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Rete unica, il Grillo parlante che abbaia alla luna. E se la prende con gli americani…

Non ci resta che piangere. A sentire Beppe Grillo mugugnare per l’accordo raggiunto fra Tim e Open Fiber sulla rete unica viene in mente la celebre commedia di Roberto Benigni e Massimo Troisi. E in particolare la scena in cui i due malcapitati, intrappolati nel Medioevo, si rallegrano della vista di un treno a vapore, salvo realizzare pochi istanti dopo che non li porterà indietro nella modernità.

Anche per Grillo il treno della rete unica, come la voleva lui, non passa più. La rete di Stato, senza investitori esteri, non s’ha da fare. Il governo Conte bis, grazie alla mediazione di Cdp, esulta invece per l’accordo fra Tim e Open Fiber e per la costituzione di Fibercop, la società per la rete secondaria di Tim cui il cda dell’ex monopolista ha dato il via libera questo lunedì. Dentro ci sarà (con il 37,5%) Kkr, il fondo americano che “l’Elevato” ha chiesto con ben due post sul blog di mettere alla porta in nome di una non meglio precisata sovranità digitale.

Oggi Grillo torna imperterrito a lamentarsi della rete unica con un video su Facebook. Un po’ per non dare l’idea che il Grillo che infuocava le assemblee di Tim sia svanito del tutto, un po’ per segnalare agli amici cinesi che non è stato lui a tradirli, il guru affida al web il suo (ennesimo) sfogo sugli Stati Uniti, i dati che vogliono “ciucciare” all’Italia, la rete di Stato che non c’è.

“I cinesi sono dei dittatori perché non permettono agli americani di prendere i dati dei cinesi. I cinesi hanno detto “i dati dei cinesi sono dei cinesi”. È una dittatura? Benissimo. E allora non è una dittatura degli americani o di qualcun altro “ciucciare” i dati di tutto il mondo? Io non lo so”, riflette il papà del Movimento Cinque Stelle.

“Bisogna capire che i dati sono i nostri e noi abbiamo il diritto di tenerli, venderli, regalarli o distruggerli”, insiste. L’accordo per la rete, concede, “è un buon inizio”, ma resta il rammarico: “Sta cambiando tutto, eravamo lì, a un passo per fare convogliare tutte le tecnologie, in un’autostrada pubblica”.

Non c’è la solita verve nelle parole del comico, semmai un filo di irritata rassegnazione. In fondo a poco servirebbe ostinarsi. Il governo ha deciso, e ha deciso altrimenti. Il merito del cambio di passo va al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, e più in generale al pressing del Pd per evitare la soluzione statalista. Ma anche a una componente governativa dei Cinque Stelle, che ha infine preferito non montare le barricate.

Più che un ritorno all’attacco, quello di Grillo è allora uno sfogo, peraltro destinato a rimanere inascoltato. Sulla rete unica e non solo, il grillo parlante del governo ormai parla solo a se stesso.

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