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Cresce la deterrenza Usa. Ecco la nuova testata della Marina americana

Il Pentagono mostra i muscoli nucleari. È arrivata oggi la conferma del primo dispiegamento da parte della Marina statunitense della nuovissima testata W76-2, arma a bassa intensità (ma comunque nucleare) pensata per accrescere il potenziale di deterrenza della forza Usa. È stata sviluppata interamente nel corso dell’amministrazione Trump, prevista dal febbraio del 2018 dalla Nuclear Posture Review (Npr) e spesso al centro del dibattito parlamentare.

LA NOTIZIA

La notizia era stata data qualche giorno fa dalla Federation of American Scientists, organizzazione no-profit americana che promuove la riduzione degli armamenti nucleari. Allora, il Pentagono si era limitato a dire di non poter confermare né negare il dispiegamento delle testate W76-2. Oggi però è intervenuto con una dichiarazione ufficiale il sottosegretario alla Difesa John Rood, confermando che l’arma è a disposizione della Us Navy. Sarebbe a bordo dello USS Tennessee, sottomarino di classe Ohio per il lancio di missili balistici, partito dalla base di Kings Bay, in Georgia, alla fine dello scorso anno.

GLI OBIETTIVI

La W76-2 è una variante della testata usata tradizionale sul missile Trident dai sottomarini nucleari americani. L’impiego “rafforza la deterrenza e fornisce agli Stati Uniti un’arma strategica low-yield pronta”. In più, ha aggiunto Rood, “supporta il nostro impegno per una deterrenza estesa, e dimostra ai potenziali avversari che non c’è alcun vantaggio nell’impegno nucleare limitato perché gli Usa possono credibilmente e con decisione rispondere a ogni scenario di minaccia”. Nelle parole del sottosegretario c’è la ragione per cui la W76-2 è stata sviluppata. Si tratta di una testata low-yeld, più piccola di quelle tradizionali, pensata per avere un impiego più credibile agli occhi degli avversari, seguendo le tradizionali logiche della deterrenza. Testate di questo tipo sono pensate per eventuali utilizzi in scenari circoscritti e regionali, ma soprattutto per generare nei competitor la convinzione che possano davvero essere impiegate, persuadendoli così dal compiere azioni ostili.

LA DOTTRINA

I sostenitori del programma denunciavano da tempo la scarsa diversificazione dell’arsenale nucleare americano. Avere in dotazione esclusivamente testate molto potenti, sostenevano, abbassa la credibilità del loro impiego, soprattutto a fronte della varietà di sistemi nucleari sviluppati negli ultimi anni della Russia. In caso di attacco con una testata a potenziale ridotto, gli Stati Uniti non avrebbero insomma avuto gli strumenti per una risposta proporzionata. Tale approccio ha comunque anche diversi detrattori. Secondo alcuni, la difficoltà a riconoscere la tipologia di testata potrebbe portare l’avversario a scatenare comunque una rappresaglia violenta.

IL DIBATTITO AL CONGRESSO

Il tema è dibattuto anche al Congresso, per altro da almeno un paio d’anni. Da ultimo, lo scorso mese, nell’ambito dell’approvazione del National defense authorization act (Ndaa) per il 2020, diversi democratici alla Camera si sono dichiarati contrari al documento per il mancato taglio al programma W76-2. Tra loro anche Bernie Sanders e Elizabeth Warren, entrambi candidati alle presidenziali di ottobre, a dimostrazione di un dibattito che rischia di mischiarsi ancora alla campagna elettorale. Eppure, simili discussioni in sede parlamentare si erano vista già nel 2018, quando un emendamento proposto dei democratici, poi non passato, proponeva il dimezzamento del finanziamento. I repubblicani hanno però sostenuto il programma, ora entrato ufficialmente in azione a sostegno della deterrenza americana.

LA STRATEGIA

D’altra parte, l’amministrazione Trump ha perseguito con determinazione la strada della diversificazione dell’arsenale. Tale obiettivo è descritto ampiamente nella Nuclear Posture Review (Npr), il documento strategico rilasciato all’allora capo del Pentagono James Mattis. Il generale aveva fatto dell’ammodernamento dell’arsenale nucleare una priorità della propria azione, poi passata in eredità a Patrick Shanahan, e a Mark Esper. Quest’ultimo, attuale segretario alla Difesa, ha da subito mostrato adesione alla Npr. Già a giungo, all’inizio del suo mandato, si disse favorevole allo sviluppo di nuovi armamenti nucleari quando dovette gestire l’uscita dal trattato Inf sui missili a raggio intermedio, decisa dagli Usa a seguito delle ripetute accuse sulle violazioni russe.

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