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Dal gas all’idrogeno, vi spiego la rivoluzione di Tap nel Mediterraneo

Intervista a Davide Sempio, head of external Affairs Italia, a margine di Energy Strategies: “È un risultato di cui siamo tutti orgogliosi, che ha premiato non solo il nostro duro lavoro ma anche la cooperazione tecnica e istituzionale che, al netto delle polemiche passate, anche il governo italiano ha sempre saputo garantire. Obiettivo centrato nel rispetto i tempi e costi”

Oggi il gas, domani l’idrogeno. Il gasdotto Tap sta contribuendo alla rivoluzione energetica nel Mediterraneo, con Italia ed Europa che hanno così la possibilità di diversificare il proprio approvvigionamento energetico.

Lo dice a Formiche.net, a margine dell’evento “Energy Strategies” organizzato dalla Nato Defense College Foundation, Davide Sempio, head of external affairs Italia (Tap), secondo cui le infrastrutture energetiche esistenti nell’area si stanno evolvendo da una produzione puramente fossile verso più rinnovabili. Ciò implica una serie di sfide legate alla diversificazione della produzione e a condizioni di maggiore sicurezza, con la grande sfida dell’idrogeno che l’Italia è già pronta a raccogliere.

Dall’avvio del gasdotto, si è appena raggiunto il primo miliardo di metri cubi (bcm) di gas naturale dall’Azerbaigian entrato in Europa attraverso Tap. In linea con le aspettative?

Dal 31 dicembre in avanti direi di si. Quando il gas inizia transitare per raggiungere i mercati di destinazione, c’è una fase iniziale di ramp up in cui i volumi non corrispondono all’intera capacità, per ragioni fisiologiche, ma si tratta comunque di buoni ritmi. Quella cifra del primo miliardo è comunque importante, oltre che simbolica, vuol dire riscaldare per un anno oltre 1,3 milioni di famiglie.

Guardando indietro a quattro anni fa?

Sicuramente è un risultato di cui siamo tutti orgogliosi, che ha premiato non solo il lavoro delle donne e degli uomini di Tap ma anche la cooperazione tecnica e istituzionale che, al netto delle polemiche passate, anche il governo italiano ha sempre saputo garantire. Un passaggio spesso poco sottolineato, ma che ci fa piacere rimarcare. Tap ha dovuto far fronte a molteplici sfide: se non vi fosse stato un dialogo proficuo con le istituzioni, condito da una serie di migliorìe tecniche proposte anche da Tap, il progetto non sarebbe nato. Certo, quattro anni fa all’alba delle prime proteste, soprattutto in Italia si è resa necessaria una sterzata.

Come si è concretizzata?

Abbiamo analizzato la problematica sotto l’aspetto tecnico, sociale, istituzionale: così siamo riusciti a centrare questo obiettivo nel rispetto dei tempi e dei costi. Un bell’esempio di cooperazione che ci dimostra come, anche in Italia, si possano realizzare per bene cose di un certo rilievo, a differenza di ciò che a volte si pensa. Se il progetto è sano e strategico allora è possibile: questo il messaggio finale.

Le grandi infrastrutture sostengono i Paesi nel dare forza e sviluppo all’economia. Quale il ruolo di Tap nel supportare il processo di decarbonizzazione in atto?

Il gas sarà un elemento fondamentale per lo meno nel medio termine, per sostenere la transizione verso un’economia a zero emissioni: su questo concordano tutti, per un grande motivo. Il gas continua ad essere tra i fossili quello più sostenibile, non nella sola accezione ambientale o climatica, ma perché è sempre disponibile a differenza delle rinnovabili che per loro natura, al netto dell’importante fetta di mercato che stanno guadagnando e del ruolo fondamentale per garantire un ambiente più pulito, non hanno la medesima disponibilità. Se non tira vento o non c’è il sole come si fa? Il gas invece sappiamo che ancora per diversi anni si manterrà come sostegno fondamentale delle economie europee, erodendo sempre maggiori quote al petrolio e soprattutto al carbone. Ma il tema su cui già ci stiamo interrogando è come allungare la vita delle attuali infrastrutture nell’ottica più ampia della transizione energetica. Anche grazie alla visione pionieristica avuta da player come Snam, possiamo anzi dobbiamo guardare ben oltre all’orizzonte dell’oggi. Le aziende devono avere chiaro in mente che la loro stessa ragion d’essere non sarà più solo quella di portare gas, ma che vi sarà la possibilità di adeguare le reti e le infrastrutture anche per trasportare ad esempio idrogeno, almeno in miscela. Per fare questo occorreranno accorgimenti tecnici che si accompagnino ad un contesto regolatorio adeguato, affinché si possa procedere in questo senso.

Sul punto siete co-firmatari con altri 100 soggetti di una lettera aperta alla commissione Ue…

In quella missiva si sottolinea quanto sia importante, a livello di filiera, cercare di sfruttare le reti gas già esistenti per accomodare in un prossimo futuro la presenza dell’idrogeno. Il vantaggio risiede nel fatto di non dover mettere giù tubi nuovi, visto che un’infrastruttura è già disponibile, con l’Italia a recitare un ruolo primario visto che ha più di 33mila chilometri di gasdotti. Lo scorso anno Snam ha iniziato a far passare una miscela di idrogeno e gas in un progetto pilota che costituisce un importante punto di partenza. Per cui in prospettiva il settore è al lavoro per capire come adeguare la nostre reti al trasporto misto gas e idrogeno: una mossa che, nell’insieme, può far abbattere nell’immediato i costi per nuovi investimenti.

Cyber security e diversificazione: la sicurezza dell’approvvigionamento energetico va oltre la tradizionale stabilità dei Paesi produttori di energia. Come potrà la sicurezza cooperativa essere un valore aggiunto per affrontare le minacce vecchie e nuove alle infrastrutture energetiche tradizionali e avanzate, compresi gli attacchi informatici?

Lo considero un punto chiave, su cui bisogna lavorare anche su un aspetto di sensibilità e da normare adeguatamente. L’Italia e l’Europa sono in una posizione di soggezione rispetto al consumo di energia, circa il 90% del gas che consuma il nostro Paese viene dall’estero. L’Italia è messa benissimo circa la possibile diversificazione, visto che è uno dei Paesi più interconnessi d’Europa. Il caso ucraino insegna che, in caso di problemi tecnici, è indispensabile garantirsi delle alternative per essere autosufficienti: in questo Tap aiuta moltissimo perché aggiunge una nuova fonte ed anche una nuova rotta. Il Corridoio Sud infatti si rivela essere strategico, perché rispetto agli attuali fornitori come Russia, Algeria e Libia assicura ulteriori forniture costanti sul lungo periodo. Per cui cybersecurity e diversificazione sono due elementi che procedono assieme e che sono fondamentali per un sistema sempre più interconnesso.

twitter@FDepalo

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