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Un aereo al giorno. Così Putin vuole blindare la Libia

Il Governo di accordo nazionale libico (l’esecutivo onusiano noto con l’acronimo Gna) ha denunciato l’atterraggio di cinque voli aerei militari provenienti dalla Siria durante gli ultimi due giorni presso aeroporti militari controllati dalle forze dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (noto per acronimo inglese come Lna): è la milizia comandata dal leader del ribelli, Khalifa Haftar. Agenzia Nova riporta la conferma del comandante militare delle forze del Gna, Abdel-Hadi Drah: quei cinque velivoli sono stati tracciati.

Nelle dichiarazioni Drah ha specificato che il Gna ha seguito l’arrivo di due aerei cargo all’aeroporto Benina di Bengasi e due diretti all’aeroporto al Abraq nella città di Beida (di solito usata come rotta di copertura per gli aerei che in realtà vanno ad al Khadim, base emiratina in Libia); un altro ha viaggiato verso Qardabiya, a sud di Sirte. Secondo Drah, tutti gli aeromobili giunti in questi giorni nelle basi e negli aeroporti militari controllati dalle forze di Haftar sono in qualche modo collegati alla Russia, tra i principali sostenitori delle forze dell’Lna.

La presenza di forze russe a Qardabiya era già stata anticipata su queste colonne e poi dimostrata dal Pentagono: si tratta degli uomini del Wagner Group, la società militare privata che il Cremlino usa per il lavoro sporco (in questi giorni se ne parla parecchio perché alcuni operativi sono stati fermati a Minsk, forse nell’intento di interferire con le presidenziali bielorusse).

I mercenari russi sono da diversi anni un asset militare che Vladimir Putin ha messo a disposizione di Haftar. O meglio: Mosca li ha usati per costruirsi un ruolo in Libia. Infatti la Russia vede il capo-miliziano dell’Est come un proxy, vettore con cui costruire una presenza in Cirenaica. Stesso lato della guerra di Egitto, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Giordania, Mosca ormai ha ottenuto un ruolo. Ad al Jufra, così come ad al Khadim o a Benina (centro logistico degli haftariani dove i russi della Wagner sono stati già ripresi in video circolati sui social network) condivide postazioni con gli sponsor partner della Cirenaica. La consacrazione di questo impegno geopolitico è arrivata quando, a fine maggio, una flottiglia composta da una dozzina di caccia russi si è spostata (con insegne coperte) dalla Siria alla Libia.

Delineato il contesto, un dato. I voli russi che portano rinforzi o viveri agli uomini della Wagner (o ad altri operativi not disclosure) viaggiano su vettori, quasi sempre grandi cargo IL76, di varie nazionalità (spesso kazaki come la Jenis Air, o sudanesi come la Green Flag). Dal 2 novembre 2019 al 30 giugno di quest’anno sono stati 264 i voli di questo genere partiti da Hmeimim, la grande base russa nei pressi di Latakia, verso la costa mediterranea della Siria.

Gli esperti di open source li tracciano di continuo attraverso i siti di controllo dei cieli come Flightradar.com. Gli aerei hanno quasi sempre i transponder accesi, significa che volano facendosi vedere: forse è un ordine per mandare un messaggio ai rivali. A conti fatti sono stati più di uno al giorno, in 241 giorni, come dimostra il grafico elaborato dall’utente Twitter @Gerjon_, guru del settore. Da questi numeri è più comprensibile l’urgenza con cui gli americani hanno affrontato la questione, chiedendo anche ai partner europei di intervenire per fermare la Russia.

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