi le banche di comunità hanno saputo generalmente mantenere alti i presidi dell’affidabilità e della serietà. La salute, l’educazione, l’impatto dei cambiamenti climatici, l’accesso alle tecnologie sono, infine, nuove “frontiere” della disuguaglianza che si aggiungono a quelle più tradizionali, come la povertà e l’accesso al lavoro e la sua qualità. In tutte le dimensioni dello sviluppo umano, le Bcc sono in vario modo impegnate o in cammino. Le opportunità che derivano dalla adesione ai nuovi gruppi bancari cooperativi dovranno consentire di interpretare in modo nuovo l’intento “trasformativo” della cooperazione di credito. E diventare riferimento nel combinare la presenza delle filiali nel territorio (il segnale controcorrente di JP Morgan che annuncia di voler aprire 400 filiali per essere vicine alle piccole imprese è interessante) con la relazione digitale e con un’interpretazione originale della sostenibilità economica, sociale e ambientale. Posizionandosi ancora meglio come soggetto attivo per combattere le disuguaglianze e difendere la bio-varietà imprenditoriale.

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