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Sempre peggio. La seconda ondata di Covid affonda l’economia italiana

Le misure di contenimento messe in campo per fronteggiare la seconda ondata hanno nuovamente fermato l’attività industriale, aprendo la strada a una fine d’anno col segno meno. E così il +15,9% di Pil nel terzo trimestre è solo un ricordo

Svanito nel nulla. Il rimbalzo del Pil del terzo trimestre (+15,9%, reazione al disastroso -13% del secondo trimestre, quello del primo lockdown) è evaporato. Colpa, dice Confindustria, di una produzione industriale cui le misure di contenimento sulla scia della seconda ondata hanno messo, di nuovo la camicia di forza. Risultato, dal pirotecnico quasi +16% a fine anno si tornerà al segno meno.

“La produzione industriale italiana”, scrive il Centro studi di Viale dell’Astronomia, “dopo il recupero rilevato in ottobre (+1,2%), torna a diminuire in novembre (-2,3%), a causa della contrazione della domanda conseguente alle misure di contenimento introdotte in Italia e nei principali partner commerciali. Le prospettive per il quarto trimestre sono negative, come mostra l’andamento della fiducia tra gli imprenditori manifatturieri e tra le famiglie, in netto peggioramento specialmente nelle componenti relative alla situazione corrente e alle attese sul contesto economico nei prossimi mesi”.

Più nel dettaglio, Confindustria rileva una diminuzione della produzione industriale del 2,3% in novembre su ottobre, quando è avanzata dell’1,2% su settembre. Al netto del diverso numero di giorni lavorativi, l’attività risulta in calo in entrambi i mesi della rilevazione: -5,8% in novembre e -2,0% in ottobre. Gli ordini in volume diminuiscono in novembre del 3,3% sul mese precedente (-4,8% sui dodici mesi) e in ottobre dell’1,3% su settembre (-1,4% annuo).

Ed ecco il conto della contrazione della contrazione dell’attività industriale. “Alla luce di ciò, per il quarto trimestre c’è da attendersi un contributo negativo dell’industria alla variazione congiunturale del PIL, che è atteso diminuire rispetto al terzo soprattutto per il calo nei servizi, la cui attività è stata fortemente compromessa dalle misure introdotte nelle ultime settimane per contrastare la crescita dei contagi da Covid-19.

A dire la verità c’è di mezzo anche l’umore degli imprenditori, che influenza non poco la propensione agli investimenti. ” Si è infatti rilevato un netto ridimensionamento delle attese degli imprenditori manifatturieri su ordini, produzione e, soprattutto, sulle prospettive dell’economia italiana”, scrive Confindustria.

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