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Quattro motivi per cui il decreto Sostegni può funzionare. Parla Baldassarri

L’economista ed ex viceministro in vista dell’approvazione del pacchetto di misure per imprese e famiglie: questo provvedimento non ha nulla a che vedere con quelli di Conte. Garantisce ristori a tutte le imprese in tempi brevi, per giunta tarando gli indennizzi su un anno di perdite. E stana chi evade le tasse. La proposta di Le Maire? Ovvia, il Patto di Stabilità va riscritto dalla A alla Z

Decreto Sostegno, ci siamo. Tra poche ore l’atteso provvedimento a firma Mario Draghi, con le prime misure d’emergenza da quando l’ex presidente della Bce è a Palazzo Chigi, verrà esaminato dal Consiglio dei ministri. L’asse portante sono sempre loro, i ristori. L’indennizzo a fondo perduto del costo complessivo di 11 miliardi verrà infatti tarato sulla media della perdita mensile accumulata tra il 2019 e il 2020, risarcendo dal 60% al 20% per fasce fino a 10 milioni di fatturato.

Previsto poi uno stanziamento di oltre 4 miliardi per il piano vaccini, tra cui anche 700 milioni per l’acquisto di nuovi vaccini, 400 milioni per il trasporto e la logistica, 200 milioni per la produzione di vaccini in Italia, 1 miliardo per la struttura commissariale e 50 milioni per ospedali Covid. E ancora, la rimodulazione della notifica delle cartelle esattoriali da spalmare su due anni: costo dell’operazione 1,3 miliardi. Un buon programma, dice a Formiche.net, Mario Baldassarri, economista ed ex viceministro dell’Economia nel governo Berlusconi (2001-2006). E un salto di qualità rispetto a una stagione di provvedimenti, quella del governo Conte, non all’altezza della situazione.

Baldassarri, il decreto Sostegno sta per vedere la luce. Impressioni?

Buone. Aiutare le imprese, quasi tutte, oggi è un viatico per la crescita. Perché la domanda è, quale crescita potremmo mai avere se facciamo morire 200-300 mila imprese? Questa è la premessa. Ma poi, per capire e comprendere il salto di qualità che rappresenta questo provvedimento, bisogna analizzare che cosa ha fatto il governo precedente.

Ho l’impressione che non sarà tenero. Prego…

C’è stata una colossale presa in giro. E questo ci aiuta a capire i passi avanti che sono stati fatti. I provvedimenti a base di ristori del governo Conte sono serviti a poco o nulla per quattro motivi, essenzialmente. Primo, i ristori furono tarati sul fatturato di aprile 2020 confrontato su quello di aprile 2019. Questa è la prima presa in giro perché il fatturato delle imprese perduto va calcolato per tutto il 2020 sul 2019. Secondo, spettava al titolare dell’impresa fare la domanda di ristoro, autocertificando la perdita subita. Terzo, si applicava il codice Ateco e quarto i ristori sono arrivati dopo sei mesi. Tutto molto farraginoso, un grande errore. Tanto che ad oggi ci sono importanti fondi non spesi perché in attesa di decreti di attuazione.

Allora il decreto Sostegno rappresenta un grande salto di qualità rispetto al passato…

Può dirlo forte. Siamo dinnanzi a una grande e profonda discontinuità. A cominciare dal fatto che l’intero decreto poggia sull’Agenzia delle Entrate. La quale può ottenere nel giro di 24 ore i dati di fatturato di tutte le imprese italiane. Altro che autocertificazione, si andrà molto più velocemente. E poi in questo modo, chi faceva il nero si arrangia perché il fatturato l’Agenzia lo calcola con la fatturazione elettronica e dunque non si scappa.

I punti di discontinuità con Conte sono finiti qui, Baldassarri?

Certo che no. Il decreto in arrivo, prenderà in esame il fatturato perso in tutto il 2020, rispetto all’intero 2019. E poi finalmente non si farà più riferimento ai codici Ateco. C’è un quarto elemento: la tempistica, perché così organizzato il decreto potrebbe garantire ristori entro due settimane, altro che sei mesi. Qui si pone la trasparenza della scelta politica nel decidere la percentuale di ristoro: se le imprese hanno perso 100 miliardi di fatturato il 10% significano 10 miliardi, il 20% 20 miliardi. Le risorse sono quindi limitate ma Draghi ha già detto che sarà necessario un altro scostamento di bilancio.

I ristori salveranno le imprese. Ma come la mettiamo con la mina dei licenziamenti? Il governo ha confermato lo stop al blocco fino a giugno, ma solo per chi dispone di ammortizzatori sociali. Per gli altri se ne parlerà a ottobre. Lei che dice?

La proroga a ottobre può avere senso, ma solo se nel contempo si vara una profonda e organica riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro. Perché allungare la moratoria va bene, ma serve un meccanismo nuovo di ammortizzatori che, usando una metafora, quando l’iceberg si scongelerà consentirà di avere i tubi con cui incanalare l’acqua, cioè le persone, per portarle verso nuova occupazione. Se si fa questo, allora la proroga ha senso, altrimenti è solo un cane che si morde la coda.

Chiudiamo sull’Europa. Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, ha proposto la riscrittura del Patto di Stabilità. Condivide?

Non scherziamo per favore. Certo che occorre riscrivere un nuovo Patto di Stabilità. I parametri del vecchio Patto erano assurdi e oggi non hanno più senso alcuno. Riscriverlo mi pare ovvio. Bisogna togliere gli investimenti dal calcolo del deficit e dare un premio a quegli Stati che chiudono il bilancio con un avanzo corrente, che consente il finanziamento di nuovi progetti e di maggiori investimenti.

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