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Perché Maduro fa marcia indietro sul vaccino AstraZeneca

A poche ore dell’annuncio dell’intesa tra il regime venezuelano e il governo ad interim di Juan Guaidó, Nicolás Maduro ha fatto marcia indietro, sostenendo che non permetterà l’arrivo nel Paese sudamericano di un farmaco che sta causando una strage nel mondo. Guarda ora in direzione di Cuba…

È durato davvero poco l’accordo a favore della campagna di vaccinazione in Venezuela. A poche ore dell’annuncio dell’intesa tra il regime venezuelano e il governo ad interim di Juan Guaidó (qui l’articolo di Formiche.net), Nicolás Maduro ha fatto marcia indietro, sostenendo che non permetterà l’arrivo nel Paese sudamericano di un farmaco che sta causando una strage nel mondo. Il riferimento, senza nominarlo, è al vaccino AstraZeneca.

Maduro ha dichiarato che il Venezuela ha il suo piano sull’approvvigionamento di vaccini contro il virus e non accetterà prodotti responsabili di “disastri nel mondo”. L’affermazione arriva dopo che l’Organizzazione panamericana della salute ha parlato dell’invio di dosi di AstraZeneca nell’ambito del programma Covax.

“Il Venezuela ha autorizzato un insieme di vaccini che sono quelli che possono entrare – ha sottolineato Maduro in diretta tv -. Solo vaccini approvati e sicuri per il nostro popolo. Nessun vaccino che sta causando disastri nel mondo sarà ben accolto, e non darò nomi”.

Dietro al rifiuto di Maduro del vaccino AstraZenca ci sarebbero interessi che non riguardano la sicurezza sanitaria, come ha denunciato l’ex ministro per la Sanità venezuelano José Luis Oletta a Abc. Sebbene il regime avesse approvato l’uso del vaccino russo Sputnik V e del cinese CoronaVac, ora la porta sembra aperta solo alle formule cubane Soberana II e Abdala, ancora in fase 3 dello studio clinico. “La sperimentazione dei due vaccini cubani, Soberana II e Abdala, in Venezuela inizia ad aprile, con l’idea che a luglio faremo già vaccinazioni di massa con Abdala”, ha spiegato Maduro.

Tuttavia, il Centro nazionale di Bioetica del Venezuela (Cenabi) ha avvertito sui rischi della sperimentazione, denunciando che l’infrastruttura tecnologica di Cuba è “attualmente obsoleta”.

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