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L’Italia spenda (bene) i soldi dell’Ue e sopravviverà (anche al lockdown). Parla Quadrio Curzio

Il presidente emerito dell’Accademia dei Lincei: inutile chiedersi se arriverà un nuovo lockdown, quello che davvero conta è impiegare al meglio i 28 miliardi del Sure e i fondi del Recovery Fund. Se lo faremo sopravviveremo a una seconda clausura. Lo scontro Stato-Regioni sulla gestione della pandemia? Colpa della riforma costituzionale del Titolo V

Questa mattina una lettera firmata da un centinaio di scienziati e indirizzata al Capo dello Stato, Sergio Mattarella e al premier Giuseppe Conte, ha sollecitato la politica a prendere misure drastiche contro il Covid-19, sulla scia delle indicazioni del presidente dell’Accademia dei Lincei, Giorgio Parisi. Ecco cosa ne pensa l’economista Alberto Quadrio Curzio che della prestigiosa istituzione è presidente emerito.

Quadrio Curzio, si torna a parlare di lockdown. Ma l’economia può reggere a una seconda clausura?

C’è una premessa da fare. I costi umani sono un’entità non quantificabile, debordano dal calcolo economico. Non si può nella maniera più totale includere la perdita di vite nel calcolo economico, è qualcosa che esula e va oltre. Detto questo, gli effetti di un nuovo, possibile, lockdown dipenderanno, nel caso dell’Italia, dalla capacità dello Stato di assorbire e far fruttare le risorse del Recovery Fund, dalla capacità di far fruttare questa valanga di risorse, in quanto tempo e in quali filiere.

Ne saremo capaci?

Faccio un esempio. Nei giorni scorsi l’Europa ha effettuato la prima emissione obbligazionaria per finanziare il Sure (il contributo comunitario per la salvaguardia dell’occupazione). Si tratta di un’emissione sociale mai vista prima in Europa. All’Italia, solo per quanto riguarda il Sure, spetteranno circa 28 miliardi. Ecco, usare al meglio queste risorse può fare la differenza specialmente in caso di secondo lockdown. Se invece tale afflusso non viene gestito al meglio, allora i danni potrebbero essere incalcolabili.

E lei vede una simile propensione al buon utilizzo dei fondi comunitari?

Me lo auguro. Ma si sa, in Italia c’è sempre un problema circa la corretta gestione delle risorse. Diciamo che non c’è scelta, vanno usati bene e basta.

In Italia, come in Europa, c’è un dibattito sulle misure da prendere per fronteggiare la pandemia. Troppo soft, troppo ambigue, troppo dure. E l’Accademia dei Lincei ha chiesto a Mattarella e Conte misure strutturali e immediate. Ma dove sta la verità?

Premetto che non ho letto l’appello. Comunque è difficile dare una risposta. Possiamo fare però una constatazione: l’Italia non è sola dinnanzi al Covid, quasi tutti i Paesi d’Europa sono alle prese con il Covid, il nostro Paese è in buona compagnia.

Mal comune mezzo gaudio. Però il nostro sistema industriale è già provato dalla prima ondata…

Questo è vero. Ma torniamo al punto di partenza. Inutile chiederci se ci sarà o meno un nuovo lockdown, né io né lei ne abbiamo le competenze. Però possiamo ragionare sul fatto che i miliardi che avremo, vanno impiegati al meglio. Questo sì che può fare la differenza. Prendiamo il Mes, con quei 37 miliardi sa quante cose avremmo potuto fare sul nostro sistema sanitario? Il punto è proprio questo, lockdown o meno, pensiamo a spendere bene i soldi che ci vengono dati. E sopravviveremo.

In Italia molte Regioni se ne sono andate in ordine sparso. E a volte si è avuta la sensazione di un certo caos. Non le sembra che in situazioni di emergenza serva una catena di comando più corta e magari centralizzata?

Tutto dipende dalla riforma del Titolo V della Costituzione (2001, ndr) che ha lasciato enormi spazi aperti nelle competenze concorrenti. Questo in passato, ma anche oggi, ha dato vita a scontri e divergenze con lo Stato centrale, proprio perché tali lacune di quella riforma non sono state colmate.

Forse allora questa è l’occasione giusta per una riforma costituzionale che intervenga su questi vuoti di competenze… 

Certo, il momento è propizio. Credo che una riforma del Titolo V dopo la pandemia si imponga. Occorre una clausola di supremazia che in situazioni come queste consenta allo Stato di avocare a se certe decisioni e prerogative. Questo serve, una riforma della Costituzione che risolva il problema degli spazi nelle competenze Stato-Regioni.

L’Europa non dimenticherà mai questa esperienza. Ma sarà un’Europa più giusta, equa e forse più umile?

L’Europa è già cambiata. Penso che già ora l’Europa abbia fatto un grande salto in avanti. Pensi solo alle emissioni di bond, alle enormi risorse messe in campo. Questo è un qualcosa di straordinario. Ma la vera rivoluzione è che oggi l’Ue è la più grande democrazia civile al mondo, non esiste al mondo una realtà da mezzo miliardo di persone così democratica, senza considerare che grazie al Sure e al Recovery Fund l’Europa è il maggiore emittente di debito sovrano federale al mondo. Le pare poco?

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