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Italia-Usa, il governo Conte alla prova Kkr. Ecco perché

Durante il Cdm dal comitato Golden power di Palazzo Chigi potrebbero arrivare prescrizioni per il fondo americano Kkr in Fibercop, la newco creata ad agosto nella partita per la rete unica. Un messaggio politico: le aziende americane sono sottoposte allo stesso scrutinio di quelle cinesi, come Huawei. A Washington DC difficilmente gradiranno

Alla fine arriverà il via libera, ma non sarà incondizionato. Questa sera durante il Consiglio dei ministri il governo dovrà decidere del futuro di Fibercop, la newco di Tim, Fastweb e Kkr Infrastructure costituita lo scorso 31 agosto cui verrà conferita la rete secondaria dell’ex monopolista. Secondo quanto risulta a Formiche.net, il comitato Golden power potrebbe stilare delle prescrizioni sull’operatività del fondo di investimento americano nella newco destinata a costruire la rete unica italiana.

I riflettori statunitensi sono puntati su Palazzo Chigi. Delle tre opzioni sul tavolo una, l’attivazione dei poteri speciali per bloccare l’operazione, è stata di fatto scongiurata a fine agosto quando il Cda di Tim ha dato il via libera all’entrata in Fibercop di Kkr Infrastructure per 1,8 miliardi con il 37,% (sulla base di una valutazione dell’intera newco di circa 7,7 miliardi di euro). Ne rimangono due. Gli interlocutori statunitensi si aspettano un sostanziale semaforo verde all’operazione.

Ma si fa strada in queste ore una soluzione di compromesso. Le prescrizioni del comitato, appunto. Che non sarebbero tali da intralciare il fondo, ma invierebbero un segnale politico del governo. Se la cinese Huawei si è vista congelare dal Golden power un contratto con Fastweb (e ha dovuto mandar giù questa primavera le severe prescrizioni del comitato per gli operatori italiani che ci fanno affari), anche il fondo americano non è esente da uno scrutinio dell’esecutivo giallorosso.

Una sorta di “equiparazione” che sarà di certo gradita a Pechino. Proprio questo giovedì (tempismo casuale?), l’ad di Huawei Italia Luigi De Vecchis lamentava “una irragionevole campagna di disinformazione che fonde e confonde geopolitica e tecnologia, realtà e fantasia”.

Difficile che a Washington DC siano dello stesso umore. Non c’è da dubitare che Kkr si adeguerà a tutte le eventuali nuove prescrizioni di Palazzo Chigi. Dal fondo d’altronde non arrivò neanche una parola di protesta quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con un intervento irrituale che fece molto discutere la politica italiana, chiese al Cda di Tim di sospendere per trenta giorni la decisione su Kkr. Un fondo, è bene ricordarlo, che non ha etichette politiche ma si muove massicciamente e come attore sistemico che risponde a una sola bandiera, quella a stelle e strisce.

Il nodo però è soprattutto politico. Come con la rete 5G, mentre una nuova amministrazione sta per insediarsi alla Casa Bianca, l’Italia ci tiene a precisare che riserva alle aziende americane e alle aziende cinesi interessate alle sue infrastrutture strategiche lo stesso trattamento. Un messaggio che rischia di rafforzare l’opinione di quanti a Washington DC ritengono che non si possano fare affari con Roma. Almeno con questo governo.

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