Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Via al 5G, ma occhio alla Cina. La strigliata della Commissione Ue

Il 5G europeo si farà, ma non subito. Dalla Commissione Ue arriva un primo, eloquente segnale sul percorso che porta all’implementazione della banda larga. Non è più il 2020, ma il 2021 (inoltrato) l’orizzonte temporale per mettere in piedi la rete di quinta generazione. Che dovrà vedere la luce al più presto, ma nel rispetto di un’ “autonomia digitale” dei Paesi Ue.

Ad annunciarlo i commissari Ue al Mercato interno ed alla Concorrenza Thierry Breton e Margrethe Vestager in una conferenza stampa questo venerdì. La Commissione ha pubblicato una raccomandazione che invita gli Stati membri a sviluppare entro il 30 marzo 2021 un pacchetto di strumenti (toolbox) contenente le migliori pratiche per dispiegare in tempi rapidi la rete 5G sul territorio nazionale. Insieme è stato presentato un nuovo regolamento per il calcolo ad alte prestazioni europeo alla base di una nuova generazione di supercomputer in cui Bruxelles vuole investire 8 miliardi di euro dei fondi per la ripresa.

Il ritardo nell’attuazione del 5G europeo è notevole. Il Piano d’azione per l’Europa stilato dalla Commissione nel 2016 prevedeva infatti l’installazione della nuova rete negli Stati membri entro e non oltre la fine del 2020, per poi raggiungere entro il 2025 una copertura ininterrotta nelle aree urbane e nelle principali vie di trasporto.

La realtà però è ben diversa, fotografata nei numeri snocciolati dal francese Breton. Solo il 20% delle frequenze radio è stato assegnato in Ue. “Ora, invitiamo gli Stati membri a procedere il più veloce possibile”, ha detto l’ex ad di Orange ed Atos.

Un rallentamento su cui hanno ovviamente pesato otto mesi di pandemia da coronavirus. Basti pensare al caso italiano, dove la costruzione dell’infrastruttura di sicurezza è andata avanti col freno a mano tirato: è il caso dei colloqui per i tecnici dei Cvcn (centri di valutazione e certificazione nazionale) che costituiscono il perimetro cyber, ripresi solo a inizio estate.

Certo da Bruxelles, oltre alla fretta, filtra una dose extra di prudenza sulla sicurezza della rete e la partita geopolitica che è sottesa alla sua installazione. Gran parte dei Paesi Ue (Italia inclusa) non ha ancora preso una posizione definitiva sull’esclusione di provider cinesi come Huawei dalla rete, chiesta a gran voce dagli Stati Uniti con l’accusa di spionaggio per conto di Pechino.

La direzione della Commissione rimane quella segnata dalla presidente Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione: innovazione sì, ma anche autonomia strategica. Il “sovranismo digitale” si declina nella rete 5G in un monito perentorio: bisogna evitare a tutti i costi di affidare la rete a un solo fornitore. Questa la via intrapresa dall’Ue per limitare la posizione di mercato degli attori extra-europei (cioè, cinesi), insieme al “toolbox” che gli Stati membri dovranno presentare entro marzo in raccordo con l’agenzia europea per la Cyber-security (Enisa).

×

Iscriviti alla newsletter