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Quota 100 è modello per Ue e non va smontata. Parla Sacconi

Per il Movimento Cinque Stelle non se ne parla nemmeno. Per il Pd Quota 100 non va spedita anzitempo in soffitta. Per i renziani invece l’uscita anticipata dal lavoro pensata e concepita dalla Lega di Salvini va cambiata in modo profondo. Non è stato un vertice facile quello della scorsa notte, iniziato a Palazzo Chigi poco dopo le 22 e terminato intorno alle 2, in vista del delicato Cdm in programma domani sera, chiamato ad approvare la manovra. Intorno al tavolo, il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e i capi delegazione dei quattro partiti di maggioranza, Luigi Di Maio, Dario Franceschini, Roberto Speranza, Teresa Bellanova. Con loro il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro e i viceministri all’Economia Laura Castelli (M5S) e Antonio Misiani (Pd). Il nodo del contendere, proprio quella Quota 100 che il partito di Matteo Renzi vorrebbe anestetizzare, al contrario dei grillini che invece vogliono mantenerne intatto l’impianto. Formiche.net ha chiesto il parere di Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro nell’ultimo governo Berlusconi e dal 2013 al 2018 presidente dell’omonima commissione al Senato.

GIÙ LE MANI DA QUOTA 100

“Premesso che non vedo nella nella maggioranza una vera e profonda volontà di smontare la quota 100. Detto questo penso che chi la ipotizza farebbe meglio a riflettere sulle deroghe alla legge Fornero della trascorsa legislatura che hanno segmentato i diritti previdenziali e comportato impegni di spesa per circa 20 miliardi”, chiarisce subito Sacconi. “La quota 100 è almeno un sistema di flessibilità in uscita analogo a quello di molti paesi europei, basti pensare che Germania e Francia vorrebbero arrivare a requisiti simili perché oggi hanno un sistema addirittura più generoso. E incontrano resistenze fortissime. Credo che in Ue occorra cercare convergenze o ancora meglio regole previdenziali omogenee: per questo dico che è meglio fare pulizia delle deroghe alla Fornero degli anni scorsi ma senza toccare per ora l’impianto della quota 100 per poi trovare convergenze con quello a cui vogliono arrivare gli altri”. Il che però, spiega l’ex ministro, non preclude a delle modifiche che però non ne stravolgano la filosofia. “Magari fare degli aggiustamenti sulle finestre. Aggiungo che certamente abbiamo una spesa pensionistica rilevante, ma per colpe del passato che non possono, oltre una certa soglia, penalizzare il presente pena la rottura della coesione sociale”.

TAGLIARE IL CUNEO, MA…

Sacconi fa anche alcune considerazioni sul taglio del cuneo, per il quale l’esecutivo giallorosso sta provando a stanziare 3 miliardi. “Credo sia sempre un bene quando si taglia il costo del lavoro, sempre tenendo ben presenti due aspetti: il mantenimento di un differenziale a favore dell’apprendistato per i giovani e degli incrementi retributivi decisi in azienda. Sarebbe colpevole ogni decisione che cannibalizzasse gli aumenti decisi in azienda in quanto, come ci chiedono tutte le autorità sovranazionali, consentono di collegare i salari alla produttività e alla professionalità. Qualunque cosa si faccia, e ribadisco che è sempre un bene se si diminuisce il costo indiretto del lavoro, non dobbiamo mai dimenticare che dobbiamo premiare tutti gli aumenti retributivi decisi in azienda e tutti i contratti di apprendistato, che devono rimanere meno onerosi rispetto a quelli ordinari se vogliano con essi agevolare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro”.

ASPETTANDO LA MANOVRA

Di certo, la manovra giallorossa non avrà in dote quella spinta propulsiva di cui il Paese avrebbe bisogno. Confindustria l’ha addirittura bollata come la manovra più regressiva dai tempi del governo Letta. La manovra “la leggeremo a cose fatte, ma è evidente che i vincoli di finanza pubblica non consentono una manovra troppo espansiva. Dovremo leggere la pressione fiscale, capire se nella spesa corrente hanno lo spazio che meritano l’incremento demografico e l’istruzione, pesare la spesa in conto capitale. Tuttavia, la speranza di crescita si misura ancor più da ciò che poi rende effettivi gli investimenti per i quali servono modifiche all’impianto vessatorio degli anni scorsi. Oggi ogni amministratore o funzionario pubblico è paralizzato dalla paura”.

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