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Dunque Salvini ha vinto? Ma nemmeno per sogno. Il corsivo di Arditti

Diciamo la verità: il voto di oggi su Salvini sta bene a tutti (ma proprio tutti) per il semplice fatto che non sposta di un millimetro le questioni di fondo. Anzi, se possibile, le cristallizza su versioni non conciliabili, facendo così un ottimo servizio a tutte le parti in causa.

Precisiamo questo in partenza perché se qualcuno pensa che quella di oggi può essere archiviata come una vittoria di Salvini tanto vale dirlo subito che le cose non stanno così, onde evitare facili entusiasmi (per chi simpatizza a destra). Le ragioni sono molteplici, ma sono riassumibili in tre grandi capitoli, il primo dei quali è (ovviamente) la posizione processuale del leader leghista.

Ebbene sotto questo profilo cambia assai poco, non solo perché a decidere in forma definitiva sull’autorizzazione procedere dovrà essere l’aula ma soprattutto perché l’altro processo, quello per il caso di nave Gregoretti, inizierà comunque a ottobre. Quindi Salvini dovrà affrontare un giudizio comunque, con tutto ciò che potrà conseguirne.

Il secondo capitolo è quello politico, in particolare per i partiti della maggioranza. Qui nessuno ha perso, anzi. Pd e M5S valuteranno quanto spingere nel voto in aula, ma intanto prendono atto di un voto in Commissione a loro sfavorevole (se così si può dire) ma che comunque certifica un minimo (ma proprio un minimo) d’indipendenza del Parlamento, argomento retorico buono per tutte le stagioni. Poi c’è Renzi, che può rivendicare un certo qual risultato, avendo sposato una posizione garantista che è nelle sue corde. La sinistra di LeU ha votato (con il presidente Grasso) per l’autorizzazione a procedere, in totale coerenza con la propria linea di sempre.

Quindi tutti sono a posto con la coscienza, avendo comunque prodotto un risultato che non toglie castagne dal fuoco al detestato ex ministro dell’Interno.

Per la magistratura infine (terzo capitolo) è oggi una buona giornata, perché accadono due cose a loro gradite. La prima è che con il voto di commissione è la politica a tentare di togliere Salvini dal processo, non la decisione di una Procura della Repubblica. La seconda è che in questo modo lo stesso Salvini ha meno forza nel gridare alla persecuzione nei suoi confronti.

Insomma anche per i magistrati la giornata di oggi è tutt’altro che negativa: sono nell’occhio del ciclone per loro vicende interne però mantengono Salvini nella condizione di imputato in attesa di giudizio e, ad ogni modo, si inchinano al voto del Parlamento, come richiesto dal sano equilibrio tra poteri.

Insomma oggi vincono tutti tranne, tutto sommato, l’interessato.

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