Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Digitale, ecco la scure di Bruxelles sull’e-commerce (Usa avvisati)

Vent’anni fa. A tanto risale lo scheletro della normativa europa vigente sui servizi digitali. Si chiama Direttiva e-Commerce, stabilisce regole e requisiti di trasparenza per i gestori dei servizi e gli utenti, le regole del gioco per cooperare con le autorità governative, e adesso richiede un radicale ripensamento.

Per questo la Commissione Ue ha avviato lo scorso 2 giugno una consultazione pubblica sul Digital Service Act (Dsa), il nuovo pacchetto di misure per regolamentare i servizi digitali e le piattaforme online che sarà approvato entro la fine dell’anno.

In vent’anni il settore è stato attraversato da una vera e propria rivoluzione che chiede, ora, una revisione del quadro normativo. Il tema è delicato e presenta due facce della stessa medaglia. La prima costringe a riconoscere la crescita esponenziale dei grandi provider di servizi digitali e delle piattaforme di e-commerce come volano del mercato unico europeo, dell’innovazione, del commercio.

L’altra invece contiene gli effetti collaterali dell’impennata del mercato digitale: trasparenza e accesso alle informazioni, appunto, ma anche e soprattutto tutela della concorrenza, uno dei nodi-chiave della mission della Commissione Ue.

È anche questo un tassello del “sovranismo digitale” di cui la Commissione di Ursula von der Leyen ha fatto un vessillo sin dall’insediamento. Al pari del Libro bianco sull’Intelligenza artificiale, il Dsa vuole costruire una via mediana rispetto a quella americana ed europea.

Se gli Stati Uniti sono leader nelle grandi piattaforme di servizi digitali e la Cina avanza al galoppo nel mondo dell’alta tecnologia (dall’Ia al 5G), l’Europa può ergersi ad arbitro della partita e dettare nero su bianco le regole del gioco. Lo ha già fatto per la privacy con il Gdpr, rivoluzione normativa inizialmente snobbata dagli Usa ed oggi assurta a regola aurea da seguire per difendere i dati personali.

Tre gli obiettivi principali del nuovo pacchetto. “Stabilire obblighi più chiari per le piattaforme online. Evitare la frammentazione del mercato unico europeo. Applicare coerentemente la legge sul mercato interno”, ha spiegato in un briefing con i giornalisti Debora Behar del DG Cnect.

Due i temi più scottanti, su cui sono al lavoro i commissari al Mercato interno e alla Concorrenza Thierry Breton e Margrethe Vestager. Da una parte la regolamentazione dell’accesso al mercato. Non è un caso che la Commissione Ue chiami grandi piattaforme digitali come Google o Amazon “gatekeeper”. Sono loro che, per un’evidente asimmetria informativa, in sostanza dettano le regole per entrare e uscire.

Ora Bruxelles vuole riprendere in mano le chiavi. “Queste piattaforme di grandi dimensioni hanno la funzione di gatekeeper, servono regole applicabili anche per loro, per regolamentare l’accesso al mercato e aumentare la trasparenza sui dati di cui dispongono”.

In verità, le regole non mancano. Solo nel framework Ue si contano già decine di direttive di settore, come quelle sul copyright, sull’hate speech, sul commercio elettronico. Il problema risiede dunque non tanto nell’assenza di regole, ma nella loro frammentazione fra Stati membri e nell’obsolescenza di alcune previsioni normative.

Il secondo crinale su cui si muove il Dsa è quello dell’antitrust. A differenza degli Usa, in Europa le maglie dell’antitrust sono ancora più morbide. Lo dimostra il mondo delle grandi piattaforme digitali americane e non solo, che in Europa vivono una situazione di semi-monopolio.

È il caso di gatekeeper che, acquisendo di continuo start-up (e inglobando il loro patrimonio di dati) di fatto annullano sul nascere possibili concorrenti. Anche per questo, ha detto durante il briefing della Commissione Filomena Chirico, responsabile Digital Affairs del gabinetto di Breton, “stiamo analizzando la possibilità di norme che riguardano piattaforme di e-commerce con effetti di rete significativi, per permettere a tutte le pmi di espandersi nel mercato unico in un quadro normativo che bilancia sicurezza, protezione dei dati e delle libertà fondamentali”.

×

Iscriviti alla newsletter