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Per governare domani, appoggia Draghi oggi. I consigli di Quagliariello al centrodestra

Il senatore di Idea-Cambiamo: “Se mancherà la fiducia al governo Draghi, rischieremo di avere un esecutivo Conte, con Draghi al posto di Conte, per esclusiva responsabilità delle forze di centrodestra”

C’è un asse ideale ed elettorale tra Bettini e Meloni. Sono gli unici a chiedere direttamente le urne: il primo senza avere un ruolo ufficiale tra i dem e nell’occhio delle critiche per la postura del Pd schiacciatissimo su Conte, più che sulla ditta; la seconda puntando a inglobare i consensi leghisti se il Carroccio seguirà la linea Giorgetti.

“Nel giro di 48 ore si rischia di avere un governo Conte, con Draghi al posto di Conte, per esclusiva responsabilità delle forze di centrodestra”, confida a Formiche.net il senatore Gaetano Quagliariello (Idea-Cambiamo) che richiama vistosamente la coalizione che va dai liberali ai sovranisti. Se non vorranno essere opposizione permanente, è la sua tesi, dovranno votare la fiducia, come consiglia loro Berlusconi.

Un Conte ter è definitivamente archiviato?

La politica, soprattutto in tempi come questi, riserva sempre sorprese. Però se stiamo con i piedi sulla terra risponderei di sì alla domanda. Il Presidente della Repubblica, dopo le consultazioni, ha fondamentalmente dato tempo al Conte ter per ritrovarsi: in quel caso ha addirittura sterilizzato un campo della politica italiana, perché l’esploratore, anche da un punto di vista simbolico, ha riservato le sue attenzioni soltanto alla vecchia maggioranza. Nel momento in cui ha decretato di non avercela fatta, è nata la decisione di Mattarella di chiamare Draghi. Per cui, se vale ancora un minimo di razionalità, il Conte ter è archiviato.

Bettini e Meloni, da due diverse sponde, sono gli unici che chiedono convintamente il voto: perché temono il governo Draghi?

Penso che si tratti di due preoccupazioni differenti. Meloni guarda soprattutto alla coerenza di un percorso e nutre dei pregiudizi di carattere ideologico nei confronti di Draghi, dal mio punto di vista ingiustificati. Bettini ha un altro timore: che si possa rompere l’alleanza tra Pd e M5S che, in vigenza dell’attuale legge elettorale, sarebbe l’unica in grado di contrastare all’interno dei collegi il centrodestra.

Le eventuali (e al momento poco probabili) urne però arriverebbero dopo la chiamata della personalità più autorevole che l’Italia ha a disposizione: sarebbe un autogol continuare a invocare le urne?

Il senso comune delle preoccupazioni dei cittadini oggi è prossimo al senso del ragionamento fatto dal Capo dello Stato, quando ha annunciato l’incarico a Draghi. Devo dire che le trovo assolutamente fondate. L’opinione pubblica, inoltre, penso che oggi abbia dei timori che non sono compatibili con una campagna elettorale in tempi brevi.

Quindi giusto non votare?

La democrazia ai tempi della pandemia non è la democrazia normale, ma è pur sempre una democrazia. Alla fine le urne non possono essere considerate un fatto patologico, ma evidentemente bisogna fare delle cose per evitarle in questo momento, mentre in un tempo normale non si sarebbero fatte.

Oggi Berlusconi e Di Maio sostengono più o meno la stessa tesi, circa l’esigenza di sostenere Draghi. Un indirizzo rivolto ad entrambi gli schieramenti?

Sì. Vedo con favore l’intervento di Berlusconi, perché il governo Draghi è nato su un messaggio di salvezza nazionale, lo stesso che abbiamo sostenuto noi sin dall’inizio dell’emergenza Covid. Quando è nato, il centrodestra avrebbe dovuto considerarlo una sorta di divina sorpresa, perché archiviava in un colpo solo un’esperienza di centrosinistra facendo al contempo venir meno anche alcuni ministri che proprio non rispondevano alle nostre sensibilità. La sera della chiamata di Draghi questa è stata l’impressione: ovvero un governo di centrodestra allargato a Renzi. Per cui le parole di Berlusconi vanno nella direzione giusta: in caso contrario nel giro di 48 ore si rischia di avere un governo Conte, con Draghi al posto di Conte, per esclusiva responsabilità delle forze di centrodestra.

Il centrodestra avrebbe dovuto rispondere subito “presente”?

Avrebbero dovuto dirsi subito disponibili all’appello del Presidente della Repubblica. E un momento dopo confrontarsi con Draghi su idee, tempi e programmi.

Da più parti si è levata la tesi che il centrodestra unito dovrebbe appoggiare Draghi proprio per farsi responsabilmente forza di governo, in vista di un probabile successo elettorale: ma alcuni temono l’effetto 2011. Che ne pensa?

Monti non è Draghi e le cose da fare oggi non sono quelle di dieci anni fa. Spero che i leader della coalizione abbiano la capacità di capire che solo questo è il modo con cui ci si può autorevolmente candidare a gestire il governo prossimo venturo: quello che verrà appena dopo le urne, quando saranno possibili.

Se non capiranno?

Rischieranno di gestire un’opposizione permanente.

twitter@FDepalo

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