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Investimenti in fuga da Italia. Allarme di FT ed eccezione Usa secondo Crolla (AmCham)

Nove miliardi di euro. A tanto ammonta il conto della fuga dai fondi di investimento italiani nei primi otto mesi del 2019. A lanciare l’allarme il Financial Times, lo storico quotidiano finanziario inglese da sempre termometro di umori e malumori dei mercati.

I NUMERI…

I numeri di Assogestioni parlano chiaro. Tra 2014 e 2017 l’Italia ha registrato un flusso netto di 78 miliardi di euro da fondi di investimento europei a fondi locali. Dal 2018 l’inversione di marcia, che nel giro di un anno e mezzo ha portato alla fuoriuscita di 12,4 miliardi.

…E LE RAGIONI

Due le ragioni che secondo il foglio economico della City si celano dietro l’emorragia. La prima si chiama incertezza politica. Le estenuanti trattative per dar vita al governo Lega – Cinque Stelle e le costanti turbolenze a Palazzo Chigi hanno messo la firma sulla fuga dai fondi italiani soprattutto nella seconda metà del 2018. Il braccio di ferro con l’Ue di fine anno e la volatilità dello spread hanno spinto sull’acceleratore. Come è noto il battesimo del governo Conte bis a settembre ha tranquillizzato i mercati.

L’ECCEZIONE USA

“Più che a incertezza politica, che è una costante in Italia, assistiamo a una grande confusione – spiega a Formiche.net Simone Crolla, managing director della Camera di commercio americana in Italia (Amcham) – se ci limitiamo a osservare gli investimenti dagli Stati Uniti non possiamo non notare un ritardo rispetto a partner europei come Francia, Spagna, Svezia, nella lista dei Paesi più attrattivi del Vecchio Continente siamo al decimo posto”. Il caso americano è una delle poche note positive di una sinfonia poco allegra. “Gli investimenti diretti americani nel nostro Paese sono cresciuti notevolmente – aggiunge il manager – nel 2018 ammontavano a 38,5 miliardi di dollari, prevalentemente acquisizioni o private equity, si tratta del 25% in più rispetto al 2017”. Complice “il livello di professionalità dei nostri imprenditori”, l’incertezza politica “non ha invertito il trend”. Anche nel settore italiano del risparmio gestito gli Stati Uniti rappresentano un’eccezione, dice Crolla: “basti pensare a due grandi operatori americani come Legg Mason e Vanguard che stanno per aprire nel nostro Paese”.

IL CASO PIR

Eppure proprio questo settore è in subbuglio per una normativa varata dal governo gialloverde. Sulla legge di bilancio 2019, fa notare il FT, pende infatti un grande interrogativo che agita i fondi di investimento. Si tratta delle modifiche al Pir (Piano individuale di risparmio), lo strumento di investimento per le piccole imprese introdotto dal governo Renzi nella legge di bilancio del 2017 per offrire incentivi fiscali ai sottoscrittori (a patto che tengano l’investimento per almeno cinque anni).

LE MODIFICHE

Le nuove regole, inserite in un decreto approvato dal precedente governo il 30 aprile del 2019, richiedono ai gestori di investire il 3,5% degli asset nelle pmi quotate all’Aim e un altro 3,5% nel venture capital. Modifiche che hanno danneggiato l’appeal dei Pir e dato il via alla fuga degli investitori. I primi ad accusare il colpo, spiega il FT, sono stati proprio i fondi italiani, Eurizon Capital, Fideuram, Anima e Azimut in testa. Seguono gruppi internazionali come Amundi, M&G, Invesco e Schroders.

L’ALLARME AL MEF

Nel giro di sette mesi (da febbraio ad agosto) i fondi Pir hanno incassato una perdita di circa un miliardo di euro. Una traiettoria annunciata dalle molte critiche che gli addetti ai lavori e l’intera industria del risparmio gestito avevano riservato alle modifiche introdotte in primavera. Dopo l’allarme di Assogestioni a fine agosto a sollecitare un intervento del Mef sono stati sia i gestori sia le banche (tramite l’Abi). La manovra è l’ultima finestra rimasta per mettere mano ai nuovi vincoli considerati troppo rigidi e inadatti alle dimensioni dei portafogli. In un’audizione alla Commissione Finanze della Camera la scorsa settimana il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha aperto a una revisione: “ragioneremo, è uno strumento importante e faremo una valutazione anche rispetto alle recenti modifiche”.

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