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Intelligence, tregua Copasir-Conte. Ecco il patto sugli 007

Pace fatta, o quasi. Dopo ben due ore di audizione al Copasir, Giuseppe Conte ha trovato una soluzione di compromesso sulla proroga dei vertici dell’Intelligence. Arrivato alle 10 a Palazzo San Macuto, il presidente del Consiglio ci è rimasto per un lungo confronto con i parlamentari del comitato di raccordo. Obiettivo: ricucire lo strappo consumato a luglio con la norma inserita nel decreto Agosto per una “proroga tecnica” di un anno del capo dell’Aisi (l’agenzia per i Servizi interni) Mario Parente, in scadenza il 16 giugno scorso, nel mezzo della pandemia.

Ne era nato un putiferio. Sia perché il Copasir non ne era stato informato per tempo. Sia perché una delle sue componenti, la pentastellata Federica Dieni, ha deciso di prendere l’iniziativa. E durante la discussione del decreto alla Camera, ha presentato insieme a una quarantina di deputati un emendamento per eliminare dal decreto una norma che poco o nulla c’entrava. Il picco di tensione si è toccato quando il governo ha deciso di apporre la questione di fiducia sul decreto, approvato con qualche defezione.

Di qui la necessità di un confronto, e la convocazione del Copasir, il giorno dopo il doppio voto su referendum e regionali che ha imbullonato a Palazzo Chigi la maggioranza con una clamorosa vittoria del Sì e un pareggio a lungo sperato nella sfida regionale con il centrodestra. Si doveva parlare di tanti altri dossier, dalle mire cinesi sul porto di Taranto alla schedatura di 4544 italiani da parte dell’azienda cinese Zhenhua fino ai guai libici con Erdogan e Haftar (su cui il capo dell’Aise Gianni Caravelli ha informato il Copasir due volte in due settimane).

Niente di tutto questo. Conte si è seduto per due ore con un solo scopo: spiegare le ragioni della proroga inserita in quel decreto, cercare di evitare un nuovo incidente. Sì perché la ghigliottina del governo alla Camera non scongiura un nuovo blitz di dissidenti al Senato, dove peraltro la maggioranza è assai più esigua. “Una discussione accesa, con qualche momento di tensione” dice una persona presente a Formiche.net. Passo dopo passo, il premier si è messo a fare col suo solito aplomb la cronistoria di quella modifica. Un intervento, ha detto al Copasir, che rimodula il rinnovo delle cariche ma non altera la durata massima (otto anni).

Spiegazioni che hanno convinto solo una parte dei parlamentari, con la Dieni ancora scettica sulla proroga ad hoc, e sulle modalità scelte dal governo per farla passare. Di qui una possibile via d’uscita, indicata dal Copasir in un comunicato post-incontro. Prima una rivendicazione. Il comitato auspica che “possa intervenire, in uno dei prossimi provvedimenti, sulle norme della legge n. 124 del 2007 in materia di nomina dei direttori delle agenzie di informazione e sicurezza, in uno spirito di collaborazione che non può e non deve mancare in un ambito così rilevante e significativo per il Paese, quale la sicurezza della Repubblica”.

Poi un monito, perentorio: non si riforma l’intelligence in piena emergenza. “È inoltre emersa l’esigenza, superando logiche emergenziali o contingenti, di avviare quanto prima un’organica azione di aggiornamento della legge stessa, al fine di adeguarla all’evoluzione del quadro istituzionale e alle nuove minacce per la sicurezza”.

Insomma, a quella norma bisogna (ri)mettere mano. Conte avrebbe dato la sua disponibilità. Sì, ma come? Impossibile farlo prima che il Senato approvi il Dl. La scadenza per gli emendamenti in Commissione Bilancio (ce ne sono già 2600) è scattata una settimana fa. Si procederà, presentando emendamenti in un decreto successivo. Con questi patti, a Palazzo Madama il premier non dovrebbe temere nuovi blitz. Il condizionale è d’obbligo…

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