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Autostrade? No a scelte azzardate e Renzi lo conferma… Parla Margiotta

La partita è di quelle toste, da qualunque lato del campo la si giochi. La possibile revoca delle concessioni autostradali ad Autostrade, società del gruppo Atlantia controllato dalla famiglia Benetton, messa nero su bianco dal governo nell’ultimo Milleproroghe, è affare delicatissimo. In ballo ci sono migliaia di posti di lavoro (ieri mattina in un’intervista al CorSera il ceo di Autostrade Roberto Tomasi ha paventato il rischio di fallimento in caso di revoca) e azionisti, visto che si tratta di una società, Atlantia, quotata.

Il governo è tentato dal colpo di mano, togliere su due piedi le concessioni e darle ad Anas, in attesa, forse, di una nuova gara. Ma quale sarebbe il prezzo di tutto questo? Al netto dei 10 miliardi di contenzioso cui va incontro il governo, non c’è forse una posta più alta nell’affaire Autostrade? Formiche.net, ha sentito in merito il sottosegretario ai Trasporti, Salvatore Margiotta (Pd).

Margiotta, una revoca delle concessioni ai Benetton sembra essere vicina. Non potrebbe sembrare giustizia sommaria?

La revoca è una delle possibilità. Paventata forse incautamente subito dopo il crollo del Morandi, quando ancora si avevano pochi elementi in mano. Ma oggi, dopo un anno e mezzo, non mi scandalizzerebbe se la revoca fosse una soluzione, alla luce di quanto emerso in questi mesi: la relazione della Corte dei conti e le fortissime carenze in materia di manutenzione.

Dunque?

La revoca delle concessioni è una strada. Ritengo che non è una via obbligata o pregiudiziale, ma che alla fine ci si possa arrivare, io non lo escludo. Ricordiamoci che la commissione Toninelli disse che le condizioni per la revoca c’erano e ci sono, anche se poi ci vorrebbe una fase di transazione per evitare l’insorgenza di contenziosi. Per questo attendo che premier e ministro competente individuino la soluzione migliore. Una cosa però è certa: tutto non può rimanere uguale a prima, ci sono dei morti di mezzo.

Molti osservatori vedono nella revoca delle concessioni ad Autostrade un attentato allo Stato di diritto. Lei cosa risponde?

Io sono molto affezionato allo Stato di diritto e per questo tutto il Pd ritenne fin da subito errata la scelta di revocare su due piedi le concessioni. Ma oggi ci sono inadempienze solari, conclamate. Bisogna stare attenti al fatto che c’è un contratto di concessione e la soluzione va individuata dentro questo contesto. D’altra parte la società ha commesso errori gravissimi in termini di manutenzione e di cui non si può non tener conto. E per questo come governo dobbiamo stare attenti, molto attenti.

Questa mattina in un’intervista al Messaggero Matteo Renzi ha detto che Italia Viva voterà contro la revoca infilata nel Milleproroghe…

Penso che questa dichiarazione conferma la delicatezza politica del tema, e la necessità quanto meno urgente di giungere ad una posizione condivisa e giuridicamente ineccepibile.

Ieri il ceo di Autostrade ha ammesso che senza concessione l’azienda rischia di chiudere. Non la preoccupa?

Non c’è dubbio che ci sia un tema, fondamentale, di posti di lavoro. Però non è che ogni volta che un privato commette degli errori si può attaccare al fatto che rischia il fallimento. Questo vale per tutti, imprese in primis. Ognuno risponde per i propri errori. Evocare il fallimento mi sembra anche un tema piuttosto debole. Francamente mi convince molto di più quello sullo Stato di diritto che quest’ultimo.

Circola l’ipotesi che la rete di Atlantia, una volta libera dalla concessione, possa essere data in gestione ad Anas, ovvero allo Stato…un’architettura che la convince?

Mi pare tutto da valutare il fatto che Anas sia pronta per un impegno così gravoso. Però è ovvio che non c’è altra via, è l’azienda statale che si occupa di strade, mica possono intervenire le Poste o Eni.

Provocazione. Anas chiederebbe in cambio uno scudo penale che la metta al riparo da responsabilità in caso di incidenti. Insomma, per lo Stato protezione, per i privati…

Lo scudo penale è qualcosa che ha portato male, anche all’Ilva. Solo a pronunciarlo si ha la sensazione di un viatico per non rispondere dei propri illeciti. Se Anas non vuole pagare per le colpe commesse da chi c’era prima allora lo scudo penale ha un senso. Ma certamente mi spaventa un po’ un’azienda che nemmeno è subentrata alla gestione di un asset e già chiede protezione. Mi lascia un po’ perplesso.

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