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Intelligenza artificiale, perché l’Italia non può aspettare. L’analisi di Chiappetta e Simeone

Di Andrea Chiappetta e Antonio Simeone

Possiamo apprezzare come le leggi della robotica siano perfettamente in linea con le tematiche da affrontare; e tuttavia non risolvono da soli tanti dilemmi etici. L’analisi di Andrea Chiappetta, Autore di Italia.next e Antonio Simeone, Founder Euklid

L’Innovazione non può essere osservata da lontano come qualcosa di poco comprensibile e poco attinente alla sfera quotidiana di ciascuno di noi, al contrario i cambiamenti dirompenti che essa porta in sè devono essere vissuti da tutti e realizzati al meglio da chi ha le competenze per farlo. Va da sé che ciò è possibile solo ampliando la collaborazione tra incubatori, università e imprese, con il preciso intento di puntare a sfruttare le tecnologie esistenti ed emergenti per supportare le molteplici e quotidiane sfide di comunicazione e di business, sfide che si appoggiano sulle stesse pratiche tradizionali ma che si adattano sempre di più a canali diversi e a cicli di vita più rapidi.

Le facilitazioni e le potenzialità che la tecnologia costantemente ci offre nel quotidiano ci consentono di volgere lo sguardo altrove, di utilizzare il nostro tempo in attività a maggiore complessità o maggiormente attrattive – si pensi ad esempio ad un’attività così frequente e familiare come lo spostarsi: che sia in macchina o a piedi, facciamo sempre più affidamento ai navigatori, che, nella loro incarnazione software, sono pervasivamente diffusi – su ogni smartphone, tablet o schermo del veicolo. Al punto che il nostro senso dell’orientamento e la nostra conoscenza del territorio risultano sempre più appannati.

Se, dunque, i benefici nell’utilizzo degli ausili tecnologici ci sono ben chiari, non altrettanto palesi ne risultano rischi ed implicazioni, tanto da portarci a riflettere sulla progressiva ed inesorabile, quanto consenziente delega di potere decisionale dall’uomo alle macchine. Le implicazioni in questo campo sono molte ed estremamente delicate, e conducono, anche qui, ad impostare una riflessione sull’etica applicata ai “sistemi autonomi”, ovvero a tutti quei sistemi informatici e tecnologici che agiscono in autonomia prendendo decisioni al nostro posto.

Il famoso scienziato e scrittore russo poi naturalizzato statunitense, Isaac Asimov, è stato tra i pionieri di questo pensiero, portando già negli anni ‘40 all’attenzione del grande pubblico la tematica dell’etica applicata all’intelligenza artificiale dei robot.

Nel suo Ciclo dei Robot, feconda raccolta di racconti di fantascienza, Asimov definisce le famigerate “tre leggi della robotica”, cui se ne aggiunge una quarta a premessa (la legge Zero) – data la loro stretta attualità, può essere utile ricordarle di seguito:

0) Un robot non può recare danno all’umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l’umanità riceva danno
1) Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. Purché questo non contrasti con la Legge Zero
2) Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Legge Zero e alla Prima Legge.
3) Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Legge Zero, la Prima Legge e la Seconda Legge.

Contestualizzando tali leggi ad una delle innovazioni tecnologiche che cambierà nel breve-medio periodo il nostro modo di viaggiare – le macchine a guida autonoma – possiamo apprezzare come le leggi della robotica siano perfettamente in linea con le tematiche da affrontare; e tuttavia non risolvono da soli tanti dilemmi etici.

Per impostare al meglio il futuro, come sempre, avremo bisogno degli insegnamenti del passato; così come i padri fondatori dell’Europa posero salde radici per una realtà socio-economico-politica che garantisse prosperità e stabilità, cura immunologica al virus della guerra, è nostro compito attualizzare e consolidare principi e prospettive, in uno scenario di salvaguardia della sovranità e della diversità culturale di ogni Paese, ma in un contesto sovra-nazionale che ci accomuni sotto i principi di solidarietà ed uguaglianza della migliore tradizione europea.

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