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Tutte le mosse (e gli incassi) di Gazprom in Bielorussia

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Da un lato la richiesta all’Ue dei presidenti di Lituania, Polonia e Romania di un pacchetto di sostegno alla Bielorussia, che comprende un regime commerciale favorevole con l’Ue, viaggi senza visto e sostegno nei negoziati per entrare nell’Organizzazione mondiale del commercio. Dall’altro la notizia che la maggior parte del prestito di 500 milioni di dollari che la Bielorussia riceverà dal Fondo eurasiatico per la stabilizzazione e lo sviluppo (EFSD) sarà utilizzato per saldare il debito con Gazprom per un importo di 330 milioni di dollari. Ecco cosa si muove in Bielorussia alla voce geopolitica del gas.

ENERGIA

Lo aveva annunciato pochi giorni fa il ministro dell’Energia russo Alexander Novak che Russia e Bielorussia si impegneranno presto in colloqui per discutere i termini delle forniture energetiche, compreso il loro costo, per il periodo fino al 2025: “Stiamo discutendo di mercati energetici comuni nel settore dell’energia elettrica e nel settore del petrolio e del gas. Questo è importante dal punto di vista di legami più stretti. Questo andrà anche a vantaggio di entrambi i paesi”.

Non solo, ma il suo collega delle finanza Anton Siluanov ha aggiunto che la maggior parte del prestito dell’EFSD alla Bielorussia sarà utilizzato per ripagare il debito con Gazprom: “La Bielorussia è il mutuatario affidabile della Russia. Non ci sono stati precedenti di ritardi nei rimborsi dei prestiti. Pensiamo che sia un ottimo mutuatario”, ha detto.

Aggiungendo che la Russia prevede di fornire alla Bielorussia un prestito di 1,5 miliardi di dollari in due fasi: 1 miliardo di dollari nel 2020 e 500 milioni di dollari nel 2021. Nel 2020, metà del prestito (500 milioni di dollari) sarà emesso come parte dell’Eurasia.

GAZPROM

Inoltre è stato deciso che i contratti tra Gazprom e Gazprom Transgaz Belarus per la fornitura e il trasporto di gas attraverso la Bielorussia sono validi fino alla fine del 2020. L’occasione è stata un incontro presieduto a San Pietroburgo da Alexey Miller, ceo di Gazprom, con Vladimir Semashko, ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Bielorussianella Federazione russa, e Viktor Karankevich, ministro dell’Energia della Repubblica di Bielorussia. Lo scorso 14 febbraio 2020 le parti avevano siglato un protocollo che delineava la procedura di fissazione dei prezzi per le forniture di gas naturale alla Bielorussia nel 2020.

Artyom Shraibman, analista politico del Carnegie Moscow Center, ha dichiarato che solo una piccola parte di quei denari arriverà a Minsk. Inoltre secondo Pavel Latushko, membro del consiglio di opposizione bielorusso, “si tratta di denaro che viene trasferito da una tasca russa all’altra”, mentre Sofia Donets, capo economista del Renaissance Capital a Mosca, ha aggiunto che il prestito “non è fondamentalmente denaro nuovo, ma il rifinanziamento del debito esistente della Bielorussia, parte del quale sarà rimborsabile l’anno prossimo”.

IN PIAZZA

Nel Paese intanto non si fermano le proteste: ieri è stato il sesto fine settimana consecutivo di manifestazioni contro il presidente Alexander Lukashenko. Almeno 100mila persone sono scese in piazza a Minsk, chiedendone le dimissioni, alcuni dei quali trascinati via dalle forze di sicurezza che battevano ritmicamente gli scudi come avvertimento, come dimostrano numerosi video diffusi sui social. Nelle stesse ore hacker anonimi hanno fatto trapelare i dati personali di oltre 2.000 agenti di polizia accusati di percosse e torture in carcere. Il governo però ha negato le accuse.

ATLANTIC COUNCIL

“Le sanzioni contro la Bielorussia devono colpire anche la Russia”. Lo sostiene un paper firmato da Anders Åslund e pubblicato dall’Atlantic Council di Washington, secondo cui l’obiettivo principale delle sanzioni legate alla Bielorussia dovrebbe essere quello di “punire i direttamente responsabili di brogli elettorali e misure repressive al fine di scoraggiare altri dal seguire tali ordini”. Un secondo obiettivo, osserva, dovrebbe essere quello di “dissuadere sia i bielorussi che i russi dall’assistere il regime di Lukashenko nella sua continua repressione contro il movimento pro-democrazia del Paese”. E aggiunge che i registri di volo tra Mosca e Minsk “indicano che anche i consiglieri per la sicurezza russi e il personale di alto livello del Cremlino sono stati coinvolti nel coordinamento della repressione dell’opposizione pro-democrazia in Bielorussia”, per cui “anche la risposta dell’Ue e delle sanzioni statunitensi alla crisi in Bielorussia dovrebbe riflettere questo”.

twitter@FDepalo

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