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Su Fca il governo non faccia lo struzzo ma imiti Trump e Macron. Parla De Palma (Fiom-Cgil)

Si fa presto a parlare di fusione, sinergie, quarto costruttore mondiale. Ma i lavoratori che ogni giorno varcano i cancelli delle fabbriche Fca e Psa? Che ne pensano delle recenti nozze nel campo delle quattro ruote? L’operazione per far nascere un gruppo da 9 milioni di veicoli annui è partita, ora bisogna definirne l’architettura. In Francia i lavoratori hanno già cominciato a picchiare duro, annunciando barricate in caso di esuberi figli della fusione. Jean-Pierre Mercier, rappresentante del potente sindacato francese Cgt nel gruppo Psa ha dato l’antifona: “La fusione sarebbe nell’interesse degli azionisti. Noi non smetteremo di combattere per i nostri interessi, tutti devono esserne consapevoli”. Già, e in Italia? Formiche.net ne ha parlato con Michele De Palma, segretario della Fiom-Cgil, il sindacato che gode di una solida tradizione da zoccolo duro.

De Palma, la fusione con Psa vista dai lavoratori. Che effetto fa?

Non eccezionale. Faccio notare che non abbiamo avuto il benché minimo confronto con il governo italiano e con l’azienda su questa operazione, il cui valore aggiunto sono proprio i lavoratori. Hanno deciso di partire dalla testa e non dal basso, e questo è un errore. Dal punto di vista dei lavoratori, non essendo questi al centro, si può notare come gli azionisti Fca incasseranno ricche cedole. Ma forse questi soldi andrebbero investiti nell’azienda e sugli stabilimenti.

Anche in Francia sono preoccupati. E molto…

Ad oggi per i lavoratori francesi la fusione non cambia le loro condizioni, ma loro sono tutti al lavoro dentro gli stabilimenti Psa. Non è così per noi, perché in tutti gli stabilimenti italiani c’è della Cassa integrazione. Allora o questa operazione comporta la riapertura dell’altra metà degli stabilimenti italiani oppure non vedo francamente il vantaggio. Se la fusione riporta l’Italia a produrre 1,4 milioni di veicoli allora ha un senso, altrimenti non so… Questo è il nostro obiettivo su cui sfidiamo il governo e l’azienda. Riaprire gli stabilimenti chiusi a metà e risollevare la produzione.

Il governo italiano finora si è dichiarato spettatore della partita. La cosa deve avervi irritato…

Assolutamente. Non riusciamo a comprendere le posizioni del Mise. Inconcepibile dichiararsi semplici osservatori su Psa-Fca. Non mi pare che Donald Trump sull’auto abbia fatto l’osservatore e non mi pare lo abbia fatto Emmanuel Macron e nemmeno Angela Merkel. Perché noi sì? Non possiamo permettere al nostro governo di comportarsi così, vogliamo che ci chiami a un tavolo e che chiami anche Fca, così che non si sottragga alle sue responsabilità verso i lavoratori italiani.

Faccio notare però che lo Stato francese è azionista di Psa…

Le rispondo con una battuta. In questi anni quando dicevamo che il capitale pubblico doveva entrare dentro Fiat ci accusavano di essere comunisti e di voler socializzare le produzioni. Salvo il fatto che in Europa tutti i grandi gruppi industriali dell’auto sono partecipati dallo Stato. Faccio presente al ministro che il settore auto è vitale per l’economia di questo Paese, lo hanno capito tutti tranne che qui da noi.

Che cosa chiedete al nascituro gruppo?

Che in Italia si riaprano gli stabilimenti che lavorano a metà. Perché oggi abbiamo una capacità installata da 1,4 milioni ma produciamo meno della metà.

Non temete esuberi in Italia, magari su pressing francese?

Questa discussione non si deve nemmeno lontanamente avviare. Partiamo da un presupposto. Il governo italiano deve comportarsi come tale e questo perché ha un ruolo importante. In questi anni il governo ha garantito investimenti pubblici e ammortizzatori sociali. Per lo più la proprietà di Fca è ancora italiana. Tutto questo per dire una cosa: il governo faccia il governo e batta un colpo, ma sul serio e non ficchi la testa sotto la sabbia.

Ora che la fusione è ufficiale, come vi muoverete mentre le sue aziende portano avanti il progetto?

Noi ci siamo già in movimento. Abbiamo già cominciato a interloquire con i sindacati francesi, tedeschi presenti nel gruppo. Dobbiamo ottenere il confronto con l’azienda e con il governo e per questo nelle prossime settimane partiranno le assemblee.

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