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L’insostenibile passione per i caudilli. Il caso Venezuela letto dalla Maglie

Maria Giovanna Maglie non è affatto d’accordo con l’articolo pubblicato ieri sul Corriere della Sera a firma di Paolo Mieli. Non solo per quanto riguarda il caso del presunto finanziamento del Venezuela al Movimento 5 Stelle e la ricostruzione storica della crisi venezuelana. La giornalista e saggista, a lungo corrispondente della Rai negli Stati Uniti, ha diverse contestazioni sulla ricostruzione di quelli che vengono definiti “errori” della politica occidentale. E lancia un avvertimento sulle possibili conseguenze di una “vergognosa” gestione dei dossier esteri.

In una conversazione con Formiche.net, Maglie sostiene che Mieli è uno storico e ha fatto una ricostruzione abbastanza raffinata sul Venezuela di Maduro. Ma fa alcune osservazioni sulla posizione del governo nei confronti del regime bolivariano: “È naturale che a farli propendere per Maduro non sia stata la saggezza che rivendica Mieli, ma una faziosità verso un regime social-comunista e dittatoriale rifiutata dalla popolazione impoverita e affamata. Non posso in alcun modo essere d’accordo con l’analisi di Paolo Mieli”.

Secondo la giornalista l’Italia non ha preso una dura posizione nei confronti di Maduro per le affinità ideologiche del Movimento 5 Stelle con il chavismo, dimostrate e frequenti nel corso degli anni: “Mi ricordo convegni organizzati da Di Battista, dove si inneggiava al chavismo contro il capitalismo e l’impero. Mi ricordo pellegrinaggi di personaggi come il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, a Caracas. E mi ricordo il mancato riconoscimento di Guaidó come legittimo presidente del Paese, anche mentre erano al governo con Salvini. Furono argomenti di rottura con la Lega, perché invece Matteo Salvini e la Lega ribadirono la necessità di condannare Maduro e appoggiare Guaidó”.

Sulla possibilità che il caso del presunto finanziamento del Venezuela ai 5 Stelle “finisca nel nulla”, come sostiene Mieli, Maglie invita ad aspettare: “È possibile, vedremo. Ma intanto non definirei l’Abc soltanto un quotidiano della destra. Come si sa è un quotidiano più di un milione di copie in Spagna. Porterei rispetto perché il giornale su cui ha scritto Paolo Mieli se le sogna le copie che vende Abc, questo bisogna dirlo. Come El Mundo, che si sta occupando anche di questo. Non sono giornali poco seri, sono giornali di grande tiratura, che contengono informative interne al servizio segreto militare venezuelano. Tutte da dimostrare, però da dimostrare indagando”.

Gli esempi non sono pochi. “Il regime chavista ne ha fatto di finanziamenti a forze politiche estere per esportare i principi della rivoluzione nel nome di Simon Bolivar – sostiene Maglie -. Penso a Podemos in Spagna: sette milioni di dollari attraverso fondazioni. Penso all’Ecuador, al Nicaragua, all’Argentina, dove l’ex presidente Kirchner è ancora sotto inchiesta per i presunti finanziamenti ricevuti da Caracas durante la campagna elettorale del 2007. Questi sono esempi dimostrati, per questo non mi suscita grande stupore la notizia di un versamento al Movimento 5 Stelle perché è coerente con una pratica del regime di Caracas”.

Tra le note all’articolo di Mieli, Maglie crede che “se la Libia è in questa situazione, è per via di una sciagurata campagna che fece fuori Gheddafi otto anni fa, che invece era ormai un dittatore in pensione addomesticato che all’Italia era comodo tenere. Gli potrei ricordare (a Mieli, ndr) la grande politica estera nella Prima Repubblica di Craxi e Andreotti e gli potrei ricordare anche la grande politica estera in cui era inserita l’Italia ai tempi di Silvio Berlusconi, fatta da mediatori e grandi potenti. Attenzioni a liquidare l’eredità della politica estera italiana con una politica estera di piccoli, perché così non è”.

Per lei la tragedia di oggi è che “mentre in passato il Partito Comunista Italiano al governo non ci andò mai, oggi la politica estera è gestita da un movimento come quello dei grillini, che per anni hanno coltivato rapporti con regimi non democratici al solo scopo di ricoprirsi di un’aura rivoluzionaria. È un posizionamento che li ha portati a proporre iniziative contro Israele e Stati Uniti, mai contro regimi che distruggono i diritti umani come Iran, Cina e Venezuela”.

Una posizione che potrebbe provocare grandi problemi futuri. Secondo la saggista, i dossier futuri riguardano la Cina e la Libia, di cui non si può parlare senza coinvolgere la Turchia: “Certamente questo governo e questo ministro degli Esteri, nei confronti della Cina e della Turchia, hanno dimostrato una politica di appeasement vergognosa rispetto alla quale un Paese, che fa parte della alleanza Atlantica e che ha la collocazione geopolitica che abbiamo noi, sarà prima o poi chiamato a rispondere”.

Maglie sostiene che il regolamento dei conti rispetto alla Cina e alla Turchia arriverà dopo le elezioni americane a novembre 2020: “E l’Italia sarà nella scia. Perché il comportamento di appeasement di Di Maio sulla Turchia ha suscitato le ire di molti ed è una situazione che può esplodere da un momento all’altro. C’è non solo una profonda inadeguatezza dei grillini, ma anche l’idea di flirtare con giustizialisti e falsi rivoluzionari. Questa è gente coinvolta nel narcotraffico e nel terrorismo internazionale, non può essere priva di conseguenze una politica estera così spericolata”.

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